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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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La guerra di secessione: una guerra totale

LA GUERRA DI SECESSIONE : UNA GUERRA TOTALE

(Stampato su “SUBASIO” n. 3/14 del settembre 2006, Bollettino trimestrale dell’Accademia Properziana del Subasio di Assisi)

I due contendenti pensavano ad una guerra facile e di breve durata. Invece fu lunga ed terribile nella quale il sud avrebbe potuto anche vincere. Racconto di una guerra totale e moderna che ha anticipato le tragedie della 1^ Guerra Mondiale..

Quando il 14 aprile 1861 la milizia della Carolina del Sud obbliga Forte Sumter a capitolare, nessuno poteva sospettare che gli stati del Nord e del Sud si sarebbero ingaggiati in una guerra senza quartiere, attraverso la quale l’identità americana ne risulterà profondamente trasformata. Il rapporto di forze era, sulla carta, favorevole agli Stati del Nord, i quali disponevano già di una potente economia industriale e di un potere navale largamente superiore di fronte ad una Confederazione tre volte meno popolata e le cui risorse erano basate essenzialmente sulla esportazione della coltura del cotone ed in minore misura su quella del tabacco e della canna da zucchero.

Per contro la tradizione militare è più forte nel Sud, rimasto in gran parte aristocratico e dove la mobilitazione della popolazione, determinata a mantenere la propria libertà, appare ugualmente più forte.

L’impreparazione dei due avversari nel campo militare è più o meno equivalente e sarà solo con il passare del tempo che la superiorità materiale del Nord potrà far sentire tutti i suoi effetti.

I principali teatri d’operazioni di questa guerra si incentrano principalmente in Virginia, fra Washington e Richmond, quindi lungo il corso del Mississipi, nelle valli del Tennessee e della Cumberland ed infine sulle coste del Golfo del Messico dove il blocco nordista farà sentire progressivamente i suoi effetti.

Entrambi gli avversari  contavano, all’inizio, su una rapida vittoria. I Confederati stimano che il Governo di Washington si stancherà presto nel voler ristabilire l’Unione, mentre Lincoln ed i suoi consiglieri sono convinti che la Secessione è il frutto della volontà di una minoranza che sarà agevole di ridurre alla ragione.

La vicinanza delle due capitali, Washington e Richmond, spinge entrambi i contendenti a concentrare prioritariamente la loro azione in questa regione dell’Est, nella speranza di ottenervi rapidamente la decisione finale.

Il 21 luglio 1861, la prima battaglia di Bull Run (detta anche Manassas), uno scontro confuso, prova evidente dell’inesperienza dei due eserciti, si risolve a sfavore dei Nordisti, che ripiegano in disordine verso Washington.

Questo primo combattimento, sebbene incoraggiante ma strategicamente non sfruttato dai Confederati, contribuisce invece a galvanizzare la volontà dei Nordisti, desiderosi di cancellare questa sconfitta. Lincoln, con il concorso del Segretario di Stato alla Guerra, Stanton e del generale George B. Mc Clellan, lancia immediatamente un prestito pubblico, il cui successo permette di finanziare una guerra di lunga durata e ingaggia un massiccio arruolamento di volontari. Il generale Mc Clellan, battuto a Bull Run, è un organizzatore competente, ma un tattico molto prudente e nonostante la sua superiorità numerica egli esita ad impegnarsi in una operazione diretta in territorio nemico, dove teme la reazione del generale Johnstone, che fa il vuoto davanti a sé. Egli preferisce trasportare la massa del suo esercito in battello sull’istmo di Virginia, fra gli estuari dei fiumi York e James, per poter marciare da quella direttrice su Richmond e tentare di conquistarla con una manovra a tenaglia.

La superiorità navale dei Nordisti consente la agevole impostazione di tale manovra. 100 mila uomini avanzano pertanto da questa direzione sulla capitale confederata, in concomitanza con una azione convergente su Richmond da parte di forze nordiste, più o meno equivalenti, provenienti da Washington.

