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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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Geopolitica dell’ISLAM

GEOPOLITICA DELL’ISLAM

 

(pubblicato su “SUBASIO” n. 4/11 del dicembre 2003, Bollettino trimestrale dell’Accademia Properziana del Subasio di Assisi)

Se l’Islam ha trasformato i popoli conquistati, non ha potuto farli sparire. Esame delle costanti etniche, geografiche e storiche del mondo mussulmano.

I mussulmani di oggi, equivalenti a circa 1,3 miliardi di individui, sono ben lontani dall’assomigliarsi tutti fra di loro. Il mondo mussulmano presenta oggi una grande diversità etnolinguistica, giuridico - religiosa e politica, sebbene conservi in comune gli elementi della sua propria tradizione. La carta etnica del mondo mussulmano è principalmente quella di popoli differenziati da lunga data: Arabi, Turchi, Persiani, Indonesiani, Malesi, etnie dell’Africa nera, ecc. Ciascuno di questi popoli esisteva ben prima della predicazione di Maometto del 6° secolo della nostra era, ciascuno di essi aveva già una sua storia, una lingua ed una cultura propria, allorché l’Islam ha fatto irruzione nella storia del mondo.

L’opera di Maometto è stata quella di dare una bandiera agli Arabi, di farli rientrare nella storia con il concomitante esaurimento e decadenza dei Persiani e dei Bizantini. L’Islam è stata innanzitutto la religione nazionale degli Arabi prima di diventare una religione a vocazione universale.

Sebbene divenuto rapidamente transnazionale, l’Islam è nondimeno rimasto storicamente lo strumento della dominazione di uno o più popoli mussulmani[1] su altri popoli. Il Califfato[2] degli Omeyyadi era arabo (14 Califfi fino al 750, oltre a 57 in Spagna, Califfato di Cordova e Granada, dal 755 fino al 1492), quello degli Abbassidi (da Al Abbas, zio di Maometto) era arabo e persiano (37 Califfi fino al 1258, quando scacciati dai Mongoli si rifugiano in Egitto, all’ombra dei Mamelucchi), quello sciita ismailita dei Fatimidi era arabo egiziano (14 Califfi. Dinastia nata a Mahdia in Tunisia nel 909 da Ubaid Allah, che si installa in Egitto nel 969 con L’Iman Al Muizz. Questo Califfato viene debellato nel 1171 dal Saladino, riconducendolo all’obbedienza abbasside e sunnita) e più tardi si arriverà al Califfato Ottomano, a dominazione turca (29 Califfi dal 1517, conquista dell’Egitto, fino al 1924). Sta di fatto che dalla morte di Maometto fino al 1517 la condizione base per essere eletto al Califfato, sostanzialmente rispettata, è stata quella di appartenere o discendere dalla Tribù dei Kuraysh, quella di Maometto.

Questa diversità di popoli mussulmani ha fatto si che l’Islam è stata una realtà di potere unificata solamente sotto i primi quattro califfi e che il califfato islamico è in seguito apparso molto rapidamente piuttosto come uno strumento di imperialismo al servizio di una dinastia, etnicamente ben identificata.

Ma prima di esaminare gli aspetti del potere mussulmano conviene fare anche un breve esame delle differenze che tutt’oggi sussistono anche a livello religione nell’Islam[3].

L’islam

Di fatto sono tre le grandi branche dell’islam moderno: i Sunniti, gli Sciiti ed i Karigiti. Queste divisioni sono il prodotto di vecchie dispute legate alla successione del 1° periodo califfale.

I Sunniti, quelli che seguono la Sunna, la tradizione primitiva ed ammettono la successione classica (Abu Bakr, Omar, Othman, Alì) del califfato, attribuito ad un discendente della tribù dei Kuraysh. Sono largamente maggioritari nel mondo mussulmano, rappresentando circa l’85 % del totale. Essi derivano dai partigiani di Muawjia (figlio di Abu Sufyan, cugino del Califfo Othman e capostipite degli Omeyyadi) nella successione al califfato, non ammettono oggi una istanza centrale religiosa e quindi una gerarchia religiosa strutturata. La pratica religiosa dei Sunniti non é peraltro uniforme e ha subito notevoli diversificazioni a seconda della scuola giuridica prevalente. Nella pratica oggi coesistono quattro scuole giuridiche principali: il Kafeismo, l’Anafismo, il Malekismo e l’Anbalismo. Schematizzando per una migliore comprensione, potremo dire che il Kafeismo (da Mohamed ibn Idris Chafei, morto nell’826) è la scuola mussulmana prevalente nell’Oceano Indiano e nell’Asia, l’Anafismo (da Abu Hanifa, morto nel 767) era la scuola prevalente sotto gli Abbassidi e dell’Impero Ottomano, Siria, Libano ed Irak, il Malekismo (da Malik ibn Anas, morto nel 795) è quella prevalente nell’Africa del Nord  e Nigeria e l’Anbalismo (da Ahmed ibn Hanbal, morto nell’855) è la dottrina prevalente nella penisola Arabica (della quale il Wahabismo[4] ne é l’espressione Saudita). Quest’ultima scuola è attualmente l’espressione più tradizionalista, fondamentalista e rigorosa dell’Islam sunnita, mentre il Malekismo ne rappresenta una versione tradizionalista meno estremista e l’Anafismo ne risulta la corrente più “aperta”. Le differenze fra le varie scuole si basano essenzialmente sul valore che ciascuna di esse accorda ai tre supporti fondamentali dell’Islam, il Corano (Quran, la Rivelazione di Dio a Maometto), la Sunna (la “via”: la pratica e la tradizione religiosa) e gli Hadith (i detti del Profeta ed i commentari del Corano).

