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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

Una vita di ricerche per conoscere chi sono.

  

1948, Nasce la GUERRA FREDDA

Al termine del secondo conflitto mondiale, logoratasi la grande alleanza contro le potenze dell'Asse, cala sull'Europa lo spettro della Guerra Fredda. La grande rivalità tra USA e URSS congelerà la storia del continente per quarant'anni.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale il crollo del Reich hitleriano, lo sfinimento di Inghilterra e Francia, e al contempo la crescita di potenza degli USA e l'estensione dell'Impero Sovietico vengono a determinare le condizioni per un nuovo scontro a livello mondiale. L'Europa in rovina sembra ormai solo una preda da cogliere. La comparsa sulla scena mondiale dell'arma nucleare contribuisce a sconvolgere i rapporti di forza, fornendo agli USA i mezzi per tenere a freno l'espansionismo dell'URSS in Europa. Questa relativa posizione di stallo provoca la nascita della cosiddetta "Guerra Fredda", un conflitto silenzioso e (apparentemente) senza vittime belliche le cui conseguenze generano un nuovo sistema di relazioni internazionali e marcano in modo significativo anche lo spirito pubblico. 

L'attacco all'URSS, lanciato dai Tedeschi il 22 giugno 1941, aveva dato una nuova dimensione alla guerra, iniziata due anni prima da Hitler, dopo il patto germano-sovietico (Ribbentrop- Molotov) del 23 agosto 1939. La Russia staliniana, trasformata dall'aggressione tedesca in alleata delle democrazie occidentali, ne riceve immediatamente i benefici per mezzo del considerevole aiuto americano. 
Nel corso del conflitto, però, fra le potenze alleate emergono da subito rilevanti divergenze. Gli USA, entrati in guerra nel dicembre 1941, rifiutano di riconoscere la trasformazione degli stati baltici in repubbliche sovietiche, mentre gli alleati britannici rimangono particolarmente attenti e sensibili alla futura sorte della Polonia. Contro la resistenza patriottica nazionale, che riconosce l'autorità del Governo in esilio polacco a Londra, Stalin gioca la carta del poco rappresentativo governo fantoccio filosovietico(il "Comitato di Lublino"). 
Queste divergenze non impediranno comunque ai tre grandi di incontrarsi una prima volta a Teheran nel dicembre 1943. Il clima di euforia derivato dalle prospettive di vittoria - l'Italia era uscita dalla guerra, la Russia aveva iniziato la riconquista dell'Ucraina - induce i partecipanti al summit ad evitare di proporre questioni spinose. Su una cosa tutti sembrano d'accordo: la capitolazione della Germania senza condizioni e l'occupazione futura del suo territorio. Nel corso dei mesi successivi all'incontro di Teheran, gli interessi degli Alleati iniziano a divergere su numerosi punti. 

In Polonia, l'insurrezione di Varsavia, scatenata nell'agosto 1944 dalla resistenza nazionale, viene schiacciata dai Tedeschi, mentre le truppe del generale Rokossowsky rimangono a guardare. I problemi logistici invocati a giustificazione di un tale atteggiamento da parte dei Sovietici non riescono a mascherare la ferma volontà di Stalin di lasciare annientare un movimento di resistenza in grado di poter assumere in futuro la guida di quel paese. La vittoria tedesca in effetti apre definitivamente la strada al Comitato di Lublino, ormai libero dai condizionamenti di un pericoloso rivale. Questo drammatico episodio è altamente rivelatore delle vere intenzioni dei Sovietici in Europa orientale e nei Balcani, dove Stalin ha la ferma volontà di creare una fascia difensiva che possa impedire nel futuro una aggressione sul tipo di quella tedesca del 1941. 
Questo prospettiva rende particolarmente ansioso Churchill il quale, più realista di Roosevelt, desidera inizialmente, rispetto ad uno sbarco ad occidente, uno sbarco nei Balcani o un'avanzata dall'Italia verso l'Austria e la Jugoslavia, al fine di precedere l'Armata Rossa nell'Europa centrale. Mentre Stalin aveva qualificato come "criminali" i capi degli insorti polacchi vinti alla fine del mese d'agosto dai Tedeschi, le forze vittoriose sovietiche favoriscono l'instaurazione in Bulgaria di un regime dominato dai comunisti. L'atteggiamento adottato dai Britannici spingeva nei fatti il padrone del Cremlino ad assumere rapidamente questo genere di iniziative. 

