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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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Sakharov: nascita di un dissidente

Sakharov: nascita di un dissidente

 

(Stampato su “SUBASIO” n. 4/14 del dicembre 2006, Bollettino trimestrale dell’Accademia Properziana del Subasio di Assisi)

 

Circa trent’anni fà, il 10 dicembre 1975, Elena Bonner, riceveva a nome di suo marito Andrei Sakharov, trattenuto in Russia, il Premio Nobel per la Pace. Veniva in tal modo riconosciuta la lotta del fisico russo in favore dei diritti dell’uomo nel suo paese.

C

osciente del pericolo che rappresenta la bomba ad idrogeno in Russia, Andrei Sakharov inizia alla metà degli anni 1950 la riflessione che lo farà entrare progressivamente nella dissidenza. Ciò nondimeno questo scienziato, fra i più decorati dell’URSS, è egli stesso il padre della bomba H sovietica, la cui prima esplosione ha luogo nel 1953. Una scelta che in effetti non rinnega, nella convinzione che il mantenimento della parità nucleare con gli USA era, secondo lui, il solo modo perché tale arma non venisse utilizzata.

Tuttavia Sakharov, molto rapidamente, si allarma nel vedere moltiplicarsi gli esperimenti nucleari. Egli si commuove particolarmente per il numero delle vittime anonime delle ricadute radioattive degli esperimenti atmosferici, il numero delle quali ha calcolato con minuzia: ogni megatone di esplosione sperimentale nell’atmosfera comporterebbe circa 10 mila vite umane.

L’attitudine superficiale del Cremlino nei riguardi dell’arma più terribile che esista, fa temere il peggio allo scienziato. Da allora egli moltiplica le lettere ai dirigenti del suo Paese. Egli li avverte sul pericolo che rappresentano i test atmosferici e mostra loro la possibilità di simulare i test attraverso il computer. Ma Krushev non ne vuol sapere.

Sakharov ne è ormai convinto: il regime sovietico è fondamentalmente violento. Indubbiamente Mosca firma nel 1963 un trattato con gli USA sulla interdizione dei test nucleari atmosferici. Ma questa vittoria non può cancellare, ai suoi occhi, i vizi profondi del sistema.

I suoi ideali umanitari, Sakahrov li deve al suo ambiente familiare, particolarmente tollerante ed aperto verso il mondo. Il suo nonno Ivan non aveva forse firmato con Tolstoi, nel 1905, un pamphlet contro la pena di morte ? All’università di Mosca Sakharov cresce nell’atmosfera liberale della scuola del fisico Leonida Mandelstam, dove subisce l’influenza del suo direttore di tesi Igor Tamm. Preparando nel 1957 un articolo sulla bomba termonucleare senza ricadute radioattive - detta “pulita” - egli ha accesso alle pubblicazioni occidentali: è allora che il fisico viene a conoscenza della letteratura critica nei confronti della bomba, quella di Albert Schweitzer in special modo. Le sue convinzioni  si consolidano in seguito alla lettura di Leo Szilard, Linus Pauling, Niels Bohr ed Albert Einstein. Ma Sakharov non limita le sue prese di posizione al suo solo campo di specializzazione. Egli ha già presso pubblicamente la difesa del lavoro di Leonid Zorin, “Gli Ospiti”, che graffia la nuova burocrazia del Partito, arrogante ed avida, quando nel 1957, egli invia una nuova lettera a Krushev, questa volta per sostenere un medico accusato di illecito arricchimento. Ben presto l’affare Lyssenko diventa, dopo i test termonucleari, il suo secondo grande motivo di contestazione del regime. Trofim Lyssenko è quel “ciarlatano della biologia sovietica” che, contro ogni verità scientifica, insiste sull’influenza dell’ambiente nella modificazione dei caratteri ereditari (arrivando persino a predire la trasformazione del grano in segale!), teoria che , con l’appoggio del regime, egli vuole imporre in URSS. Nel 1964, in occasione di una riunione dell’Accademia Sovietica delle Scienze, Sakharov riesce ad impedire la nomina al Consiglio dell’Accademia del rappresentante di Lyssenko. Da allora i suoi interventi si moltiplicano: nel 1966 egli firma una lettera contro la riabilitazione di Stalin nell’apparato sovietico. Lo stesso anno egli partecipa sulla Piazza Puskin ad una manifestazione silenziosa che sollecita il regime a rispettare la costituzione. Nel 1967 egli interviene presso Breznev in favore dei dissidenti Alexander Ginzburg, Yuri Galanskov, Vera Lachkova ed Alerei Dobrovolski.