Gli Sciiti (da Si ia : “partire”), derivano dei partigiani di Alì (Alidi), 4° Califfo dal 656 al 660 (vinto ed assassinato nel 661), cugino e genero del Profeta (marito di Fatima), riconosciuto come 1° Iman ed unico e legittimo successore di Maometto. Sono i nemici degli Omeyyadi nella successione califfale. Seguono la scuola giuridico - coranica detta dei Giafariti, rappresentano il 15% della popolazione mussulmana, sono incentrati nell’Iran ed ammettono una istanza centrale ed una struttura religiosa costituita da Mullah[5] e da un Imanato, che ha la direzione politica e spirituale della comunità. L’Iman, “colui che è davanti”,  discendente diretto di Alì, è la guida infallibile della fede. Altre suddivisioni degli Sciiti sono fra gli altri i Duodecimani, che attendono dopo la scomparsa del 12° Iman l’arrivo del (al) Mahdi (billah) (l’inviato di Dio che ritornerà alla fine del mondo per ristabilirvi un islam purificato) ed i Septimani o Ismailiti (da Ismail, 7° Iman), i Nizariti soprattutto in Pakistan ed i Nusayr o Alauiti duodecimani in Siria, di cui fa parte la famiglia al potere (Assad).

I Septimani, variante dello sciismo duodecimano, largamente minoritari, traggono la loro origine dalle dispute nella successione del 6° Iman Jafar El Sadek. Di fatto Musa al Kazem riesce a farsi eleggere 7° Iman, a danno del successore naturale Ismail, figlio di Jafar. I partigiani di Ismail, sconfitti, daranno dunque vita agli Ismailiti, che avranno il loro periodo di splendore nel califfato Fatimide.

I Nizariti, invece, sono una variante scissionista degli Ismailiti, che hanno origine da una disputa nella successione califfale dei fatimidi in Egitto. Nel 1094, alla morte del Califfo Al Mustansir, per l’intervento del visir Al Afdal, comandante dell’Esercito, viene eletto califfo Al Mustali, a danno di Nizar, figlio primogenito di Al Mustansir. I partigiani di Nizar, morto assassinato in prigione ad Alessandria d’Egitto, daranno vita ai Nizariti, in Siria e Libano (setta degli Assassini) e nella Persia del Caspio (antenati dell’attuale Aga Khan Karim).  

I Karigiti, (da Kharadjia: “uscire”), dissidenti di Alì, 4° Califfo dal 657, oggi praticamente scomparsi e fortemente rappresentati un tempo nel Maghreb e dagli Zayditi dello Yemen, sopravvivono ormai solo negli Ibaditi (da Abdallah ibn Ibad) dell’Oman e negli Mzabiti o Mozabiti in Algeria. Costituiscono una ulteriore suddivisione degli Alidi (seguaci di Alì), decisamente minoritaria e seguono una dottrina ugualitaria che, fra l’altro, contesta la supremazia ed esclusività della tribù del Profeta (Kuraish) nella successione califfale.

In particolare gli Zayditi traggono la loro origine dalle dispute seguite alla successione del 4° Califfo Alì 2° Zayd Al Abidin. Il successore naturale Zayd viene scartato dalla successione ed i suoi partigiani, sconfitti, daranno appunto vita agli Zayditi.

In sostanza anche in termini di fede non esiste nel mondo mussulmano identità di vedute e tali diversità di fondo si sommano con le diversità politiche dei diversi poteri esistenti.

Il potere

Al giorno d’oggi nessun popolo mussulmano sunnita possiede una istituzione di califfato e nel contesto della Umma (vocabolo che indica la comunità di tutti i mussulmani) coesistono fra di loro solo tre tipi di strutture di potere mussulmano: gli stati, le minoranze interetniche e le organizzazioni transnazionali.

Ciascuno di questi poteri sviluppa una propria logica geopolitica anche se tutti interagiscono fra di loro. Gli stati del mondo arabo, turco, persiano, africano o asiatico hanno una politica estera specifica che segue primariamente ed in primo luogo criteri di Realpolitik, piuttosto che criteri di coerenza religiosa. Così, ad esempio, l’Iran persiano e sciita preferisce l’Armenia cristiana agli Azeri, sciiti e turcofoni. Allo stesso modo il Marocco preferisce avere dei rapporti privilegiati con la Francia, ex potenza coloniale di cultura cristiana, piuttosto che con il suo vicino algerino. Ancora l’Arabia Saudita o la Siria, hanno potuto nel 1991 fare la guerra contro l’Irak, paese arabo e mussulmano, a fianco degli occidentali. Nelle relazioni fra gli stati del mondo mussulmano lo scontro, spesso secolare, fra popoli portatori di divergenti interessi strategici ed economici ha avuto quasi sempre il sopravvento sulla comunanza religiosa.

Le realtà etnico nazionali hanno pesato in modo significativo e singolare sulla storia del mondo mussulmano (come d’altronde in tutte le altre parti del mondo) tanto che hanno portato come conseguenza lo sfilacciamento dell’unità religiosa del primo islam, introducendo al suo interno delle importanti varianti o variabili teologiche in funzione della geografia. Abbiamo visto come, in seguito ad una disputa di successione dinastica al califfato, si sia verificata la prima fratturazione del mondo mussulmano in sunniti e sciiti e come gli aspetti etnici si siano poi sovrapposti ai problemi di religione. Di fatto come gli Arabi del 1° secolo dell’Egira avevano fatto dell’Islam la loro religione nazionale, così i Persiani fanno del particolarismo islamico dello Sciismo la loro religione di stato ed il loro bastione spirituale contro il mondo arabo e turco sunnita. I particolarismi religiosi, Zaydita in Yemen ed Ibadita nell’Oman, avevano lo scopo di differenziare i progetti nazionali yemeniti ed omaniti in seno al mondo arabo. In Indonesia si sviluppa un sincretismo islamico, frutto delle radicate tradizioni secolare esistenti. Inoltre il Sufismo, le Confraternite (vedi i Senussi in Cirenaica o i Naqsbandi nel Caucaso), il Muridismo, il Salafismo (da Salaf: antenato), il Bektascismo, caratterizzano l’Islam dell’Africa, come quello dell’Asia Centrale e del Caucaso.  Dappertutto l’eredità culturale dei popoli ha impregnato in modo originale la pratica religiosa mussulmana ed ha contribuito a fare dell’islam una realtà globale con forti contrasti e chiaroscuri.