Nel mese di maggio del 1944 Anthony Eden aveva proposto al "piccolo padre dei popoli" uno scambio Romania contro Grecia: il primo di questi paesi entrava nell'ambito della sfera di influenza sovietica, mentre il secondo doveva rimanere sotto quella inglese. In effetti la situazione ellenica preoccupava non poco il Governo di Londra. Mentre il Re dei Greci si era rifugiato ad Alessandria, dove aveva stabilito un governo in esilio, appoggiato dalla resistenza non comunista (EDES), i comunisti dell'ELAS avevano costituito nel marzo 1944 un Comitato di Liberazione Nazionale. Sebbene fosse intervenuto nel settembre 1944 un accordo per conciliare le varie tendenze la questione greca era ben lungi dall'essere risolta. I Britannici, fedeli alla loro tradizionale politica nel Mediterraneo, temevano soprattutto che un potere comunista installato ad Atene, avrebbe potuto offrire all'URSS quell'apertura sui "mari caldi", obiettivo della politica russa fin dal 1700. La situazione greca si aggrava effettivamente nel corso dei mese seguenti e nel dicembre 1944 Atene diventa il teatro, per diverse settimane, di una vera e propria guerra nelle strade che obbliga gli Inglesi ad intervenire. 
Qualche settimana prima, il 9 ottobre, Churchill aveva concluso con Stalin, a Mosca, il famoso "accordo delle percentuali" relativo alle ripartizioni delle zone di influenza rispettive dell'URSS e della Gran Bretagna nei Balcani ed in Europa centrale (90% per l'URSS in Romania, 75% in Bulgaria; 50% in Ungheria e Jugoslavia, mentre l'influenza inglese doveva avere il 90% in Grecia). Indubbiamente un accordo surreale, specie agli occhi dei Sovietici, stipulato due mesi prima della visita del generale De Gaulle, giunto a Mosca per negoziare la lealtà dei comunisti francesi, in cambio del riconoscimento del Comitato di Lublino in Polonia, nonché l'autorizzazione a Maurice Thorez a rientrare in Francia per far parte, come vicepresidente del Consiglio, del nuovo governo. 

Ed è proprio in questo clima di pesante incertezza che si tiene in Crimea, dal 3 all'11 febbraio 1945, la Conferenza di Yalta. I tre Grandi si accordano sulla convocazione, il 25 aprile seguente, della Conferenza di San Francisco, deputata a mettere le basi dell'ONU, l'organizzazione internazionale delle Nazioni fortemente voluta da Roosevelt. La Francia non è rappresentata, eppure si vede attribuire, grazie all'abilità di Churchill, una zona di occupazione in Germania. L'URSS ottiene la possibilità di conservare i territori polacchi annessi nel 1939, oltre alla assicurazione che la Polonia possa compensare tali amputazioni con ingrandimenti territoriali ad ovest a spese della Germania, fino alla linea dell'Oder-Neisse. Stalin ottiene ugualmente il riconoscimento del "Governo" polacco di Lublino, che deve costituire, con quello di Londra, un "Governo provvisorio polacco di unità nazionale". Egli si impegna infine ad entrare in guerra contro il Giappone entro tre mesi dalla fine del conflitto in Europa. 
La dichiarazione sull'Europa liberata, preparata da Roosevelt, prevede che i tre grandi: «aiuteranno in comune accordo i popoli dell'est europeo liberati o i vecchi stati satelliti dell'Asse, presso i quali, a loro giudizio, la situazione imporrebbe la formazione di governi provvisori largamente rappresentativi di tutti gli elementi democratici che si impegneranno a instaurare, il più presto possibile, attraverso libere elezioni, dei governi secondo la volontà dei popoli .». L'adesione di Stalin a questa dichiarazione sorprende positivamente Roosevelt, cui peraltro stava molto più a cuore la costituzione dell'ONU. Lo stesso Churchill, anche se decisamente diffidente nei riguardi del Cremlino, rientra da Yalta con «l'impressione che il maresciallo Stalin ed i dirigenti sovietici desiderano vivere con amicizia e nella stessa dignità con le democrazie occidentali. Credo che essi abbiano una sola parola.». Nello stesso tempo Vishinsky, l'organizzatore dei processi staliniani, arrivava a Bucarest per imporre la propria volontà al Re Michele. Questi viene costretto a rimpiazzare il Primo Ministro Radescu con Petru Grozea, un vecchio militante comunista, cui viene affidato anche il Ministero degli Interni. I dirigenti dei partiti tradizionali vengono arrestati nel corso dei giorni seguenti e la Romania inizia così la sua lunga discesa nella notte del totalitarismo comunista. 

