facebook
^Torna sù

  • 1 www.iacopi.org
    IACOPI o JACOPI: una serie di antiche famiglie originarie della TOSCANA
  • 2 Iacopi - Jacopi
    Un cognome molto raro con (alle spalle) una storia importante !
  • 3 RICERCHE E STUDI
    Alla ricerca delle origini e della storia degli IACOPI. Sito interamente creato grazie alla ricerca e agli studi.
  • 4 AIUTI GRADITI
    Essendo ricerche storiche molto complesse è possibile vi sia qualche errore. Nel caso riscontriate delle imprecisioni vi prego di comunicarlo a maxtrimurti@gmail.com
  • 5 Benvenuto
    Buona navigazione.

IACOPI DISCENDENZE E STORIA

Una vita di ricerche per conoscere chi sono.

  

La Data ed il Tempo

La Data ed il Tempo

(Stampato su “SUBASIO” n. 4/14 del dicembre 2006, Bollettino trimestrale dell’Accademia Properziana del Subasio di Assisi)

 

Nel medioevo l’uomo non è padrone del suo tempo. Lo scorrere del giorno, delle stagioni, é scandito dal tempo dei religiosi, dalle ricorrenze, dalle feste o da qualche avvenimento speciale.

I ritmi dell’esistenza

L’uomo medievale, con qualche rara eccezione, non è padrone dei ritmi della sua esistenza. Egli assiste al passare dei giorni e degli anni senza poter veramente posizionarsi, né datare i grandi avvenimenti che lo concernono. La sua memoria fisserà il trascorrere della sua vita e gli eventi che lo concernono in relazione alle feste e soprattutto in rapporto alle cerimonie religiose più vicine nel tempo. Questa imprecisione si trova anche nelle cronache del tempo, dove le notazioni, spesso sono del tenore: “all’epoca del Re Luigi o dell’imperatore Federico” o “allorché i giorni diventarono più lunghi”, sono fra le più comuni.

In una maniera generale l’uomo sembra più preoccuparsi del tempo che fa che del tempo che passa: in genere è incapace di fare previsioni in maniera funzionale e, se parte in pellegrinaggio, egli non è in condizione di dire in che periodo rientrerà né, spesso, cosa farà una volta rientrato.

Solo due classi sociali si distinguono dalle altre per quanto concerne il tempo specifico che occorre per l’esercizio delle loro funzioni: gli uomini della chiesa per gli offici e le feste ed i mercanti, per la loro preoccupazione della misura del tempo e per il suo impiego in relazione alle loro necessità.

Il tempo corto: la giornata

I nomi dati ai giorni sono identici ai nostri. Per comprendere il ritmo medievale, occorre ricordarsi che la giornata di attività è regolata dal sole e sarà pertanto più lunga in estate che in inverno. Inoltre va anche ricordato che l’ora solare comporta uno scarto rispetto alla nostra, variabile di un’ora a dicembre e di circa due ore in giugno.

Per designare i momenti della giornata, l’uomo medievale è portato piuttosto ad utilizzare i nomi degli offici religiosi, ad eccezione dei termini di mezzogiorno e mezzanotte e di seguito viene riportata una tabella di corrispondenza delle ore solari con il suono delle campane, che consentiva all’uomo medievale di situarsi cronologicamente. Mattutino = Mezzanotte; le laudi = ore 3; la prima = ore 6; la terza = ore 9; la sesta = mezzogiorno; la nona = ore 15; i vespri = ore 18; la compieta = ore 21.

I ritmi di vita sono differenti a seconda delle classi sociali, anche se quello di Gaston Phebus, Conte di Foix e Visconte di Bearn (da cui la salsa bearnese), “che si alzava all’ora nona e pranzava a mezzanotte” - riferito dal Jean Froissart nel suo terzo volume - non appare molto rappresentativo della maggioranza della popolazione e soprattutto delle differenze esistenti. Se prendiamo il caso di un piccolo artigiano o di un operaio agricolo, il loro orario varia a seconda della stagione. Il nostro personaggio si alza presto al mattino, poco prima del levar del sole (dopo le tre in estate ad alle sei in inverno), dopo una frugale colazione si porta al lavoro, prendendo qualcosa intorno all’ora terza. Di norma il pranzo è più abbondante ed ha luogo fra l’ora sesta e la nona, più spesso verso le 13.00. L’evento è in genere seguito da una breve periodo di relax, consacrato ai giochi o ad una passeggiata o alla lettura oppure a qualche lavoretto presso di sé. Nel luglio 1383 nella città di Sens gli operai lasciano il lavoro e partono fra mezzogiorno e l’ora nona e vanno a lavorare nelle loro vigne o si dedicano ad altre occupazioni (Le Goff: Per un altro medioevo). Ma agli occhi dei datori di lavoro questa pausa appare in genere troppo lunga e per questo il lavoro riprende al più tardi verso la metà del pomeriggio e si conclude al tramonto. La cena ha luogo fra il vespro e la compieta in inverno e verso le 17.00 in inverno. In genere è più lungo degli altri pasti e può essere seguito da una veglia, non troppo lunga per economizzare sull’illuminazione. Si parla in questo caso di lampade a sego o ad olio, di qualche candela di sego e raramente delle molto più costose candele di cera.

