facebook
^Torna sù

  • 1 www.iacopi.org
    IACOPI o JACOPI: una serie di antiche famiglie originarie della TOSCANA
  • 2 Iacopi - Jacopi
    Un cognome molto raro con (alle spalle) una storia importante !
  • 3 RICERCHE E STUDI
    Alla ricerca delle origini e della storia degli IACOPI. Sito interamente creato grazie alla ricerca e agli studi.
  • 4 AIUTI GRADITI
    Essendo ricerche storiche molto complesse è possibile vi sia qualche errore. Nel caso riscontriate delle imprecisioni vi prego di comunicarlo a maxtrimurti@gmail.com
  • 5 Benvenuto
    Buona navigazione.

IACOPI DISCENDENZE E STORIA

Una vita di ricerche per conoscere chi sono.

  

Bisanzio, mosaico lacerato fra due mondi

Bisanzio, mosaico lacerato fra due mondi

 

(Pubblicato su Impero Romano d’Oriente di novembre 2006)

 

Da Alessandro a Bisanzio, esempio di come il sogno di universalità può spezzarsi sulla roccia irriducibile di culture inassimilabili.

I fondamenti geopolitici ed ideologici del futuro impero bizantino si trovano nelle conquiste di Alessandro. Basi geopolitiche, perché Alessandro attaccando la Persia, proietta le frontiere dell’Europa fino all’Indo. Ideologiche, perché è proprio la Macedonia che uccide la Grecità (nel senso di opposizione fra il greco ed il Barbaro) a beneficio dell’Ellenismo, primo vero fondamento di universalità. Il suo sogno cosmopolita (tipico di molti tecnocrati “griffati” di Bruxelles), che non si ferma neanche alla ibridazione forzata dei macedoni con i persiani, diffonde l’ellenismo per più di nove secoli in Siria ed in Egitto, per sedici secoli e mezzo in Anatolia. L’eredità di Alessandro nell’Oriente ellenico, l’impero Seleucide, una specie di immenso reame diviso in una trentina di satrapie e costituito da un mosaico di popoli, di razze e di religioni, con due capitali, Seleucia sul Tigri ed Antiochia, non ha alcuna coerenza geopolitica e non rimane in piedi che per l’effetto di un potente culto dinastico. Riguardo alla parte Lagide dell’eredità alessandrina, l’impero dei Tolomei d’Egitto, non fa altro che ricoprire la vecchia nazione dei faraoni di un velo trasparente di ellenismo. Alessandria sarà appena un faro effimero nella storia del Mediterraneo, il simbolo ancora oggi di tutte le chimere cosmopolite, già altre volte rapidamente spazzate dalla reazione asiatica.

Nel 188 avanti Cristo, con la pace di Apamea, l’eredità politica di Alessandro si sfalda di fronte a Roma. L’Impero romano, essenzialmente europeo occidentale, assume, a sua volta, il ruolo di difensore dell’ellenismo in Oriente. La parte orientale di Roma (i territori che si trovano ad est dello Ionio e della Sirte) diverrà politicamente romana, ma rimarrà culturalmente ellenistica. La vittoria dei Romani è tuttavia ingannevole. Certamente Roma ha portato l’unità ed una legittimazione politica più solida di quella della filiazione alessandrina, talmente solida che Bisanzio, nonostante l’incoerenza di fondo della sua costruzione geopolitica, ne trarrà una incredibile longevità.

L’idea unitaria romana si trova, dal punto di vista delle conquiste nei territori asiatici (semiti e persiani), in contraddizione con la realtà culturale dell’Impero. La cultura dei popoli non greci della regione si fonda, in effetti, su una tradizione scritta molto forte, tanto da resistere al rullo compressore dell’ellenizzazione. L’aramaico e più tardi l’arabo (la scrittura araba nasce nel 5° secolo), non sono stati mai condizionati dall’ellenismo, molto spesso confinato alle sole elites urbane.

