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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

Una vita di ricerche per conoscere chi sono.

  

1960, Nasce Brasilia

Costruita in mezzo al nulla, la capitale federale brasiliana ha poco più di cinquant'anni. Unica metropoli nata nel XX secolo, Brasilia ha incarnato, nella mente dei propri edificatori, il mito della città perfetta

 

ASA SUD, QI 25, CONJ 17, Casa 26 o Apto 302 (Ala Sud, Quadra interna 25, Insieme 17, Casa 26 o appartamento 302): a Brasilia gli indirizzi sono freddamente funzionali, come del resto tutta la città, inaugurata il 21 aprile 1960 e divenuta immediatamente la nuova capitale federale del Brasile. Il giorno non era stato scelto a caso: era quello della nascita di Roma e della morte (1792) di Joaquim José da Silva Xavier, meglio noto come Tiradentes, eroe dell'indipendenza brasiliana. 
Brasilia, "città nazionale" puramente brasiliana, soppianta in tal modo le città "coloniali" di Rio de Janeiro, capitale dal 1763 e di Salvador da Bahia, capitale per i primi due secoli della colonizzazione portoghese. Unica metropoli nata nel XX secolo, Brasilia è stata classificata come Patrimonio dell'Umanità e incarna allo stesso tempo il sogno di grandezza brasiliano e il mito atavico della città ideale. 

L'idea di trasferire la capitale all'interno del paese non è nuova. Nel 1821, qualche mese prima dell'indipendenza, un uomo di stato brasiliano, Bonifacio de Andrade Silva, propugna un maggiore equilibrio territoriale nonché l'occupazione della "frontiera" dello spazio brasiliano. Questa promessa è insita nella maggior parte delle costituzioni brasiliane, specialmente in quella del 1891 - seguita alla proclamazione della Repubblica del 1889 - che proclama un regime positivista "d'ordine e progresso". 

Come spesso accade in Brasile, però, l'idea viene portata avanti in maniera meno razionale: molti ricordano la profezia di Don Bosco, fondatore dei Salesiani canonizzato nel 1934, che nel 1883 aveva "visto" la creazione di una nuova civiltà e di una nuova città ai bordi di un lago, fra il 15° ed il 16° parallelo sud. 
Dopo la seconda guerra mondiale la Repubblica brasiliana va incontro ad una grave crisi politica, economica e sociale, evidenziata nel 1954 dal suicidio del presidente Getulio Vargas. Juscelino Kubitschek, eletto nel 1956, rilancia ben presto l'idea, come pegno di sviluppo industriale - grazie ai grandi lavori, alla conquista dell'Amazzonia, alle dighe idroelettriche, alle nuove città -, promessa di un nuovo Brasile che realizzerà il suo destino di "paese del futuro". 
In quarantuno mesi viene costruita la parte essenziale della città. Prende così forma un distretto federale sull'esempio di Washington, vengono presi a prestito ingenti capitali e impiegati migliaia di contadini poveri del nordest, che lavorano giorno e notte per costruire la nuova capitale. Successivamente avrebbero popolato, senza una adeguata pianificazione, i dintorni del centro. 

Oltre al presidente Kubitschek, gli eroi di questa avventura sono l'urbanista Lucio Costa (che ha vinto il concorso e imposto il suo piano), l'architetto Oscar Niemeyer e il pittore paesaggista Roberto Burle Max. Essi vogliono fare di questa città un "discorso architettonico" rivoluzionario sul potere e la società. 
Primo principio: la funzionalità. A Brasilia, non trova realizzazione alcuna piazza pubblica e alcun luogo di mercato. Vengono ripartite a priori e autoritariamente le funzioni: qui le scuole, là gli ospedali, più lontano gli alberghi, altrove le industrie, i commerci (ovvero i centri commerciali o shopping malls, che hanno la funzione di punti di incontro) e, naturalmente, le abitazioni. Viene costruito intorno alla città un immenso invaso idrico per modificare il clima dell'area. 
In questa pianificazione, la "politica" viene trattata con grande rispetto: essa trova spazio nel cuore della città, con la piazza o piuttosto la spianata dei Tre Poteri, le costruzioni che li illustrano, l'asse monumentale che ne deriva, bordato dai ministeri e attorno al quale si spiegano le due ali che conferiscono alla città (vista dall'alto) l'aspetto di un uccello o di un aereo. 
In particolare appare interessante evidenziare come Niemeyer abbia tratto ispirazione per la costruzione del caratteristico palazzo del potere legislativo di Brasilia. L'architetto ricorda, infatti che, trovandosi a pranzo in un ristorante, aveva notato una scatola di fiammiferi posta verticalmente fra due piatti fondi, di cui uno rovesciato. Per lui il piatto rovesciato era idoneo a rappresentare l'assemblea del Senato, costituita da personaggi più anziani, mentre il piatto in posizione normale poteva invece simboleggiare la Camera dei deputati, composta da uomini giovani e per questo più aperti alle nuove idee. In mezzo ai due piatti (le due assemblee) il parallelepipedo (scatola di fiammiferi) per i servizi generali e il funzionamento delle assemblee. 