La giornata era poi sottilmente differente da una persona all’altra. Ad esempio il borghese, autore del Mesnagier di Parigi ce ne offre la sua visione, operando una distinzione fra la sua visione e quella della chiesa: “così come fra di noi gente rurale diciamo il giorno dopo l’alba fino alla notte o dal sorgere del sole al tramonto, i chierici, che pregano, più sottilmente dicono che questo è il giorno artificiale; invece il giorno naturale, che ha sempre 24 ore, comincia a mezzanotte e finisce alla mezzanotte seguente”.

Il tempo lungo: l’anno

Il calendario liturgico marca il ciclo di un anno, il cui inizio può variare a seconda delle regioni. Può essere il Natale, oppure come in Fiandra la Pasqua. L’anno è comunque marcato da tempi forti come l’Avvento o la Quaresima o da feste, Natale, Pasqua, Ascensione. La Pentecoste o Ognissanti. Queste feste e le feste dei santi patroni sono per l’uomo medievale altrettanti punti di riferimento, come ad esempio la festa si S. Michele, posta di norma alla fine di settembre. Ma succede che, a seconda dei luoghi, lo stesso santo viene festeggiato in data diverse dell’anno. Le stagioni sono marcate da grandi feste “sacramentate” dalla Chiesa, queste sono le date delle feste pagane, romane o celtiche che sono state recuperate per il culto. Fra queste troviamo ancora oggi la festa di S. Martino in inverno, il tempo pasquale in primavera, la festa di S. Giovanni all’inizio dell’estate, la festa di ferragosto a metà agosto, ecc.

Per quanto riguarda i mesi essi si succedono al ritmo di eventi legati più spesso all’attività agricola. Numerose illustrazioni del lavoro dei campi sono rappresentate nei calendari liturgici, proprio perché il lavoro contribuisce a riscattare il peccato originale.

Il mese di gennaio è il mese della festa e della tavola; é il mese di Giano, dio romano delle porte, raffigurato a due volti, una faccia rivolta all’anno che è finito e l’altra verso il nuovo. Ma il mese di gennaio é anche il tempo del riposo, l’uomo ingrassa mentre il campo si contrae (per il freddo). Febbraio segna ancora il riposo, il più spesso al riparo dal freddo.

Marzo è la ripresa dei lavori agricoli ed anche il tempo del taglio della vigna con la roncola e con uno speciale utensile, simile ad una piccola ascia che serve a tagliare le parti morte del tralcio.

Aprile, il più bel mese dell’anno, segna il rinnovamento. In certe regioni viene eletto il principe della gioventù ed è anche il tempo della messa a pastura delle greggi.

Maggio è invece il mese del cavaliere, del signore che, nel 12° o 13° secolo, parte alla caccia con il falcone o per la guerra o per una semplice razzia. E’ la stagione propizia alle scene galanti. E’ anche il periodo della raccolta di foraggio necessario per l’alimentazione delle bestie e che consente anche il rifornimento durante le campagne militari.

Giugno è il mese delle fienagioni, Luglio della mietitura con la falce, dentata o meno. Agosto è il mese della trebbiatura del grano: con i cavalli nel nord, con i flagelli (bastoni snodati) nel sud

Settembre e ottobre sono marcati dalla vendemmia che si spera abbondante, oltre che per la follatura e la semina.

Novembre è il tempo per fare le provviste di legna, per lavorare il gambo della canapa per la fabbricazione dei vestiti e per portare i porci nei boschi, in genere nel periodo fra S. Remigio e S. Andrea (dal 1° ottobre al 30 novembre)

Dicembre è il mese in cui si macella il maiale, attività che annuncia la pausa invernale e le feste di gennaio.