La situazione polacca presentava non pochi aspetti preoccupanti, tali da riportare Churchill nel solco di un maggiore realismo. Stalin, contrariamente agli impegni presi, rifiuta ogni allargamento del Governo di Lublino con elementi di quello in esilio, denunciando le ingerenze occidentali come «un insulto alla dignità nazionale polacca». Prendendo atto che ormai si trattava «del crollo completo di tutto quello che era stato stabilito a Yalta», il primo Ministro britannico sollecita il diretto intervento di Roosevelt. 
Il 12 aprile 1945, la morte improvvisa di Roosevelt porta alla Casa Bianca il Vice Presidente Harry Truman, un piccolo commerciante del middle west che era solito paragonare Stalin ad Hitler. La scomparsa dei maggiori dirigenti polacchi non comunisti - attirati in un tranello e spediti in detenzione nell'URSS - non contribuisce certo a modificare le proprie convinzioni. Nello stesso momento gli eserciti, americano e sovietico, si incontravano sull'Elba a Torgau, nel cuore della Germania sconfitta. Dal giorno successivo alla firma dell'Armistizio (8 maggio), Truman sospende le consegne di materiali all'URSS, un fatto mal digerito a Mosca. Il mese seguente, in occasione dell'assemblea costitutiva dell'ONU a San Francisco, i sovietici ottengono solo tre seggi nell'Assemblea Generale (Russia, Bielorussia ed Ucraina), a fronte di una pretesa di ben quindici, tanti quanto il numero delle repubbliche socialiste sovietiche. 
La Conferenza di Potsdam (17 luglio-2 agosto 1945) conferma la reciproca diffidenza stabilitasi fra Stalin e gli interlocutori occidentali. Truman ha rimpiazzato Roosevelt e Churchill, battuto alle elezioni, lascia il posto al laburista Clement Attlee. La Conferenza fissa l'ammontare delle riparazioni tedesche e decide il processo dei dirigenti nazisti tedeschi nella cornice del Tribunale di Norimberga. Un consiglio dei Ministri degli Esteri deve preparare i trattati per restaurare la pace con i paesi vinti. Viene infine lanciato un ultimatum al Giappone, qualche giorno dopo il successo dell'esplosione sperimentale della prima bomba atomica nel deserto del Nuovo Messico. Viene anche fissato l'ammontare delle riparazioni tedesche, destinate per metà all'URSS. 