I Sudisti davanti a questa manovra a tenaglia sono costretti ad anticipare a tutti i costi la riunione delle forze nemiche e nel maggio giugno 1862, giocando sulla mobilità e sulla sorpresa, il generale “Stonewall” Jackson riesce a vincere separatamente diversi corpi nemici nella valle dello Shenandoah. L’azione di Jackson riesce talmente bene che le autorità nordiste sono persino costrette a far tornare indietro parte delle forze nel timore di una azione diretta sulla loro capitale. I Confederati, in inferiorità numerica di effettivi e di artiglieria, riescono comunque a mantenere l’iniziativa e compensano, attraverso la manovra, un rapporto di forze decisamente sfavorevole. La loro azione ha in effetti successo, specie quando il generale Robert E. Lee, il leggendario “Marse Robert”, assume il comando dell’esercito della Virginia e dal 26 giugno al 2 luglio 1862 ottiene la vittoria nella “battaglia dei sette giorni”, che determina la salvezza della capitale sudista.

Mc Clellan, costretto alla ritirata, viene momentaneamente messo da parte, ma il suo successore, il generale Pope, viene battuto il 29 - 30 agosto nella seconda battaglia di Bull Run. Lee, che è cosciente che il tempo gioca a favore del Nord, tenta nel corso delle settimane seguenti di portare la guerra nello Stato del Maryland, del quale si sa che la sua fedeltà all’Unione é vacillante.  Si attende da questa manovra un risultato politico, proprio nel momento in cui devono aver luogo le elezioni al Congresso del Nord. Lee spera in tal modo che la sfida lanciata all’avversario possa incoraggiare il corpo elettorale nordista a pronunciarsi a favore di un compromesso.

L’impresa, in effetti molto ambiziosa, si risolve in una sconfitta e Mc Clellan, richiamato nel comando in capo,        pensa di poter tagliare la ritirata ai Sudisti. La sua lentezza nell’azione, lascia comunque ai Sudisti la possibilità di ripiegare in buon ordine in Virginia, dopo uno scontro senza esito il 17 settembre 1862, sulle rive dell’Antietam, un affluente del Potomac.

Mentre all’Est le operazioni ristagnano, la guerra ad ovest degli Appalachi, iniziata con qualche scaramuccia nel 1861, prende una maggiore consistenza nel corso del 1862.

In linea di massima i Nordisti controllano nell’area i grandi corsi d’acqua e dispongono della maggioranza dei mezzi di trasporto fluviali. Il generale Ulisses S. Grant (che diventerà in breve il principale comandante del campo nordista), comandante nordista delle truppe riunite nella località di Cairo, una località posta alla confluenza dell’Ohio e del Mississipi, riesce nel frattempo ad impadronirsi dei forti Henry e Donelson, posti rispettivamente a sbarramento delle valli del Tennesse e della Cumberland, costringendo alla ritirata il generale sudista Johnstone. Questi però riesce a sorprendere Grant a Shiloh, lungo il corso del Tennessee, il 13 aprile 1862 e sarà necessario l’arrivo di un altro esercito nordista di rinforzo, comandato dal generale D. C. Buell per ristabilire una situazione di equilibrio.

Due mesi più tardi una flottiglia di cannoniere nordiste arriva a conquistare la città di Memphis, prima tappa per il successivo assedio di Vicksburg, posta più a sud sul Mississipi, punto nevralgico dei collegamenti sudisti, dove giunge la ferrovia che collega il corso inferiore del gran fiume con Atlanta, capitale della Georgia. A Washington però i governanti non riescono a valutare perfettamente le possibilità operative che si aprono nel teatro dell’ovest, continuando a privilegiare il teatro d’operazioni orientale.

L’offensiva del generale Buell viene però anticipata da quella sudista del Generale Bragg nel Kentucky. I Confederati sono poi costretti al ripiegamento dopo la battaglia di Perryville, agli inizi di ottobre, riuscendo a mantenere l’iniziativa e facendo perdere ai Nordisti del tempo prezioso.