Per molti del medioevo gli anni si seguono e si assomigliano, ma può succedere che dei grandi eventi, come un importante matrimonio, possano divenire elementi di riferimento. Ma questi riferimenti, frequenti in molti cronisti, sono inevitabilmente destinati a cadere nell’oblio nel giro di venti venticinque d’anni, il passaggio di una generazione.

I mezzi per orientarsi nel tempo.

Le percezione che l’uomo ha del passare del tempo è ben lungi dall’essere uguale per tutti e varia a seconda della persona e dell’attività che svolge. Questo è il motivo per il quale vengono organizzati differenti sistemi per misurare le ore che scorrono.

Il primo metodo per la misura del tempo risulta certamente dall’osservazione dell’ombra di un bastone, che verrà chiamato gnomone, su una superficie piana. Si tratta delle prima rudimentale forma di quadrante solare. Questo ha bisogno del bel tempo ed è, peraltro, poco affidabile per la diversa durata delle ore nelle diverse stagioni e perché è utilizzabile solo di giorno.

Ecco che durante le notti oscure viene utilizzata un’altra tecnica: prendiamo la stella polare come riferimento fisso e prendiamo una seconda stella significativa, come ad esempio, una delle stelle dell’Orsa Maggiore. Basta a quel punto tracciare una retta che collega le due stelle per simbolizzare una lancetta dell’orologio, che nel corso della notte descriverà un arco di cerchio, proporzionale al tempo trascorso. Ecco quindi un altro strumento di misura il Notturlabio. Strumento sicuramente antico di cui si conservano esemplari anteriori al 15° secolo.

Altro strumento di misura temporale, l’orologio idraulico che sarebbe di origine egiziana e che daterebbe del 1400 avanti Cristo. Esso può operare anche a profumo, tanto da costituire un oggetto prezioso che peraltro necessitava di una messa a punto minuziosa. Lo stesso imperatore Carlo Magno si glorificava di possederne uno, proveniente dalla Persia e se ne ricorda un altro nel 757 quando Papa Paolo 1° ne offre uno a Pipino il Breve.

Anche se può sembrare più antica la clessidra non appare, in modo certo, che a partire dal 14° secolo e peraltro consente di misurare un tempo relativamente breve. Anche il tempo impiegato per consumarsi da una candela può essere un indicatore temporale. A tal fine esse vengono calibrate durante la loro fabbricazione, in modo che ne possano utiizzare tre per un’intera notte.

Altri strumenti come il quadrante a cursore o ancora l’astrolabio sono stati utilizzati per la misura del tempo, ma si può anche calcolare il trascorrere del tempo sulla base del numero di pagine lette o dal numero di preghiere recitate, ecc. Ma a questo punto conviene porre l’attenzione su due elementi in particolare: l’orologio ed il calendario.

L’orologio

Le prime tracce dell’orologio appaiono verso la fine del 13° secolo, dove viene menzionato nel 1272 in un commentario di Roberto Anglicus sul “Trattato della Sfera” di Sacrobosco (artifes orologiarum), che conduceva ricerche su questa tecnica. La novità si sviluppa rapidamente e in un documento di contabilità di guerra del 1380 si trova fra gli stipendiati un certo tedesco o fiammingo Pieter “orlogemakere” al servizio del Signore di Gruuthuse. Di solito l’orologiaio esercita anche altre attività complementari quali l’orafo. L’orologeria comprende tre livelli di pratica: l’ordinaria, l’astronomica e la planetaria, ma ci riferiremo solamente alla prima.

Il principio dell’orologio è semplice. Esso è costituito da un sistema di pesi e contrappesi azionato attraverso l’uso di una corda avvolta su un asse e da un complesso di ingranaggi destinati a far girare la lancetta. Fra i due si intercala una ruota dentata, che un regolatore - il bilanciere - blocca in maniera alternativa in modo da controllare la caduta dei pesi. E’ il principio del rilascio, una ruota dentata che distribuisce l’energia necessaria al mantenimento delle oscillazioni del bilanciere. Sembrerebbe che all’origine si sia trattato di un quadrante graduato in ore che ruotava intorno ad un asse fisso. Poi rapidamente si passa alla lancetta che si muove davanti al quadrante fisso nel modo che oggi conosciamo.

All’inizio il quadrante aveva una graduazione di 24 ore e progressivamente, durante il 14° e 15° secolo, esso passa dalle 24 alle attuali 12 ore. Relativamente preciso, trattandosi di meccanismi medievali, si poteva arrivare a rilevare persino un errore di circa mezz’ora al giorno.