Il possesso dell'arma nucleare, della quale vengono constatati i terrificanti effetti a Hiroshima e Nagasaki il 6 ed il 9 agosto 1945, sconvolge gli equilibri del dopoguerra a vantaggio degli USA. Mentre Roosevelt era sembrato rassegnato di fronte ad una certa egemonia dell'URSS nell'Europa continentale, Truman si trova a disporre di mezzi e convinzioni per opporsi adeguatamente alle ambizioni staliniane. 
Le tensioni appaiono in tutti i loro contorni nel corso del 1946. I Sovietici respingono il Piano Baruch, presentato all'ONU, mirante a un controllo internazionale sugli armamenti nucleari mentre Churchill pronuncia il 5 marzo il celebre discorso nel quale denuncia la "cortina di ferro" abbattutasi sull'Europa. Allorché gli Americani vengono a beneficiare, grazie all'arma nucleare, di un rapporto di forze favorevole, essi si trovano in condizioni di imporre diversi colpi d'arresto alle ambizioni sovietiche. 
E' il caso dell'Iran. Contrariamente alle promesse fatte a Potsdam, i Russi rifiutano di evacuare le regioni del nord del paese che hanno occupato sin dal 1941. La fermezza dimostrata dagli Americani consente il recupero di quei territori e le elezioni del 1947 portano al governo l'anglofilo Hakimi. Nello stesso tempo, Molotov effettua pressioni sulla Turchia, per ottenere una base sulla costa dell'Egeo. Nell'agosto 1946 una potente flotta americana incrocia nelle acque del Mediterraneo orientale nell'intento di far capire ai Sovietici che Washington non tollererà alcun tentativo contro l'integrità territoriale della Turchia. 
In Grecia, gli accordi conclusi a Varkiza agli inizi del 1945 avevano fatto sospendere lo scontro armato, ma il conflitto è tutt'altro che terminato. Nella primavera del 1946 l'astensione massiccia degli elettori di sinistra attribuisce una larga maggioranza alla destra ed un referendum tenutosi nel successivo mese di settembre sancisce la restaurazione della monarchia. Tuttavia la guerriglia comunista - appoggiata ai "santuari" installati in Albania, Jugoslavia e Bulgaria sovietizzate - prosegue la sua lotta. La situazione appare in tutta la sua gravità in quanto l'URSS, non essendovi direttamente implicata, non poteva essere richiamata all'ordine come nei casi dell'Iran e della Turchia. Poiché l'Inghilterra non avrebbe potuto mantenere sul posto i 40 mila uomini del generale Scobie, saranno gli Americani a prendere il loro posto. La cosa diventa realtà il 12 marzo 1947 quando Truman, annunciando la dottrina che porta il suo nome, decide di porre gli USA alla testa del mondo libero. La Grecia si vede attribuire 250 milioni di dollari di aiuti e la Turchia 150 milioni. 

I comunisti greci, nell'intento di prendere sul tempo gli occidentali, proclamano nel dicembre 1947 un Governo della Grecia libera, ma la sconfitta militare dell'ELAS appare inevitabile, tanto più che nel luglio 1948, Tito smette di concedere il suo sostegno alla guerriglia. I comunisti greci, ricacciati nel nord del paese, saranno costretti a dichiararsi vinti nell'ottobre 1949 riparando in Bulgaria ed in Albania. 
Nel corso degli stessi anni, gli avvenimenti dell'Ungheria, della Bulgaria e della Romania la dicono lunga sulla maniera con la quale Stalin ed i suoi alleati locali interpretano la democrazia. In Ungheria le elezioni del novembre 1945 avevano dato 70 seggi ai comunisti (contro i 245 al partito dei contadini, 49 ai socialdemocratici e 23 ai nazional-popolari), ma un comunista occupava il Ministero degli Interni. Nell'agosto 1947, Lazlo Rajk prende il potere per instaurare un regime di "democrazia popolare" mentre il leader del partito dei contadini viene arrestato direttamente dai Russi. Nel corso dello stesso anno i dirigenti dei partiti contadini rumeni e bulgari, Maniu e Petkov, vengono a loro volta arrestati. Petkov viene impiccato con l'accusa di complotto. Nel mese di gennaio 1947 elezioni largamente truccate fanno entrare la Polonia nell'orbita sovietica e nello stesso anno, in Francia, il socialista Paul Ramadier allontana i comunisti dal suo governo, mettendo fine al tripartitismo (comunisti, socialisti e democratici cristiani) che aveva dominato la vita politica francese sin dalla Liberazione. Anche in Italia i comunisti vengono allontanati dal potere. 