Mentre sul teatro operativo terrestre si sviluppano i predetti scontri, il Nord sfrutta a fondo la sua superiorità navale. A partire della primavera del 1862 esso è in misura di applicare un blocco navale alle coste della Confederazione, tra l’altro molto povere di installazioni portuali (Savannah è in effetti il solo sito portuale importante sulla costa orientale). La conquista da parte dei nordisti, alla fine del mese di aprile 1862, della città di New Orleans  (conseguita dalla flotta dell’ammiraglio Farragut, risalendo il braccio principale del fiume Mississipi), toglie al Sud la sua città principale, ben quattro volte più popolata della capitale Richmond. I sudisti, nonostante lo smacco, riescono comunque a mantenere il controllo del corso inferiore del Mississipi, fra Vicksburg e Porto Hudson.

Alla fine del 1862 nulla sembra deciso ed i due belligeranti sono ormai costretti a rinunciare alla speranza di una rapida vittoria. L’abolizione della schiavitù nei paesi confederati conquistati dall’Unione, annunciata dal Congresso di Washington nel luglio 1862, serve a dissuadere l’Inghilterra da un suo intervento a favore del Sud. I Confederati, che molto si attendevano dalle elezioni dell’ottobre novembre nel Nord, rimangono delusi dai risultati, perché sebbene si registri una crescita dell’opposizione democratica, Lincoln ed i repubblicani riescono a mantenere una maggioranza sufficiente. A partire da questo momento le possibilità dei Confederati di una vittoria finale cominciano a ridursi sensibilmente.

Nel novembre 1862, sul fronte principale della Virginia e del Maryland, Mc Clellan viene sostituito dal generale Burnside, che prende il comando dell’Armata del Potomac e che viene completamente battuto il 13 dicembre seguente a Fredericksburg da un esercito sudista nettamente inferiore di numero, ma solidamente organizzato a difesa dietro il fiume Rappahannock. Questa sconfitta provoca un certo rimescolamento fra la classe politica nordista, ma incoraggia anche i repubblicani più radicali a continuare la lotta fino alla fine con l’introduzione, il 3 marzo 1863 della legge sulla Coscrizione Obbligatoria.

Anche lo sconfitto Burnside viene rimpiazzato con il generale Hooker, che non avrà maggiore fortuna del suo predecessore. Di fatto egli sarà sonoramente sconfitto il 4 maggio seguente nello scontro di Chancellorsville dalle forze del generale Lee, due volte inferiori di numero. Le operazioni mettono chiaramente in evidenza che il colpo d’occhio tattico e la capacità di manovra sono decisamente dalla parte sudista, anche se questi hanno perso uno dei loro migliori comandanti: “Stonewall” Jackson.

Ma i successi tattici sudisti della primavera del 1863 hanno chiaramente dei limiti, dei quali Lee è pienamente cosciente. Occorre in effetti una vittoria decisiva che costringa l’Unione ad un compromesso. Nella seconda quindicina di giugno, l’esercito confederato decide di traversare il Potomac ed invade la Pennsylvania, dove deve affrontare le forze del generale Meade, che ha, a sua volta, sostituito Hooker per ordine di Lincoln.

Il 1° luglio le avanguardie dei due eserciti si scontrano per caso all’altezza di Gettysburg, un piccolo borgo sperduto della Pennsylvania. La prima giornata degli scontri è favorevole ai Confederati, che raggiungono le posizioni di Ceminary Ridge. Da quel punto gli assalti frontali dei sudisti si scontrano contro la feroce resistenza dei Nordisti. L’aiutante di Lee, il permaloso e scorbutico generale Longstreet, mette poco entusiasmo nell’eseguire gli ordini del comandante in capo. Egli avrebbe preferito una manovra di avvolgimento, ma Lee temeva che questa azione avrebbe consentito al nemico di sottrarsi al combattimento, cosa che doveva evitare a qualsiasi costo. La ricerca dello scontro decisivo era diventata in effetti una opzione vitale per il Sud, perché un continuo ed indefinito inseguimento avrebbe finito per logorare le forze sudiste, accrescendo in tal modo le possibilità di vittoria del Nord.