La divisione del mondo mussulmano determina il suo declino

Non si potrà mai immaginare come l’ideologia nazionalista araba moderna potrebbe avere successo in un paese tradizionalista wahabita e come i Fratelli Mussulmani potrebbero prosperare in Irak se non si tiene conto del tipo di islam dominante nell’area. Ciò non potrà avvenire almeno fino a quando i due islam dominanti saranno rispettivamente il Sunnita anafita e lo Sciita.

Il mondo mussulmano è dunque frammentato in molteplici centri di potere ed ammette pratiche differenti nella religione. E’ pertanto inevitabile concludere che non esiste più davanti al mondo occidentale un blocco di potenza mussulmana monolitico. Ma allora quale è in effetti la realtà del mondo mussulmano nel contesto della dinamica delle forze che fanno la storia del mondo ?

L’Islam è fin dalle origini una idea forza che i poteri mussulmani, siano essi statali, interstatali, transnazionali, utilizzano per i loro interessi e per aumentare la loro influenza. L’Islam è innanzitutto l’idea forza dei poteri transnazionali islamici, dei combattenti dell’islam civilizzatore, agli occhi dei quali le frontiere interne del mondo mussulmano sono artificiali e non hanno ragione di esistere. La setta degli Assassini, nel 1° secolo dopo il 1000, non aveva altro scopo che quello di provocare, attraverso il terrorismo, la caduta del potere califfale, giudicato corrotto nei suoi valori tradizionali e troppo ristretto nell’ambito geografico. Gli islamici di oggi combattono, sia gli stati mussulmani ed i loro regimi, sia l’Occidente cristiano o laico. La loro strategia è quella di portare ad incandescenza il rapporto fra il mondo mussulmano e quello occidentale a tal punto da provocare in ciascuno dei due mondi una spontanea compattazione in termini di convergenza culturale e di civiltà che possa avere la meglio sulle divisioni statali. Questo progetto di scontro fra le civiltà, sostenuto dall’azione delle organizzazioni islamiche, ha indubbiamente fatto dei progressi dopo la fine della guerra fredda russo - americana e soprattutto dopo lo spettacolare attentato alle torri gemelle di New York dell’11 settembre 2001. Il mondo mussulmano è certamente rimasto diviso in stati, i cui poteri continuano a mantenere politiche divergenti, ma gli islamici hanno accresciuto la loro influenza nello spirito di numerosi mussulmani nel mondo. Il mito di una età d’oro dell’islam, che corrispondeva ad una situazione di unità e ad una adeguata potenza politica, sonnecchia nella mente dei mussulmani e questa attitudine mentale potrebbe essere indirizzata, in presenza particolari condizioni storiche, anche contro le logiche di potere degli attuali stati mussulmani. Poiché è un fatto indiscutibile che il profondo declino della potenza del mondo mussulmano è anche e soprattutto la conseguenza della frammentazione e della divisione in stati.

Questo spiega perché un consistente numero di mussulmani, anche fra quelli che non aderiscono all’ideologia dell’islam politico, ha potuto sentire una certa “assurda” fierezza, allorché una organizzazione, facendo riferimento all’islam, ha inflitto un duro colpo agli USA. considerati dalla maggior parte dei mussulmani come il principale sostegno di Israele e come il principale responsabile della stagnazione economica e politica degli stati mussulmani. 

I tentativi nella parte arabo mussulmana di impostare una ideologia unitaria del nazionalismo arabo, quali quelli di Nasser e recentemente di Saddam Hussein, sono miseramente falliti per l’ostilità sia dell’asse israelo - americano, sia dei paesi arabi tradizionalisti, sia dalle logiche statali propugnate dai Turchi e dagli Iraniani. L’Egitto non è più nella situazione di rinnovare una politica pan araba, in quanto fortemente condizionato dal un colossale aiuto finanziario USA. L’Irak, dopo la caduta di Saddam, avrà bisogno di molti decenni per recuperare l’influenza perduta ed una politica estera credibile. I paesi del Maghreb rimangono concentrati sulle loro dispute geopolitiche intestine. La Turchia è per il momento una fortezza militare pro USA che sostiene di fatto Israele, anche se emergono segnali inquietanti per il futuro. Di fatto la recente presa di potere da Parte del Partito islamico ad Ankara, l’atteggiamento ambiguo tenuto dal governo turco in occasione del recente conflitto in Irak ed alcune dichiarazioni del premier M. Erdogan quali: “I minareti sono le nostre baionette, le cupole i nostri elmetti e le moschee le nostre caserme”, non colorano certo di rosa il futuro dei rapporti con l’Occidente. Tra l’altro il nodo dell’entrata della Turchia in Europa frena e condiziona per certi aspetti l’azione del governo turco nel campo islamico, ma l’Europa dovrebbe comunque valutare attentamente l’ammissione di Ankara nella Unione, perché una Turchia islamica potrebbe divenire per l’Europa un nuovo “Cavallo di Troia” della storia.

L’Islam torna ad espandersi

Gi islamici sottolineano con forza che, dal Caspio al Corno d’Africa, passando evidentemente per il Golfo Persico, l’essenziale delle risorse mondiali in idrocarburi si trova in territorio mussulmano. Un Califfato petroliere gigante, islamico ed indipendente dai poteri occidentali, controllerebbe la dipendenza energetica dell’Occidente e dell’Asia e quindi il loro sviluppo economico. L’Islam ritroverebbe così la situazione di splendore vissuta fino al 1500, quando fu un punto di obbligato passaggio del commercio fra l’Europa e l’Asia e distrutta dalla sete di potere degli Europei, quando aggirarono l’Islam da sud per il mare.

Convinti della decadenza materialista degli occidentali, gli islamici accompagnano la loro strategia geopolitica con una volontà di espansione geografica senza limiti. Essi pensano che le comunità mussulmane d’Europa e d’America possono diventare le teste di ponte avanzate di un progetto di conversione mondiale all’Islam.

Lo sviluppo dei poteri islamici transnazionali, in risorse ed uomini, è in primo luogo conseguenza della politica condotta dagli stessi stati mussulmani e molti di tali movimento oggi sfuggono quasi ad ogni controllo effettivo.