In questo momento interviene - per iniziativa del generale Marshall, succeduto a James Byrne al Dipartimento di Stato - la proposta americana di aiuti all'Europa, per assicurarne rapidamente la ripresa economica. Stalin ed i suoi alleati europei respingono la proposta, che interpretano come l'espressione di una volontà "imperialista". Dal luglio 1947 la divisione dell'Europa in due è ormai una realtà. Nel corso dello stesso mese George Kennan definisce nella rivista "Foreign Affaires" la "Dottrina americana del Contenimento". Gli Jugoslavi, dopo aver annunciato la loro intenzione di occupare Trieste, debbono, il 15 settembre 1947, inchinarsi all'ultimatum americano. Tre settimane più tardi, dal 30 settembre al 5 ottobre, la Conferenza di Szlarka Poreba in Polonia sancisce la costituzione del Kominform, nuova riedizione del Komintern disciolto nel 1943 da Stalin al fine di non allarmare i suoi alleati anglosassoni. Il discorso di Andrej Zdanov in tale occasione è rivelatore della nuova situazione mondiale: «Si sono formati due campi nel mondo: da una parte il campo imperialista e antidemocratico che ha per scopo essenziale l'instaurazione della dominazione mondiale dell'imperialismo americano e la distruzione della democrazia; dall'altra il campo antimperialista e democratico, il cui scopo primario consiste nello scalzare l'imperialismo, nel rinforzare la democrazia e nel liquidare i resti del fascismo.». Qualche settimana più tardi in tutta Europa si scatenano violenti scioperi insurrezionali: crisi, queste, che segnano il passaggio all'opposizione dei partiti comunisti dell'Europa occidentale, e avranno un peso relativo nei confronti dei drammatici avvenimenti verificatisi nel corso dell'anno seguente a Praga ed a Berlino. 

La Cecoslovacchia - a differenza dei suoi vicini dell'Europa centrale ed orientale e nonostante la presenza di un potente partito comunista - era riuscita a conservare un regime parlamentare fondato sul pluripartitismo. Uno dei dirigenti del partito cecoslovacco, Rudolf Slansky (che sarà, nel 1949, vittima delle purghe staliniane), spiega ai suoi colleghi del Kominform riuniti a Varsavia che: «occorre eliminare la reazione rappresentata in seno al governo dal fronte nazionale costituito dopo la guerra; in tal modo sarà possibile distruggere definitivamente le speranze che la reazione internazionale ed interna ripone sulla Cecoslovacchia ». Il suo discorso troverà ascolto. Il partito comunista, giunto al potere nel quadro di una coalizione - ma detenendo la Presidenza del Consiglio (esercitata dal Klement Gottwald), e i Ministeri degli Interni, delle Finanze, della Radio, della Difesa - dispone di tutte le carte per imporsi alla testa del paese. Il PC accusa i suoi avversari di voler rovesciare il governo per preparare "elezioni antidemocratiche" e chiama alla piazza i propri sostenitori. Sotto la pressione delle "masse", i ministri liberali sono costretti alle dimissioni il 20 febbraio 1948. Gli ultimi giornali liberi cessano le loro pubblicazioni il 24 dello stesso mese. Gottwald, forte della "volontà popolare" così costruita, ottiene dal Presidente Benes la formazione di un nuovo governo composto di comunisti e loro alleati. Il 23 aprile 1948 la polizia e le milizie sindacali controllano la capitale. Le elezioni previste per il maggio seguente vengono mantenute, ma stavolta gli elettori non hanno altra scelta che votare le liste del fronte popolare, rimaneggiate a seguito della "rivoluzione popolare" di febbraio. Il vecchio Ministro degli Esteri, Jan Masarik, accetta apparentemente il nuovo regime, ma viene trovato suicida poco dopo. Il Presidente Benes morirà nel settembre 1948: il regime organizzerà in suo onore esequie nazionali, grato per aver accordato a Stalin il controllo del famoso quadrilatero boemo, nel cuore dell'Europa (che Bismarck considerava la chiave per il controllo del continente). 