L’Egitto non smette per questo di parlare egiziano ed i suoi preti scrivono in geroglifico ancora nel 10° secolo, fino a quando non appare la scrittura copta. Questa situazione è completamente opposta all’ovest dell’Impero romano, dove la tradizione orale celta, sebbene estremamente ricca, non possiede alcuna protezione davanti alla latinizzazione romana sulla base di una lingua scritta. Per contro le tradizioni scritte semite spiegano solo parzialmente la loro resistenza all’ellenismo, ove si tiene conto che il perdurare della scrittura greca nell’Oriente ellenistico è essenzialmente dovuta alla mancanza di volontà (spirito pragmatico) dei Romani di latinizzare la parte orientale del loro impero.

Da un punto di vista di civiltà, l’Impero Romano è dunque bipolare. La sua storia è pertanto quella di una lotta costante fra la cultura europea dell’aristocrazia romana tradizionale e la cultura orientale dei Semiti e degli altri popoli in contatto con la colonizzazione romana.

Dal momento dello scontro fra Cesare e Pompeo fino all’ascensione al trono imperiale delle dinastie orientali e malgrado qualche reazione, come quella della dinastia degli Antonimi, si può affermare che Roma non smetterà mai, sia nel sangue come nello spirito, di “semitizzarsi” e di perdere progressivamente la sua identità romana tradizionale (diciamola europea). La dinastia dei Severi, che era di origine siriana, non finisce per favorire lentamente ma solidamente, la successiva arabizzazione dell’Oriente ellenizzato (Nabatei, Palmireni) ?

Riguardo Caracalla, gallo di nascita, ma siriano per parte di madre ed africano per parte di padre, sarà lui l’imperatore, che sotto l’influenza della Scuola giuridica di Beyrut, metterà in atto la riforma che metterà fine all’identità occidentale dell’Impero. Sotto il suo regno viene concessa la cittadinanza romana all’insieme degli uomini liberi dell’Impero. Da allora si apre la porta ad una orientalizzazione etnica del potere che porta come conseguenza immediata anche una orientalizzazione religiosa.

Nel corso dei primi secoli dell’era cristiana, Roma si impregna di credenze semite. Fra queste il culto di Eliogabalo, ad esempio, che non tollerando rappresentazioni antropomorfe, traduce in pratica un vecchio tabù semita, ripreso poi più tardi dall’Islam e successivamente all’interno dello stesso impero bizantino con l’iconoclastia (il rifiuto dell’immagine). Un imperatore romano di origine siriana di nome Eliogabalo, non esita a costruire sul Palatino un tempio orientale per collocarvi un Betyle (pietra conica nella quale si ritiene abiti la Divinità); la Pietra Nera della Mecca non appare poi così distante da questo fenomeno.

Per diversi secoli, prima di Bisanzio, lo spirito di Roma si orientalizza, nei costumi come nel sacro. L’orientalizzazione religiosa sbocca su una orientalizzazione politica, al punto che a Roma arriva a trionfare una idea che in occidente era da sempre sembrata ridicola: “L’imperatore Dio”. Eppure Roma alle sue origini era un impero laico. Il suo imperatore era sacro, ma pur sempre un uomo ed egli tollerava tutti i culti, ad eccezione del druidismo, perché accusato di sostenere la ribellione dei Galli.

Ma nella misura in cui Roma si avvicina a Bisanzio, Roma diviene un impero religioso, fino al momento in cui il culto cristiano, di essenza orientale, si impone come religione di stato. Non è dunque un caso se Costantino il Grande è da un lato il primo imperatore romano ufficialmente cristiano e quello che sposta verso est la capitale dell’impero romano, per fissarla sull’antico sito di Bisanzio. Con questo gesto egli annuncia l’avvento di un Impero romano d’oriente che prenderà il testimone dell’idea romana, mente uno scheletrito ed effimero impero d’occidente incarnerà ancora per poco tempo quello che di occidentale è ancora rimasto della Roma tradizionale.