Seguendo una logica di profitto a fini specifici propri, gli stati mussulmani hanno utilizzato l’idea dell’Islam nella loro politica estera, sia finanziando direttamente l’espansione della religione mussulmana all’esterno delle loro frontiere, sia appoggiando, sottobanco, i movimenti islamici. L’Iran della rivoluzione islamica sciita ha contribuito alla islamizzazione della comunità sciite libanesi ed irachene. L’Arabia Saudita ha finanziato l’espansione di un sunnismo duro e tradizionalista (Wahabismo) in numerosi paesi mussulmani e nelle comunità mussulmane occidentali, specie quelle balcaniche. Il Pakistan ha favorito la reislamizzazione dell’Asia Centrale, mentre il Sudan ed la Libia hanno fatto altrettanto nell’Africa. Il Marocco, da parte sua, ha accolto per lungo tempo gli oppositori islamici dell’Algeria e diversi regimi nazionalisti arabi, come la Siria e l’Irak di Saddam, mentre dal un lato reprimevano duramente i movimenti islamici interni, dall’altro appoggiavano a piene mani il radicalismo palestinese. Infine il regime indonesiano ha ugualmente impiegato l’arma dell’islamismo, di fronte al separatismo delle sue periferie geografiche.

Allo stesso modo numerosi sono gli Stati mussulmani che hanno strumentalizzato l’islam e l’islamismo, per disturbare il proprio vicino, per fare pressione su dei paesi occidentali o più semplicemente per accrescere la loro influenza.

In questa gara di influenza per mezzo dell’uso della causa islamica, il peso del denaro è stato sempre determinante. Dalle sue origini l’Islam è stata una religione strettamente legata al mezzo mercantile e la cui espansione è andata sempre di pari passo con l’estensione della rete commerciale del mondo arabo verso l’Asia e l’Africa. Oggi è il denaro del petrolio, il denaro saudita, che si impone nell’offerta teologica islamica. Questo spiega infatti la superiorità crescente del Wahabismo sulle altre scuole giuridiche dell’islam sunnita, dal Senegal al Caucaso fino all’Asia Centrale, passando per le comunità mussulmane immigrate in Europa.

Un nuovo scontro di civilizzazioni

L’Islam, come idea forza, è sempre più sospinto dal Wahabismo, una delle correnti di pensiero islamico più rigorose  e fondamentaliste, che cerca in tutti i modi  di risvegliare, in modo “simmetrico” l’idea forza dell’Occidente cristiano. Di fatto entrambi le civilizzazioni, Islam e Occidente, hanno paradossalmente bisogno l’una dell’altra per mantenersi. Nell’11° secolo, al tempo delle Crociate, la difesa della Cristianità è stata una idea forza possente, ma non dovremmo dimenticare che essa lo è stata per servire degli interessi particolari, quelli del Papato, la cui supremazia in Europa era minacciata dall’affermarsi dei poteri temporali e quelli della Francia, la cui crescita e consolidamento risiedeva appunto nella alleanza con la Chiesa Cattolica.

Gli stati mussulmani non sono stati dunque i soli ad utilizzare l’idea dello scontro fra le civilizzazioni. Alcuni stati non mussulmani lo hanno fatto e lo fanno ancora.

Nel 18° secolo quando la Francia e l’Inghilterra si affrontavano per l’egemonia nel Mediterraneo, la spedizione francese in Egitto ruppe con la secolare tradizionale politica di intesa con l’Impero ottomano. Gli inglesi per rendere sicura la loro rotta per le Indie decisero allora di consolidare l’egemonia del califfato ottomano in tutti i territori dell’islam sunnita anche non arabo (Afghanistan e Pakistan). A partire dal 1890 la carta della politica islamica viene ripresa dalla Germania. L’obiettivo della politica tedesca era non solamente quello di spingere Persia e Afghanistan contro la Russia, ma anche di provocare il sollevamento dei mussulmani dell’India per indebolire l’impero britannico. Aiutati dai Turchi, il cui Sultano era anche il Califfo dei Credenti arrivarono persino a far credere che l’Imperatore Guglielmo 2° si era segretamente convertito all’Islam. Gli Inglesi a fronte di tale emergenza decisero di opporre al Califfato turco un Califfato arabo. Nel 1915 promisero agli Arabi uno stato indipendente nella penisola arabica con la sovranità sui luoghi santi dell’Islam (Medina e La Mecca). Ma alla fine della 1^ Guerra Mondiale non ci fu un Califfato arabo ed in più Lord Balfour aprì la strada ad una “homeland” per gli Ebrei in Palestina, mentre dopo la 2^ non ci più neanche il Califfato turco..

Alla fine della 2^ Guerra Mondiale, secondo il solco tracciato dalle diplomazie occidentali, gli USA decisero di giocare la carta islamica contro il comunismo sovietico, che minacciava di infiltrarsi pesantemente in Medio Oriente. Nel mondo arabo i Fratelli Mussulmani furono appoggiati contro i nazionalisti. Più tardi, per lottare contro l’invasione sovietica in Afghanistan, l’asse USA, Sauditi, Pakistan finanzia l’islamismo radicale dei Talebani del Mullah Omar. L’Islam tradizionale è stato sempre considerato dalla politica anglosassone come il migliore guardiano delle risorse petrolifere mondiali, così come la garanzia che gli Arabi sarebbero rimasti mercanti delle rendite del petrolio e non sarebbero mai andati verso una indipendenza strategica, attraverso una modernizzazione politica ed economica delle loro società.

Giocando sempre nella logica dello scontro delle civilizzazioni, gli USA possono cercare di attirare a sé l’Europa Occidentale e la Russia per costruire un vasto blocco transatlantico da Vancouver a Vladivostok (secondo l’espressione usata dal Segretario di Stato James Baker nel 1991), per far fronte all’Islam ed alla Cina.

Ora la crisi evidente degli stati mussulmani dalla Nigeria all’Indonesia, passando ultimamente per l’Irak, mette gli USA nelle condizioni di dominare le risorse energetiche mondiali e di controllare indirettamente la dipendenza energetica del colosso cinese.