Il "colpo di Praga" contribuirà in larga parte alla formazione del blocco atlanticointorno agli USA, Stalin però non se ne preoccupa troppo: il dittatore sovietico cerca infatti di approfittare del momento favorevole per ottenere ulteriori progressi in Europa. Le potenze vittoriose hanno firmato a Parigi trattati di pace con i diversi paesi alleati della Germania nell'Asse, ma la questione tedesca non ha trovato una soluzione. Di fronte a questo vicolo cieco, gli USA, la gran Bretagna e la Francia decidono, in occasione della Conferenza di Londra dell'aprile-giugno 1948, di organizzare politicamente le loro tre zone di occupazione, preparando a questo scopo la riunione di una assemblea costituente tedesca. Questo fatto apre la prospettiva di una divisione della Germania. Stalin risponde il 24 giugno 1948 interrompendo le comunicazioni stradali e ferroviarie fra i settori americano, inglese e francese a Berlino e la Germania occidentale. Egli è convinto che gli Americani non arriveranno fino alla guerra e pensa di obbligarli a riprendere i negoziati sul destino del paese vinto. 
Gli Americani, senza arrivare allo scontro diretto, accettano la sfida realizzando, per 11 mesi, un gigantesco ponte aereo che consente di rifornire i settori occidentali di Berlino. Stalin, che aveva sottostimato le capacità tecniche dell'aviazione da trasporto (275 mila voli effettuati) decide di togliere il blocco il 12 maggio 1949. E' proprio in questo contesto di estrema tensione che Truman, rieletto nel 1948, può finalmente organizzare il contenimento militare reclamato dagli Europei, molto preoccupati dalle intenzioni sovietiche. 
Mentre il trattato di alleanza concluso a Dunquerque nel 1947 fra la Francia e l'Inghilterra rimane ancora orientato contro una Germania peraltro esangue, quello di Bruxelles firmato fra la Francia e l'Inghilterra e gli Stati del Benelux, l'anno seguente, designa tutti i possibili "aggressori". Il Congresso americano vota, poco dopo, l'emendamento che permette agli USA di impegnarsi in tempo di pace in una alleanza con altri paesi (Risoluzione Vandemberg-Connaly dell'11 giugno 1948) ed il 4 aprile 1949 viene concluso a Washington il Patto Atlantico (che riunisce allora USA, Canada, Gran Bretagna, Norvegia, Danimarca, Islanda, Italia, Francia, Portogallo ed il Benelux, cui si aggiungono successivamente Turchia e Grecia). Questo atto costituisce il preludio per la costituzione, nell'anno seguente, della NATO (North Atlantic Treaty Organisation). 

La creazione della Repubblica Federale di Germania nel settembre 1949 (alla quale i Sovietici rispondono con la creazione della Repubblica Democratica Tedesca nella zona di occupazione russa), viene a confermare l'ormai avvenuta divisione dell'Europa. L'esplosione della prima bomba atomica sovietica nel settembre 1949 (gli Americani faranno esplodere la loro prima bomba H, molto più potente nel 1952 ed i Sovietici faranno la stessa cosa nell'anno seguente) crea di fatto un "equilibro del terrore", che congela per quattro decenni la storia dell'Europa. Tale stato di cose raggiungerà il suo apice quando i Sovietici, nel 1957, saranno in condizione di realizzare dei missili intercontinentali in grado di colpire il territorio americano. 
Diventando ormai impossibile il ricorso alla guerra sul continente europeo, il centro di gravità dello scontro fra i due Grandi si sposta a quel punto verso l'Asia, dove Mao Tze Dong esce vittorioso dalla guerra civile cinese nel 1949. La Guerra d'Indocina assume da quel momento un'altra caratteristica: da conflitto di decolonizzazione, essa diventa il teatro del confronto est-ovest. La Guerra di Corea, che ha inizio nell'estate del 1950, provoca l'adesione del Giappone, sconfitto, nel campo occidentale. 
Ormai si affrontano fra loro due mondi, basati su modelli politici, economici ed ideologici antagonisti: questa situazione perdurerà fino all'inizio degli anni '90, allorché le riforme ingaggiate da Mikhail Gorbacev in concomitanza con la politica di netto confronto degli USA con la presidenza Reagan porteranno al crollo dell'impero sovietico. Dietro gli eventi che hanno portato a questa nuova situazione internazionale, la guerra fredda può apparire carica di nuovi significati. 