All’inizio con una sola lancetta - perché la lancetta dei minuti verrà introdotta nel 16° secolo - gli orologi vengono di norma rimessi all’ora a mezzogiorno, almeno per gli orologi urbani e questo con l’aiuto di un quadrante solare, che troviamo normalmente abbinato negli orologi antichi.

A partire dal 1330 gli orologi vedranno aggiungersi dei meccanismi in grado di rappresentare i movimenti dei corpi celesti. Nel corso del 15° secolo, su alcuni orologi, i pesi verranno rimpiazzati con una molla. Questo evento rende possibile la miniaturizzazione ed in tal modo l’orologiaio Peter Heilen nel 1511 inventa il primo orologio da polso.

Nell’ambito del tessuto urbano gli orologi appaiono come dei gioielli della comunità e contribuiscono al prestigio della città. Nascono numerosi sulle torri campanarie pubbliche nel corso del 14° secolo e gli esempi sono notevoli. Nel 1355 nell’Artois nel Nord della Francia il Governatore di una cittadina autorizza i mercanti a costruire una torre, le cui campane suoneranno le ore delle transazioni commerciali e le ore del lavoro degli operai tessili. L’orologio diventa così un mezzo di dominazione economica, sociale e politica (Le Goff) e soprattutto consente agli artigiani di calcolare con precisione il tempo di lavoro e di pagare adeguatamente gli operai. Comincia infatti una nuova era

Il Calendario

E’ il computo monastico che è all’origine del calendario, la cui preoccupazione principale era quella di determinare la data della Pasqua, festa mobile necessaria per l’organizzazione del culto.

Il nostro calendario attuale è quello gregoriano, effettivo dal 16° secolo. Nel periodo precedente si utilizzava il calendario giuliano, stabilito appunto da Giulio Cesare. Quest’ultimo presentava peraltro un errore, che nel 1582 aveva accumulato bel 11 giorni di scarto. Furono a quel punto cancellati 11 giorni ed un leggero rimaneggiamento che permetterà di evitare nel tempo questo errore.

In tal modo il nuovo calendario gregoriano fissa l’equinozio di primavera intorno al 21 marzo. Se fosse rimasto in servizio il calendario giuliano, la festa di Pasqua avrebbe finito per essere celebrata in estate. Nel calcolare una data medievale, nella misura in cui essa si pone avanti al 1580, occorre tenere conto di questo scarto di giorni predetto e per di più l’inizio dell’anno non cade sempre alla stessa data a seconda delle regioni.

Negli scritti le datazioni ed il riferimento nel calendario possono essere stabiliti in rapporto alla nascita di Gesù Cristo, ma questo metodo di datazione non risulta di uso abituale e diventa generalizzato solo a partire dal 14° secolo. Può essere presa a riferimento anche l’accessione al trono di un principe del luogo oppure di un re, che consente di datare il fatto nell’anno X del suo regno.

A livello dei mesi, oltre al riferimento ai santi, l’uomo medievale si orienta su tre periodi ereditati dall’antichità: le calende, le none e le idi. Il 1° del mese corrisponde alle calende, dal 2 al 5, si posizionano le none, poi vengono le idi fino al 13° giorno. Il giorno delle none e delle idi sarà poi modificato rispettivamente fino al 7 ed al 15° giorno per i mesi di marzo, maggio, luglio ed ottobre. In tal modo il 16 novembre si dirà il 15° giorno prima delle calende (del mese dopo) ed il 16 luglio sarà l’8° giorno dalle idi, ecc.

Ma la data più importante rimane quella mobile di Pasqua: essa viene calcolate a volte in relazione al sole, avendo luogo la festa dopo l’equinozio di primavera e in relazione alla luna, la prima domenica seguente il plenilunio dopo l’equinozio. In tal modo la data di Pasqua si situa fra il 22 marzo ed il 25 aprile. Il ciclo di questa data è di 5750 mila anni, ovvero la ripetizione delle date nello stesso ordine. In tal modo il calendario rimane per gli storici il metodo più sicuro per datare i testi in relazione alle loro date. Basta solo provare !!!

Bibliografia:

Cipolla Carlo Maria: “Le macchine del tempo: l’orologio e la società (1300 - 1700)”, il Mulino, Bologna, 1981

Le Goff Jacques: “Per un altro medioevo: età, tempi, lavoro e cultura in Occidente: 18 saggi.” Gallimard, 1977

Moulin Leo: “La vita quotidiana dei religiosi nel medioevo 10 - 15° secolo, Hachette, 1978  

Copyright © 2013. www.iacopi.org  Rights Reserved.