Orbene anche se l’islamismo divenisse maggioritario nella maggioranza degli stati musulmani, che capacità di potenza reale potrebbe disporre davanti alla potenza convenzionale e nucleare americana ? Attraverso quale miracolo esso potrebbe addivenire alla imposizione di un Califfato unico all’insieme del mondo mussulmano, ridandogli una vera dimensione politica e conseguentemente l’indipendenza strategica ?

L’islamismo oggigiorno non può che rappresentare appena una turbativa (un rumore di fondo per utilizzare un immagine presa dall’elettronica) nel sistema geopolitico mondiale sotto leadership USA. Il terrorismo islamico ne è la prova. Esso può creare incertezza ed instabilità, ma non si riesce ad intravedere come potrebbe arrivare a modificare in tal modo la gerarchia consolidata delle potenze mondiali.

La Cina, per contro, possiede ancora tutte queste possibilità.

Note conclusive

Nella realtà la storia del mondo ci insegna che i pericoli più esiziali per una potenza vengono spesso dall’interno. L’Occidente romano non ha mai avuto ragione delle vecchie religioni orientali ebree e persiane, che avevano ferocemente resistito all’ellenismo. Roma ha creduto di conquistare l’Oriente ma è stato l’Oriente semita che ha rimpiazzato le vecchie religioni europee con il Cristianesimo. Più tardi la vernice ellenica, placcata sulla parte orientale dell’Impero romano, non è stata in grado di resistere all’irrompere dell’islam.

La potenza di una nazione è l’espressione della capacità di violenza che può scatenare, ma anche e soprattutto risultato della determinazione della sua azione che, a sua volta, è conseguenza del vigore della propria identità. Una identità forte, priva di una forza efficace, potrebbe rivelarsi nel tempo molto più potente rispetto ad una identità affievolita, che pure disponga di mezzi militari considerevoli.

Solo un Cristianesimo splendente, impregnato dello spirito combattivo europeo, ha permesso lungo i secoli di resistere e respingere la forza dell’islam dell’impero ottomano. Oggi questo Cristianesimo appare appannato, così come affievolito appare negli Europei il senso di appartenenza e la coscienza di far parte di una grande civilizzazione indo europea. Conseguenza di un materialismo dilagante e del fatto che l’ideale dell’Europa unita non è ancora sentito come dovrebbe e che la costruzione europea, specie politica, è ancora lontana. Nel frattempo l’Occidente è oggetto di una immigrazione di massa e, malgrado ogni evidenza, è in corso una vero e proprio tentativo di islamizzazione indiretta dell’Europa occidentale. Allora il problema non sarà più dell’Occidente davanti all’Islam, ma dell’Islam dentro l’Occidente. Quale sarà il destino di una Francia o di una Germania, le più colpite da questo fenomeno, se verranno a perdere le loro specificità nazionali ? Non c’è dubbio che una Europa unita e con una forte identità culturale e sociale appare la sola via di uscita per il futuro. En in questa ottica conviene riflettere sui pressanti appelli fatti dal Santo Padre nell’inserimento nella costituzione europea di un chiaro riferimento alla matrice culturale cristiano giudaica.

In sostanza il tema dello scontro fra le civilizzazioni serve oggi, sia agli USA, che agli islamici. Tutti giocano alla logica del blocco contro la logica dell’equilibrio fra gli stati. Gli USA alla logica del blocco contro Islam e Cina, l’Islam alla logica della eliminazione delle frontiere interne per costruire un blocco per una nuova espansione mondiale ed in questo gioco l’Europa è quella che rischia di più, perché corre il pericolo, non avendo ancora trovato una sua vera e forte identità multinazionale, di entrare in subalternità in uno o nell’altro blocco. Allo stesso tempo l’espansione costante dell’Islam nel continente euroasiatico rappresenta una minaccia reale per l’identità dei popoli europei. Il terrorismo islamico planetario può essere certamente doloroso a breve termine, ma rappresenta una minaccia nota e quindi combattuta e non ha alcuna possibilità di farci scomparire dalla storia. Per contro i poteri politici europei non hanno ancora identificato la minaccia alla propria identità che è rappresentata dall’immigrazione mussulmana e dalla Turchia, vale a dire un cambiamento radicale del suo substrato etnico e religioso, che potrebbe portare alla fine della storia degli indoeuropei e del cristianesimo europeo.

GLOSSARIO

 