Ma, nello specifico, le forze nordiste riescono a mantenere le posizioni nonostante le epiche cariche de i loro avversari, specialmente quelle della leggendaria brigata dei virginiani del generale Pickett. Alla fine Lee deve rassegnarsi a ritirarsi. Le perdite sono pesanti da una parte e dall’altra e corrispondono più o meno ad un terzo degli effettivi impiegati nello scontro. Lee riesce a condurre efficacemente il suo ripiegamento, ma l’esercito che riporta in Virginia è un contingente molto indebolito.

La situazione generale confederata dopo la giornata di Gettysburg è decisamente critica, tanto più che proprio nello stesso periodo anche il nodo di Vicksburg cade nelle mani dei Nordisti. Le forze nordiste conquistando la piazzaforte che dominava il corso inferiore del Mississipi, hanno ormai diviso in due gli Stati Confederati e sono ora in condizione di lanciare un’offensiva contro la regione confederata fra il fiume ed i monti Allegheni.

In effetti la situazione nel teatro di operazioni dell’ovest era rimasta stazionaria fino all’inizio del 1863 e la battaglia di Stone’s River del 2 gennaio 1863, fra il generale nordista Rosecrans ed quello sudista Bragg, al di là delle rispettive ingenti perdite, non aveva permesso ai due contendenti di cambiare la situazione.

La caduta di Vicksburg viene pertanto a mutare radicalmente la situazione. I sudisti, in effetti, attraverso il controllo dei 300 chilometri del corso inferiore del Mississipi potevano mantenere aperti, nonostante gli effetti del blocco navale nordista, i loro collegamenti con il Texas e l’Arkansas, così come il loro commercio con il Messico. Per i Nordisti la presa di Vicksburg diviene col tempo una imprescindibile priorità operativa, nonostante i ripetuti insuccessi per la sua conquista. Alla fine Grant, riesce a trasportare le sue forze anche a sud della piazzaforte, facendole sfilare in battello attraverso il fiume sotto il fuoco delle artiglierie avversarie. La manovra riesce grazie alla colpevole inazione del generale confederato Pemberton, responsabile della difesa della piazzaforte sudista. Da quel momento, maggio 1863, ha inizio l’attacco sistematico alla fortezza, che sarà costretta alla resa il 1° luglio seguente dopo quarantaquattro giorni di duro assedio.

La capitolazione di Vicksburg significa per il Sud la perdita di 30 mila uomini, di ingenti quantità di materiali e soprattutto la perdita definitiva del controllo del corso del Mississipi.

Il Nord cerca rapidamente di sfruttare l’evidente vantaggio acquisito. Il generale Rosecrans conquista il 9 settembre 1863 la città di Chattanoooga sul Tennessee, dopo aver sloggiato Bragg dalle sue posizioni fortificate di Tullahoma. Sei giorni dopo Burnside riesce a conseguire il controllo di Knoxville, un importante nodo ferroviario posto più ad est. Il generale sudista Bragg lancia il 20 dello stesso mese un brillante contrattacco a Chikamauga, costringendo Rosecrans a trincerarsi a Chattanooga, ma il successo tattico riportato dai sudisti, costato molto caro in effettivi da entrambi le parti, viene rapidamente annullato dall’arrivo delle forze nordiste del generale Shermann, che nel novembre dello stesso anno liberano Chattanooga dall’assedio, togliendo ai sudisti una possibile vittoria decisamente positiva sotto l’aspetto morale e materiale.

Ormai il tempo gioca sempre di più a favore del Nord, le cui risorse umane e materiali non cessano di aumentare (nel marzo 1865 l’Unione sarà in grado di opporre ben 900 mila uomini ai 175 mila logorati effettivi dei Confederati).

La prosperità agricola ed industriale del Nord e l’aumento delle tariffe doganali, che proteggono il suo mercato dalla concorrenza straniera, contribuiscono ad aumentare la differenza ed assicurano senza soverchi problemi il finanziamento dello sforzo bellico. Per contro l’isolamento del Sud ed il suo sottosviluppo industriale diventano ogni giorno di più un handicap insormontabile.