Parallelamente alla orientalizzazione politica e religiosa di Roma, l’Oriente non smette di reagire duramente alla cultura ellenica ed alla occupazione romana. Per dei secoli la storia dell’oriente greco romano è costellata di reazioni da parte, aramaee ed ebree, per di più il ceppo arabo si diffonde lentamente nella Siria romana, favorito dall’esistenza di stati, come i Nabatei di Petra o i Pelmireni, clienti di Roma e tampone con i territori desertici, dove regnano tribù turbolente. Come opera allora l’Impero romano per proteggersi da questo oriente irriducibile all’ellenismo e ribelle alla sua tutela politica ? Assimilando al potere gli orientali “moderati”. Nel 3° secolo. l’Imperatore romano Filippo l’arabo (forse il primo imperatore cristiano) è originario di Hauran, una regione della Siria, prossima al deserto d’Arabia. Questa strategia di integrazione di “moderati” per difendersi dai “radicali”, si tradurrà nei tempi lunghi nella sconfitta dell’occidente romano e della sua essenza tradizionale. Allorché Giuliano arriva al trono imperiale, nel 395, è ormai troppo tardi per l’Impero romano, dove Roma è in realtà già morta, mentre Bisanzio è appena nata.

Ma il nuovo impero, per effetto della sua stessa concezione, è programmato per scomparire, proprio perché è ormai strutturalmente costruito per orientalizzarsi sempre di più e quindi per piegarsi inevitabilmente davanti ad un Oriente decisamente più radicale di lui. Indubbiamente il nuovo impero eredita dei tratti sicuramente europei: il ceppo greco è fortemente rappresentato ed a Costantinopoli, dieci secoli più tardi, quando tutti gli altri popoli avranno disertato e tradito l’Impero, non resteranno che poco più di 5 mila Greci sui bastioni delle sue mura per condurre l’ultimo combattimento di fronte alla moltitudine dei turchi.

Questo Impero è anche europeo perché la legittimità del potere deriva da Roma e perché la guerra permanente (fino all’arrivo dell’Islam arabo), tra Bisanzio e la Persia, perpetua in qualche modo il vecchio e storico scontro fra Greci e Persiani delle guerre dei Medi.

Da ultimo lo spirito dell’ellenismo è presente per instillare nel Cristianesimo venuto dall’Oriente semita la ragione greco - romana. Malgrado tutto ciò il peso di una cultura semita, rimasta irriducibile al pensiero greco, resta ancora enorme. All’interno dell’Impero d’Oriente, mentre lo spirito greco cerca di europeizzare il cristianesimo bizantino, lo spirito semita tende a radicalizzare l’orientalismo. Una tensione interna, analoga a quella vissuta da Roma (opposizione fra le tendenze europee ed asiatiche), viene pertanto a prolungarsi nel seno dell’Impero Bizantino.

La Siria e la Mesopotamia approfittano, a partire dal 5° secolo, della propagazione delle eresie nestoriana (1) e monofisita (2) per darsi delle Chiese indipendenti di rito siriano, grazie alle quali esse sfuggono all’ellenismo.

I Persiani, senza nulla abdicare al loro Mazdeismo, strumentalizzano il nestorianesimo contro Bisanzio. L'Impero bizantino, le cui fondamenta sono tanto religiose (cristianesimo) che politiche (filiazione romana), viene a quel punto preso nella trappola di lotte incessanti fra l’ortodossia e le eresie, con la conseguenza che quest’ultime inducono la prima ad una spossante e permanente sua ridefinizione.

Ma il compromesso teologico, che il centro imperiale deve trovare con gli elementi ribelli, porta lo stesso ad entrare in disputa con il Papa di Roma e ad accrescere sempre di più la frattura fra Oriente ed Occidente. Infatti, allorché Bisanzio propone il principio del Monotelismo (3) per risolvere il problema del monofisismo, dall’altra parte si prepara lo scisma religioso Oriente - Occidente.