  • Aissauismo: Confraternita mussulmana fondata a Meknes nel Marocco da Sidi al Hadi Ben Aissa (nato nel 1456 circa). Pratica il Dhikr e l’ascesi, resi popolari attraverso la danza, il canto, ecc.
  • Akhi: antichi sacerdoti mussulmani sciiti operanti nell’ambiente urbano e nelle corporazioni dei mestieri, animati da grande fede, ma dalla dubbiosa dottrina.
  • Ayatollah : “Segno di Dio”. Titolo acquisito in una università religiosa. Negli sciiti designa i Mujtahids, le persone che sono degne insegnare la teologia e di praticare l’interpretazione della volontà dell’Imam nascosto, con il quale essi sono in contatto spirituale.
  • Alauiti o Nusayr: setta mussulmana derivata dagli Sciiti duodecimani o Alidi. Al potere in Siria con la famiglia del Presidente Hafez el Assad.
  • Alevi o Mevlevi o Dervisci danzanti: da “Mevlana” “Nostro Signore”. Comunità mussulmana derivata dagli Sciiti e fondata da Jelal ed Din Rumi nel 1200 a Konya: Di una certa importanza in Turchia. Conosciuti anche come Dervisci danzanti, rappresentano oggi una corrente laica importante contro l’islamismo sunnita.
  • Alim: singolare di Ulema (sapiente).
  • Baath o Baas: Partito della “Resurrezione”. Nome del partito nazionalista arabo e socialista fondato nel 1953, importante in Siria ed Irak.
  • Baba: sacerdote mussulmano sciita presso i turcomanni. Famoso Baba Ishak.
  • Bektascismo: Movimento mussulmano, sciita duodecimano, fondato ad Haci Bektas in Anatolia nel 1240 da Hadjdji Bektachi Veli (1210 – 1271), originario del Khorassan e proveniente dai Dervisci erranti. Divenuta una Confraternita ed una dottrina religiosa codificata nel 1500 sulla base del libro lasciato da Bektachi, propugna un islamismo non conformista, poco preoccupato di seguire alla lettera i riti ed i dogmi dell’islam. Ammette il vino, la danza ed i pasti comunitari misti. Ebbe un grande seguito fra i Giannizzeri ottomani.
  • Bey o Dey: Capo delle milizie mussulmane; poi Governatore di Provincia nell’Impero Ottomano; Militare: Colonnello.
  • Cadì o Kadì: Giudice istituito nel mondo mussulmano per giudicare secondo la legge coranica.
  • Califfo o Khalifa: Vicario, Luogotenente, Successore del Profeta, Capo politico e spirituale della Comunità mussulmana. Il 1° Califfo è stato Abu Bakr, genero di Maometto. Maometto non ha lasciato nulla di scritto e di codificato circa la successione califfale. Veniva inizialmente considerata come una attribuzione spettante di diritto a membri della tribù di Maometto, i Kuraysh.
  • Chadilismo: Confraternita fondata nel Maghreb dall’Iman Chadili (1196 – 1258), nato in Tunisia. Gli è attribuita la scoperta del caffè. Diffuso in Arabia, Maghreb, Egitto e Comore.
  • Confraternite: movimenti mussulmani riformatori e missionari.
  • Corano, Qu’ran: Lettura, recitazione.
  • Dar al Islam: Casa dell’Islam. Territorio mussulmano dove si impone la Sharia.
  • Dar el Harb: Casa della Guerra. Territori non mussulmani (da conquistare !).
  • Dhimma o Dhimmis o Zimmi: Statuto dei soggetti non “mussulmani” “protetti dal Corano” (e cittadini di 2^ categoria!) che professano una delle religioni rivelate d’Abramo, organizzati in Millet (Rum, Ermeni e Yahudi). Si tratta dei Cristiani delle varie confessioni e dei Giudei che, in virtù di tale stato, beneficiano di una “tolleranza” religiosa da parte del potere mussulmano, in una decisa posizione di sottomissione e di inferiorità politica. Di fatto il Corano nel Dhimmat Allah (X, 24) stabilisce le regole del trattamento dei non mussulmani nei paesi conquistati. “Combattete quelli che non credono …. fino a che questi paghino la Dgizyia”, che nella pratica era una tassa da 3 a 3,5 volte superiore a quella applicata ai mussulmani.
  • Drusi: Popolazione delle montagne libanesi e siriane appartenenti ad una setta islamica eretica.
  • Egira o Hijira:Esilio, emigrazione” del Profeta a Medina, che marca l’inizio dell’era musulmana (16 luglio 622 dell’era cristiana).
  • Emiro o Amir: Comandante dei Credenti, militare o Governatore di Provincia. Nel mondo musulmano si usa anche per indicare un Principe. Il primo ad usarlo è stato il 2° Califfo, Omar. Il Califfo si chiamava anche Amir al Muminim (Munimin).
  • Fatwa: Consultazione religiosa su questioni di diritto o Decreto teologico vincolante per tutti i mussulmani. Emesso da Dottori della Fede (Ulema) può avere valore di scomunica e di condanna a morte.
  • Fiqh: Diritto giurisprudenziale dell’Islam, interpretazione ed applicazione della Sharia.
  • Firman: Editto di un sovrano mussulmano.
  • Fratelli Mussulmani: Movimento, di ispirazione Salafita, fondato nel 1928 in Egitto da Hassan al Bannah, vecchio allievo di Mohamed Abdah. Ha per obiettivo la islamizzazione della società, una riforma morale e religiosa di ogni credente. Il movimento, radicalizzatosi negli anni 1950, è stato ferocemente combattuto da Nasser negli anno ’60. E’ la matrice di tutte le correnti islamiche contemporanee. L’Hamas palestinese ne è una filiazione.
  • Hadith: Commentari del Corano.
  • Hashemiti: Famiglia dell’Hegiaz in Arabia, branca della tribù dei Kuraish, discendenti da Hashem ibn Abd Manaf, che a partire dall’11° secolo ha fornito gli Sceriffi o Sayd della Mecca, Guardiani ereditari dei luoghi santi dell’Islam. Famiglia attualmente al potere in Giordania.
  • Hezbollah:Partito di Dio”. Movimento sciita fondato nel 1982, appoggiato dall’Iran, che riunisce più gruppi e che oggi si batte per imporre in Libano una repubblica coranica.
  • Ibaditi, setta dei Karigiti fondata a Djerba in Algeria da Abdallah ibn Abad, morto 909. largamente minoritari, propugnano una dottrina ugualitaria e sono diffusi specialmente nell’Oman ed a Zanzibar.
  • Idrissismo: confraternita fondata nel Marocco da Ahmed ben Idris (+792), che ha costruito Fez ed occupato Tlemcen
  • Iman:Colui che è davanti”, Capo spirituale e temporale della Comunità mussulmana sciita. Titolo attribuito ai discendenti di Alì, 4° Califfo e 1° Iman degli Sciiti. Nei Sunniti l’Iman ha il compito di dirigere le preghiere comunitarie e l’Iman Khatib è quello che presiede alla preghiere del venerdì.
  • Imanato: Direzione politica e spirituale della comunità sciita.
  • Ijtihad: Lo “sforzo” di innovazione e di interpretazione personale della legge mussulmana, opposto alla sottomissione senza riserve alla tradizione (Taqlid).
  • Ismailiti o Septimani: variante dello sciismo duodecimano, largamente minoritaria, trae origine dalle dispute nella successione del 6° Iman Jafar El Sadek. Di fatto Musa al Kazem riesce a farsi eleggere 7° Iman, a danno del successore naturale Ismail, figlio di Jafar. I partigiani di Ismail, sconfitti, daranno dunque vita agli Ismailiti, che avranno il loro periodo di splendore nel califfato Fatimide d’Egitto. Una loro ulteriore variante è rappresentata dai Nizariti.
  • Jihad: Letteralmente “Sforzo” inteso come ascesi su se stesso per un perfezionamento morale e religioso oppure sforzo collettivo per estendere, anche con le armi, l’Islam, nel senso di “Guerra Santa”. Obbligo, nell’Islam classico, vincolante per tutti i mussulmani adulti e maschi.
  • Karigiti:Quelli che sono usciti” (da Kharadjia: uscire) dal campo di Alì, Califfo, cugino e genero di Maometto nel 657. Corrente sciita secessionista, ugualitaria e rigorosa, rifiuta il monopolio della famiglia del Profeta sul Califfato. Appartenevano a questa fazione gli Zayditi dello Yemen e gli Ibaditi dell’Oman. Predicano un rigorismo morale totale e rifiutano il titolo di “credente” a chi ha commesso peccati mortali
  • Khedivé: Titolo accordato dal Sultano ottomano al Sovrano d’Egitto nel 1800.
  • Madrasa: Istituto di insegnamento giuridico religioso mussulmano.