Nel febbraio 1864 Lincoln conferisce a Grant il grado di Luogotenente Generale, facendone di fatto il comandante in Capo di tutto l’Esercito nordista. Questa nuova unità di comando dà immediatamente origine alla applicazione di una strategia fondata sulla concentrazione di tutti gli sforzi su due direttrici: il generale Sherman deve avanzare da Chattanooga in direzione di Atlanta e del porto sudista di Savannah, mentre Grant ed il generale Meade devono concentrare la loro azione contro Lee per la conquista di Richmond.

Sapendo perfettamente che il rapporto di forze sul campo è ormai di 2 a 1 per i Nordisti, Grant non si preoccupa più di sottigliezze legate alla manovra, ma decide di lanciare una serie di attacchi frontali, anche a prezzo di rilevanti perdite umane, nella convinzione che l’avversario soffrirà perdite analoghe e che una logica di usura del più debole porterà inevitabilmente alla sua vittoria finale.

Nonostante la superiorità di manovra dell’avversario, Grant accentua la sua pressione su Richmond e Lee, ormai cosciente del pericolo della tattica di Grant, tenta un ultimo colpo, lanciando le forze del generale Early nella valle della Shenandoah. Questi nel luglio 1864 arriverà fino alle porte di Washington, ma la reazione nordista, affidata alle forze del generale Sheridan, salva la situazione.

Nel frattempo a Sud il generale Sherman ha lasciato Chattanooga il 5 maggio 1864 in direzione di Atlanta. Superando in tempi successivi le ripetute ed efficaci difese poste dal generale sudista Johnstone, egli giunge in vista del suo obiettivo iniziale. Jefferson Davis, il Presidente dei Confederati, rimpiazza Johnstone con il generale John Bell Hood, ma questi, nonostante i ripetuti sforzi, è costretto a salvare le sue forze, evacuando il 1° settembre la città di Atlanta.

Conquistata Atlanta, Sherman deve far fronte alle operazioni di guerriglia condotte dai confederati contro le sue linee di comunicazione e davanti a questa nuova tattica dell’avversario decide di tenere riunite tutte le sue forze e di marciare su Savannah, effettuando nel contempo una sistematica depredazione delle risorse locali per sopravvivere. La tattica di Sherman si rivela disastrosa per il Sud e per lo stato della Georgia. Una fascia di 90 chilometri di larghezza per una lunghezza di 450 chilometri viene sistematicamente saccheggiata, incendiando tutte le abitazione incontrate e trasformando in un deserto le campagne della Georgia. L’effetto di demoralizzazione sulle popolazioni sudiste è terribile, tanto più che nel dicembre 1864 le forze del generale Hood vengono battute nello scontro di Nashville.

Una volta giunto a Savannah e ristabilito il cordone ombelicale logistico con le forze sudiste attraverso l’oceano, Sherman decide di risalire verso il nord per effettuare la giunzione con le forze di Grant. Continuando nell’opera di sistematico saccheggio, le truppe nordiste incendiano e mettono a sacco Columbia, la capitale della Carolina del Sud e la città di Charleston.

Da parte sua Grant riprende l’offensiva alle fine del mese di marzo 1865 ed il 2 aprile seguente Lee, che non dispone più dei mezzi per fronteggiare la minaccia, è costretto ad abbandonare Richmond. Le forze sudiste sono ormai ridotte a circa 20 mila uomini affamati ed a pezzi (disperati). Il 9 aprile 1865, nella località di Appotomax, Lee è costretto ad accettare la capitolazione. Tuttavia egli ottiene per i soldati confederati il diritto a rientrare alle loro case. Otto giorni più tardi, viene concluso un accordo più ampio fra Sherman e Johnstone, ma le sue clausole relativamente moderate saranno rimesse in discussione dall’assassinio di Lincoln, avvenuto il 14 aprile 1865. Dopo le prove e le difficoltà provocate da una guerra durata quattro anni, lo sfortunato Sud dovrà subire anche la vendetta dei suoi vincitori.

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