E’ pertanto proprio la questione religiosa, la cui origine si trova nel multietnismo a cavallo di due civilizzazioni inconciliabili ed irriducibili (Europei e Semiti), che consuma le energie di Bisanzio attraverso i secoli, facendola altresì scivolare impercettibilmente verso l’Oriente.

Mentre l’Impero romano é assalito, all’esterno, da ogni parte dai “Barbari” (non ellenizzati e non cristiani), l’Impero d’Oriente si spossa in diatribe religiose interne. In tal modo all’inizio del 7° secolo e nel momento in cui la lotta contro i Persiani appariva primordiale e che gli Arabi formano all’orizzonte una nuvola sempre più minacciante, l’Imperatore Focas decide una campagna di conversioni forzate dei giudei, scegliendo così di confrontarsi con una delle sfaccettature del semitismo più radicalmente ostile allo spirito greco (tanto più che l’universalismo cristiano appare compatibile con l’universalismo ellenico).

I Bizantini in questo modo pagheranno altrettanto caro, come i Romani, questo errore che spingerà gli ebrei di Antiochia nelle braccia del nemico persiano, nel momento in cui, ad ovest, gli Avari e gli Slavi fanno irruzione nei Balcani e mentre si vedono distintamente i fuochi del campo persiano, a Calcedonia, dall’altra parte del Bosforo davanti a Costantinopoli.

Allo stesso modo si può pertanto spiegare la facilità con la quale l’Islam arabo conquista la Siria e l’Egitto bizantino fra il 634 ed il 643, proprio per il fatto che ad Antiochia, come ad Alessandria, e molto più massicciamente in Egitto, in Palestina, in Siria ed in Mesopotamia, i Cristiani monofisiti di rito siriano e copto, a lungo perseguitati dall’ortodossia bizantina, diventano i complici dell’invasione arabo islamica. I semiti cristiani accolgono i semiti mussulmani come liberatori. “L’Oriente moderato” che dormiva sotto la vernice ellenistica accoglie a braccia aperte l’oriente radicale. Ancora una volta la civiltà europea rimane vittima del principio del “frammischiamento” delle razze e della perdita di identità. Dopo le rivolte dei Parti e dei Giudei sotto Roma, le rivolte nestoriane e monofisite sotto Bisanzio, l’irruzione dell’Islam ricorda al mondo che una civiltà che non ha mai cambiato il proprio substrato etnico può spazzare, in pochi anni, nove secoli e mezzo (dalle conquiste di Alessandro all’islamizzazione) di cultura universalista, venuta da fuori.

Ma poiché le dinamiche delle civilizzazioni operano su tempi abbastanza lunghi (Braudel), Bisanzio non muore immediatamente sotto i primi colpi dell’Islam. L’Asia avrà bisogno di ancora nove secoli per riprendere l’Anatolia, per abbattere quello che rimane delle tracce della antichissima colonizzazione greca in Asia Minore, che si concluderà con la conquista di Costantinopoli nel 1453.

La bandiera turca ricorda questo evento alla nostra memoria, rappresentando il crescente nel suo ultimo quarto, proprio come si presentava la Luna il giorno della battaglia.

NOTE

  1. Due persone in Gesù Cristo, una divina e una umana, al posto della dottrina ortodossa secondo la quale esiste una unicità della persona ed una dualità di nature; affermazione condannata dal Concilio di Efeso nel 431.
  2. 2. Una sola natura, divina, in Gesù Cristo; condannata dal Concilio de Calcedonia nel
  3. 3. Due nature ma una unica volontà, dottrina sostenuta dall'imperatore Eraclio nel 640
Copyright © 2013. www.iacopi.org  Rights Reserved.