  • Mamelucco: Schiavo di origine bianca. In Egitto formarono una casta militare e dettero origine ad una dinastia che ha governato l’Egitto e la Sira dal 1250 al 1517. Nell’Egitto ottomano continuarono a fornire una milizia molto potente. Gli ultimi mamelucchi vennero eliminati da Khedivé Mehemet Alì, all’inizio del 1800.
  • Marabutto: sapiente religioso. In Africa discendenti dai santi (Sufi)
  • Millet: Comunità etnica e religiosa “protetta”, diversa dai mussulmani, durante l’impero ottomano (Ermeni: armeni, Rum: Greci, Yahudi: Ebrei, ecc.).
  • Mirza: designa nel mondo indo iraniano i discendenti del profeta per via femminile.
  • Mufti: Giureconsulto ed interprete della Dottrina in materia di diritto mussulmano. Alto dignitario religioso consigliere spirituale. Gran Mufti: di Istambul era Sheik al Islam: Consigliere spirituale e rappresentante del Califfo.
  • Muridismo: Movimento politico religioso mussulmano, fondato verso la fine del 1700 da Ghazi Mullah, che chiamava i credenti alla Ghazavat (guerra santa) contro gli invasori ed infedeli russi e che dava notevole risalto ai rituali ed alle danze. Guidato da un Imam ha avuto un grande rilievo nel Caucaso. Un movimento analogo fu fondato nel 1890 nel Senegal dallo Sceicco Ahamadou Bamba (1852 – 1924) con il principio che il lavoro è un mezzo di santificazione altrettanto valido che la preghiera. Hanno la loro città santa a Toubà (Senegal) e considerano la Jihad come una azione non violenta. La donna gioca un ruolo fondamentale nella società. Contestato dal certe confraternite di Sufi.
  • Mujahiddin: Combattenti della “Guerra Santa”.
  • Muslim o Moslem: mussulmano: colui che segue la religione di Maometto; sono i “Credenti” che fanno parte del Reaya (gregge) del Profeta che si suddividono in Credenti e Convertiti (Muwallads). C’è una grande differenza fra Paesi Mussulmani e Paesi Islamici: i primi hanno la popolazione in larga maggioranza mussulmana; i secondi invece fanno dell’islam (religione) e della Sharia (diritto e tradizione) il fondamento della loro legittimità e delle loro leggi (vedi Arabia Saudita, Iran e Pakistan)
  • Mutaziliti: seguaci della dottrina propugnata dall’asceta Wasil ibn Ata (+ 748) che indica la Ragione come fonte della conoscenza religiosa. L’uomo è libero dei suoi atti. Esiste nel mondo il Bene ed il Male che vengono individuati dalla ragione. Concezione di un Corano che non può essere eterno come Allah.
  • Nabi: Profeta.
  • Naqsbandi: Confraternità sufita del Caucaso, che aderiva alla dottrina del Muridismo e che ha avuto una grande influenza nella resistenza mussulmana contro i Russi. Fondata nel 1300 da Mohamed Baha al Din Naqsbandi (1317 - 89). Diffuso in Turchia, Caucaso, Turkestan, Siria, Cina e Kazakistan.
  • Nizariti (Ismailiti). Sono una variante scissionista degli Ismailiti, che hanno origine da una disputa nella successione califfale dei fatimidi in Egitto. Nel 1094, alla morte del Califfo Al Mustansir, per l’intervento del visir Al Afdal, comandante dell’Esercito, viene eletto Califfo Al Mustali, a danno di Nizar, figlio primogenito di Al Mustansir. I partigiani di Nizar, morto assassinato in prigione ad Alessandria d’Egitto, daranno vita ai Nizariti, in Siria e Libano (setta degli Assassini) e nella Persia del Caspio. I Nizariti persiani, oggi fortemente rappresentati in Pakistan, riconoscono come Capo religioso, Karim Aga Khan 4°, nato nel 1936, attuale loro 49° Imam.
  • Pasha: Governatore ottomano di Vilayet; Militare: Generale
  • Rais: Dall’arabo “Ras”, Testa. Capo, Comandante di una nave, Capitano corsaro nel mondo musulmano. Titolo affibbiato a capi populisti quali Nasser, Bourghiba, Saddam, ecc.
  • Rasul: “Inviato” o “Messaggero”. Titolo attribuito a Maometto come inviato di Allah.
  • Rifaismo: Confraternita fondata da Ahmed ar Rifai (1106 – 1182). Ha avuto una larga diffusione in Egitto, Turchia e Siria. Noti per dimostrazioni pubbliche, camminare sui carboni accesi, flagellarsi con delle verghe ecc.
  • Salafiti (Salafya): da Salaf: “antenato”, i primi “pii antenati”, discepoli del Profeta. Movimento riformista mussulmano, nato nel 1800 da Jamal al Din al Afgani, iraniano e continuato da un suo allievo Mohamed Abduh (1848 – 1905) egiziano. Ripreso e sviluppato in senso più nazionalista nel Maghreb. da Rashid Rida, morto nel 1935. Incarna la corrente reazionaria attivista, puritana e populista dell’Islam. Contrario al nazionalismo, al socialismo ed alla democrazia, propugna una Umma condotta da un Califfo, come ai tempi del Profeta. Contrario a qualsiasi innovazione religiosa, pretende di purificare la religione da ogni traccia di idolatria e politeismo e da qualsiasi inquinamento di dottrina religiosa non islamica. Odia l’esoterismo degli Sciiti ed il misticismo dei Sufi, considerati eretici. Rifiuta il concetto di partito all’occidentale. Insomma propugna l’Islam del Profeta, niente di più e niente di meno.
  • Sayyd, Sayed, Sidi, o Sceriffo: nobile, signore, componente dell’aristocrazia arabo - mussulmana, discendente per sangue in linea maschile dalla famiglia del Profeta. Sidi ha poi dato il nome all’eroe spagnolo il Cid Campeador. I discendenti in linea femminile sono chiamati nel mondo indo - iraniano Mirzas
  • Senussia: Confraternita mussulmana riformatrice e missionaria nata nel 1837 e fondata dall’algerino Mohamed al Senussi (morto nel 1859) a Mazouna. Emigrato nell’Oasi di Cufra in Libia. Il movimento ha giocato un ruolo importante nella resistenza contro la penetrazione coloniale, in particolare nel Sahara ed in Cirenaica. Il nipote del fondatore lo Sceriffo Idriss è stato l’anima della resistenza cirenaica contro gli Italiani, divento Re di Libia e rovesciato nel 1969 da Ghaddafi.
  • Shahid: testimoni della fede; martiri della fede.
  • Sharia o Charia o Sherja: Legge ideale, canonica, islamica decorrente dalla tradizione e dalla giurisprudenza. Essa definisce lo stato personale e familiare, il diritto penale e pubblico. Si applica a tutti i credenti (mussulmani) nel senso integrale e letterale. Dal punto di vista occidentale la Sharia è vista come tradizionalismo.
  • Sceicco, Sheik: Capo Tribù arabo.
  • Sufismo: Da Sufi “Vestito con tonaca di cotone”. Dottrina esoterica e spirituale dell’Islam che si appoggia quasi esclusivamente sull’esperienza mistica dei Sufi e risultante dalla pratica dell’ascetismo. Seguita a partire dai primi secoli dell’Egira, conta fra i Sufi la maggioranza dei Santi venerati dall’Islam. Condannati dal Califfato Abbasside con l’esecuzione nel 922 di Aòl Halladj e poi riconciliati, ha avuto un grande sviluppo. Degenerato, a volte, in Marabuttismo e Fachirirsmo
  • Sultano: “Il potere”, “l’autorità”. Indica successivamente chi lo esercita. Al tempo dei califfi Abbassidi di Bagdad era il titolo portato da un principe Selgiuchida esercitante un potere distinto da quello del Califfo. Il titolo è divenuto successivamente espressione del sovrani mamelucchi ed ottomani.
  • Sunna: “La via”, pratica e tradizione religiosa primitiva dell’islam.
  • Tijanismo: Confraternità mussulmana fondata nel 1782 da Abu al Abbas Ahmed at Tijani (1737 – 1815), sceicco algerino, sepolto a Fez.
  • Ulema (sing. Alim): Il detentore della conoscenza religiosa. Erudito mussulmano, guardiano della tradizione, i rappresentanti del consenso della comunità, per i quali interpretano le legge divina. Detengono nell’Islam classico di una considerevole autorità sui credenti.
  • Umma: Comunità di tutti i credenti (mussulmani). Ha una connotazione politica.
  • Wahabismo: da Mohamed Abd al Wahab (1703 – 1792). Fondamentalista mussulmano. Dottrina di ispirazione anbalita, predicata in Arabia, tendente al rigetto di tutte le innovazioni, specie dei filosofo, delle confraternite e del culto dei santi, per un ritorno alle sorgenti vere della tradizione. Predica una interpretazione rigorosa e letterale della Sharja. Esercita dalla fine del 1700 una influenza decisiva nel regno saudita.