Se ci si rifà alla prospettiva della geopolitica classica (Nicholas Spykman) la Guerra Fredda che ha inizio alla fine della Seconda Guerra Mondiale corrisponderebbe alla volontà americana di controllare le periferie del vecchio mondo, il rimland, vale a dire la zona "dell'anello continentale", il cui controllo costituisce una delle condizioni necessarie all'instaurazione di una egemonia mondiale. La "patto-mania" dei primi anni della Guerra Fredda (firma del patto Atlantico, dell'ANZUS con Australia e Nuova Zelanda, del trattato americano nipponico, della SEATO e quella del patto di Bagdad) sembrerebbe confermare questa interpretazione. Occorre però fare molta attenzione ai possibili risultati derivanti da un approccio ormai superato. 
Conviene ricordare che l'America del 1945, fiduciosa con Roosevelt nel ruolo da attribuire alla nuova ONU, si pone primariamente, in materia di politica estera, in una prospettiva wilsoniana, basata sulla instaurazione di un nuovo ordine mondiale, indubbiamente propizio all'esportazione del modello americano, ma lontano dalle logiche di potenza tradizionale. La situazione nella quale si trovavano nel 1945 tutte le potenze del vecchio mondo, aprivano una prospettiva favorevole all'egemonia americana. Gli Americani, con un territorio ed un apparato industriale usciti indenni dalla guerra, assicurano da soli il 60% della produzione mondiale. Saranno poi i governi dell'Europa occidentale a richiedere la protezione americana di fronte alle aggressive intenzioni sovietiche, in special modo dopo il "colpo di Praga", pienamente coscienti della evidente incapacità di assicurarsi da soli la propria sicurezza. Durante questo periodo l'URSS, sebbene percepita come portatrice di un progetto di rivoluzione mondiale, si preoccupa prioritariamente di costruirsi una sfera d'influenza o uno spazio difensivo, che derivano da un approccio classico dei rapporti di forze geopolitiche. Stalin scoraggia pertanto ogni tentazione rivoluzionaria, laddove i comunisti sono abbastanza potenti, come in Francia, in Italia o in Grecia, mentre installa dei regimi fedeli a Mosca nei paesi dell'Europa orientale, dove l'influenza comunista era, ad eccezione della Cecoslovacchia, particolarmente debole. Al contrario l'America, portatrice di un messianismo democratico, caro a Wilson e a Roosevelt, è quella che non tiene conto delle realtà storiche e geopolitiche. 
Sarà però l'esistenza di un nemico globale, nel caso specifico il blocco sovietico, che fornirà improvvisamente agli USA la legittimazione del loro intervento negli affari del mondo. Questo intervento è sollecitato molto spesso da tutti coloro che erano preoccupati dall'espansionismo comunista, esso va però di pari passo con l'instaurazione di uno spazio economico favorevole agli interessi americani. 
La Guerra Fredda, prodotto storico nato dal crollo dell'Europa e dalla comparsa dell'arma nucleare, è stata anche l'occasione per l'America di assumere una dimensione "globale". Dimensione che è stata confermata dal nuovo sistema internazionale nato dagli anni 1990. Nel momento in cui scompare il nemico sovietico ed a partire dal 2001, la nuova minaccia globale costituita dal "terrorismo internazionale" continua tuttavia a giustificare, agli occhi dei dirigenti americani, la necessità di attribuire ancora agli USA lo statuto di "impero indispensabile".

 

  • B. Bongiovanni, Storia della guerra fredda, Laterza, 2009
  • F. Romero, Storia della Guerra fredda. L'ultimo conflitto per l'Europa, Einaudi, 2009
  • J. L. Gaddis, La guerra fredda: rivelazioni e riflessioni, Rubbettino, 2002
  • F. Fejto, Storia delle democrazie popolari, Bompiani, 1977

 


1948, NASCITA della GUERRA FREDDA (di Massimo IACOPI)
(Pubblicato sulla Rivista Storia in Network n. 177/178 - Lug/Ago 2011)

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