Sakharov continua anche nel suo lavoro scientifico. Ma alla fine il suo percorso di oppositore prende il sopravento: il 22 luglio 1968, la pubblicazione sul New York Time delle sue “Riflessioni sul progresso, la coesistenza pacifica e la libertà intellettuale”, segna l’inizio ufficiale della sua dissidenza. Questo testo sarà diffuso in 18 milioni di esemplari, meno certamente di Lenin e di Mao, ma certamente di più di Georges Simenon e di Agata Christie, ironizza l’autore. In questo breve lavoro Sakharov reclama il miglioramento del sistema socialista, il blocco della corsa agli armamenti ed il riavvicinamento a lungo termine dei due grandi blocchi geopolitici.

Una voce libera di tale rilievo all’Est, genera inizialmente l’incredulità dell’Occidente: ma esiste veramente Sakharov ? Non è per caso una invenzione della CIA o del KGB ? Il suo manifesto finisce per essere preso sul serio, ma le reazioni restano comunque limitate. In quel momento la guerra nel Vietnam mobilita le coscienze e gli intellettuali occidentali. Sakharov viene a perdere in breve tempo il suo lavoro legato agli armamenti: è ormai considerato da regime come una minaccia. Ma egli non per questo arresta la sua azione.

Nel 1970 fonda a Gorki, insieme a due altri scienziati, Andrei Cherdoklebov e Valeri Chalidze, uno fra i primi comitati di difesa dei diritti umani in Unione Sovietica. Fatto determinante egli incontra a quel tempo Elena Bonner, anch’essa dissidente attiva, che sposa nel 1972. Nel momento in cui gli viene assegnato il Premio Nobel per la Pace nel 1975, la stampa sovietica si scatena contro di lui. Il fisico non è autorizzato ad andare ad Oslo a ricevere il premio ed in questa occasione sarà sua moglie Elena che si reca in Norvegia e che pronuncia il discorso di ricevimento a suo nome.

L’espulsione da parte delle autorità sovietiche di Alexander Solgenitzin nel 1974, rinforza maggiormente l’autorità morale di Sakharov all’interno della dissidenza sovietica. Il fisico entra in corrispondenza nel corso di questi anni con il Presidente USA Jimmy Carter, cosa che contribuisce ad irritare vieppiù il Presidente Breznev.

Poi il 24 dicembre 1979 sopraggiunge l’invasione sovietica dell’Afghanistan: Sakharov, ancora una volta, non risparmia le sue critiche ed a questo punto le autorità sovietiche decidono di impedirgli di esprimersi pubblicamente. Il 22 gennaio 1980 Sakharov viene arrestato e relegato con la sua donna nella città chiusa di Gorki a 400 chilometri da Mosca. Seguono quindi diversi anni di isolamento quasi totale, sotto una costante sorveglianza poliziesca. Sakharov inizia a diverse riprese degli scioperi della fame, di cui uno per ottenere che sua moglie possa essere operata in Occidente ed ottiene successo, anche se i suoi carcerieri procedono alla sua alimentazione forzata per salvargli la vita. In ogni caso la sua situazione suscita un vasto movimento di appoggio in Occidente ed in particolare presso l’ambiente degli scienziati.

Il 23 dicembre 1986, nell’entusiasmo delle Perestroika e con il permesso di Mikhail Gorbaciov, Sakharov ritorna a Mosca. Diventato una grande figura politica del suo paese, muore nel 1989, senza aver visto il crollo dell’URSS.

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