Zayditi variante degli Sciiti duodecimani che trae la sua origine dalle dispute sorte nella successione del 4° Califfo Alì 2° Zayd Al Abidin. Il successore naturale Zayd viene scartato dalla successione ed i suoi partigiani, sconfitti, daranno appunto vita agli Zayditi. Diffusi nello Yemen dal 797.

 

[1] mussulmano: colui che segue la religione di Maometto; C’è una grande differenza fra Paesi Mussulmani e Paesi Islamici: i primi hanno la popolazione in larga maggioranza mussulmana; i secondi invece fanno dell’islam (religione) e della Sharia (diritto e tradizione) il fondamento della loro legittimità e delle loro leggi (vedi Arabia Saudita, Iran e Pakistan)

[2] Istituzione a vocazione universale in auge presso i Sunniti con la funzione di direzione politica e spirituale della comunità mussulmana. Il Califfato è oggi vacante dopo l’abolizione di quello turco nel 1924.

[3] Con la i minuscola si intende la Religione con la I maiuscola la civilizzazione mussulmana

[4] Deriva da Mohammed ibn Abd el Wahab nato nella penisola arabica verso il 1700 e morto nel 1792. Rappresenta. oltre che il ritorno alle sorgenti della religione mussulmana a fronte della corruzione degli Ulema e della vita dissoluta dei Sultani ottomani, una prima forma di reazione “nazionale” araba contro la dominazione turca. Nel 1749 si verifica nei fatti l’alleanza fra il riformatore e lo Sceicco (Capo tribù) Mohammed ibn Saud, capo della attuale dinastia saudita e questi, conquistata nel 1754 la città di Riyad, la capitale del Negid o Nagd, vi instaura uno stato teocratico centralizzato. Successivamente, con Saud il Grande, la dinastia riuscirà a conquistare tutta la penisola arabica. Ma solo con il sultano Abd el Aziz 3° ibn Saud all’inizio del 20° secolo, dopo la reazione ottomana di Mehemet Alì, del 1818, i Sauditi riusciranno a consolidarsi nel 1925 con la conquista del Luoghi Santi dell’Islam ed a crearsi un regno indipendente nel 1932.

[5] Membro del clero sciita, mentre l’Ayatollah nella struttura sciita è un Mullah di alto rango.

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