Secondo principio: il cemento, temperato dal verde e dal genio architettonico di Niemeyer. I palazzi vengono edificati, in uno spazio alberato che ricorda la città costruita "nel nulla", su un altopiano quasi deserto a mille metri di altezza e la cui vegetazione naturale, il cerrado, è costituita da una boscaglia di arbusti e bosco ceduo. Più della metà della superficie di Brasilia è occupata dalla natura. Grazie al tocco originale di Burle Max, specchi d'acqua e vegetazione tropicale mascherano le costruzioni su più della metà del territorio cittadino. 
Il cemento è ovunque, ma Oscar Niemeyer l'ha accompagnato da curve e movimenti, e lo ha illustrato con simboli, come la cattedrale a forma di corona di spine; egli ha sovvertito l'uso classico dei portici e delle colonne e popolato i viali di monumenti insoliti, come il Museo Nazionale, inaugurato nel 2006, che ricorda una capanna amazzonica. Fra questi monumenti, lungo l'asse principale della città spicca la colonna con la lupa romana, donata dall'Italia in ricordo della data di inaugurazione della città. Lo spazio razionale voluto da Lucio Costa fa pensare più all'urbanistica dell'illuminismo (la Lisbona del marchese di Pombal, accompagnata da una lettura di Montesquieu) che non alle lezioni dell'architetto Le Corbusier, peraltro ampiamente evocato. Kubitschek lascia il potere nel 1961: Brasilia è ormai edificata integralmente, ma il Brasile non è molto cambiato e le ineguaglianze sociali sono più acute che mai. Nel 1964, con un colpo di stato, i militari assumono il potere: vi resteranno per quasi vent'anni. Ironia della sorte, Kubitschek e Niemeyer vengono esiliati, Lucio Costa è allontanato. 

Segno dei tempi, la città è stata costruita quando il petrolio era abbondante e poco costoso. In questi vasti spazi si è obbligati a spostarsi esclusivamente in autovettura. I prezzi degli affitti hanno spinto i poveri verso una serie di città-satellite che compongono un'agglomerazione di oltre 2,5 milioni di abitanti. I ceti più ricchi abitano i quartieri residenziali, ovvero il cuore del "piano pilota" delle supercuadras (quartieri), un'efficace combinazione di abitazioni, luoghi di incontro e natura. 
Brasilia è ormai una realtà che ha saputo ricomporre lo spazio brasiliano verso l'interno del paese e verso nord. Essa è oggi il centro di una democrazia attiva, espressione della potenza di un paese ai vertici dell'economia mondiale.

 

BIBLIOGRAFIA
  • AA. VV., Brasilia. A utopia come true 1960-2010-Un'utopia realizzata 1960-2010 - Mondadori Electa, Milano 2010
  • A. Pagliano, Oscar Niemeyer. La geometria della forma - Franco Angeli Editore, Milano 2011
  • G.F. Elia (a cura di), Brasilia : aspetti e problemi di una città di fondazione - SEU, Pisa 1989

1960, NASCE BRASILIA (di Massimo IACOPI)
(Pubblicato su Rivista mensile Storia in Network n. 184 - febbraio 2012 con lo pseudonimo di Max Trimurti)

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