facebook
^Torna sù

  • 1 www.iacopi.org
    IACOPI o JACOPI: una serie di antiche famiglie originarie della TOSCANA
  • 2 Iacopi - Jacopi
    Un cognome molto raro con (alle spalle) una storia importante !
  • 3 RICERCHE E STUDI
    Alla ricerca delle origini e della storia degli IACOPI. Sito interamente creato grazie alla ricerca e agli studi.
  • 4 AIUTI GRADITI
    Essendo ricerche storiche molto complesse è possibile vi sia qualche errore. Nel caso riscontriate delle imprecisioni vi prego di comunicarlo a maxtrimurti@gmail.com
  • 5 Benvenuto
    Buona navigazione.

IACOPI DISCENDENZE E STORIA

Una vita di ricerche per conoscere chi sono.

  

FILIPPO II, RE DI MACEDONIA

FILIPPO II, RE DI MACEDONIA

(Pubblicato sul n. 279, settembre 2020, della Rivista Informatica “Storia in

Network” - www.storiain. )

 

Il 26 maggio 2016, nel corso di un interessantissimo viaggio nella Grecia del

Nord, ho avuto l’opportunità di visitare, a VERGINA, la magnificenza della

tomba del padre di Alessandro Magno, Filippo il Macedone e di scoprire la

grandezza del personaggio. Un sovrano che i Greci avevano additato ai

posteri come un despota e che avevano vituperato e denigrato per averli

sottomessi. Di fatto, Filippo era diventato re di Macedonia in un momento il

cui il suo regno lottava senza successo su diversi fronti. La sua radicale

riforma dell’esercito, attraverso la creazione di nuove unità e l’adozione di

nuove tattiche ed armamenti,trasformerà il suo regno nella più grande

potenza militare del tempo. In soli 23 anni, egli riuscirà a dominare tutta la

Grecia ed a porre le basi sulle quali suo figlio, potrà edificare il suo impero.

Filippo (da Philos hippos: colui che ama il cavallo) il Macedone (re dal -360

al -336), discendente dalla famiglia reale degli Argeadi, che affermava di

derivare da Ercole (figlio valoroso ed invincibile di Giove), nasce a Pella, la

capitale dello stato, nel – 382 ed era il terzo figlio del re di Macedonia,

Amyntas III (re dal – 392 al - 370). Egli accede al potere in qualità di reggente

e tutore, durante la minore età di Amyntas IV (giustiziato da Alessandro nel -

336), figlio di suo fratello Perdicca III (re dal – 365 al -359). Filippo assume la

guida del regno in un momento estremamente critico, dopo la morte di Perdicca,

perito insieme a 4 mila uomini, nella sfortunata battaglia contro gli Illiri di Argeo

II (pretendente al trono di Macedonia e re per due anni) del -359. Di fatto, a

quel tempo, la Macedonia risultava minacciata, oltre che dai suoi vicini, anche

dalle dispute intestine nell’ambito della famiglia regnante. Il giovane Filippo,

ventiseienne, riuscirà non solo a mantenersi sul trono, ma anche a consolidare la

monarchia, ridando vigore all’unità dei Macedoni, estendendone le frontiere ed

accrescendone la prosperità e la potenza. Nel giro di pochi anni, il nuovo sovrano,

per mezzo delle sue conquiste guerriere ed i suoi abili interventi nei conflitti

interni greci, riuscirà a trasformare il suo regno in una potenza egemone.

Appoggiandosi sul suo potente esercito e sul suo talento diplomatico, egli

diventerà l’arbitro politico incontestato dall’Ellesponto al Peloponneso.

Filippo, monarca ambizioso

La sua prima iniziativa sarà quella di costituire un esercito di mestiere, ben

equipaggiato e disciplinato; in effetti, durante i tre anni in cui era stato ostaggio

a Tebe, nella Beozia, egli aveva appreso le tattiche di guerra di Pelopida (-420 / -

364) e di Epaminonda (-418 / -362), i due grandi comandanti che avevano

sconfitto a Leuttra gli opliti di Sparta, fino ad allora considerati invincibili.

Filippo provvede a migliorare l’organizzazione e l’equipaggiamento delle truppe

macedoni, creando nuove falangi, composte da soldati disposti in ranghi compatti

ed armati di sarisse (lunghe lance o picche di circa 5 metri). Sui fianchi delle

falangi Filippo aggiunge una temibile cavalleria e truppe di fanteria leggera (i

Peltasti, armati di spada e giavellotto ed un piccolo scudo di legno) e gli

Hypaspisti (fanteria pesante oplitica, armata di lancia e di grandi scudi) ed

equipaggia il suo esercito con nuove e possenti macchine da guerra, che si

riveleranno di importanza capitale nell’assedio di città fortificate.

L’esercito macedone era composto basicamente da 20 mila fanti e circa 8 mila

soldati, impegnati nella cavalleria e nelle truppe ausiliarie. Alla loro guida, Filippo

potrà intraprendere ambiziose campagne di conquista allo scopo di estendere il

suo regno. Egli attacca, in tale contesto, i Traci e gli Illiri, quindi si impadronisce

delle ricche miniere d’oro e d’argento del Monte Pangeo (1), che costituiranno

una fonte abbondante di opulenza per pagare le truppe, corrompere i suoi

avversari e sostenere le riforme introdotte nel regno macedone. Secondo alcune

stime, queste miniere fornivano circa mille talenti (2) all’anno, una somma

equivalente a quella che Atene aveva tratto dal suo impero marittimo nel suo

apogeo.

Fra gli altri, Filippo provvede a rafforzare i legami fra la monarchia e le famiglie

aristocratiche, nel passato spesso insubordinate. Essi si assicura del loro

sostegno conferendo ai loro rappresentati il titolo di consiglieri o Hetaroi

(compagni d’arme) nella cavalleria. Egli invita i giovani figli dell’aristocrazia a

diventare paggi del re a corte al fine di educarli e di mantenerli sotto controllo.

Inoltre, il re macedone saprà, allo stesso tempo, eliminare i suoi rivali potenziali

ed in condizioni di federare e ricompensare i suoi amici.

Sotto il suo regno, la Macedonia va incontro ad una espansione territoriale e ad

una stabilità sociale, mai conosciute in precedenza. Nella vita del re macedone

l’anno -360 è marcato dalla nascita del suo primo erede maschio Carano

(eliminato da Alessandro Magno), avuto dalla prima moglie Fila di Elimea e l’anno

– 356 risulterà particolarmente glorioso: Filippo ha la gioia della nascita di

Alessandro Magno; cessa di essere il reggente del giovane Amyntas,

autoproclamandosi re; rifonda la città di Krenides (Crenide), sull’isola di Thasos

(i Tasii), alla quale dà il suo nome, Filippi; consegue una vittoria equestre nei

giochi olimpici greci.

Quanto alla sua vita privata, Filippo, secondo la tradizione in auge nella corte

macedone, praticava una specie di poligamia e avrà almeno sei o sette mogli

ufficiali oltre ad una lunga serie di amanti. Queste plurime unioni rispondevano

innanzitutto a necessità di tipo politiche: consolidare la pace con le potenze

vicine, garantendo buone relazioni con i suoi bellicosi vicini e dare eredi al trono.

In particolare, il matrimonio con Olimpia, la quarta moglie ufficiale e la madre di

Alessandro Magno rientrava in questa logica. La donna era una principessa del

Regno dei Molossi e figlia di Neottolemo 1°, re dell’Epiro. Anche questa

dinastia vantava ascendenza mitiche che la legava, attraverso Neottolemo ed

Andromaca, al più grande guerriero dell’epoca omerica, Achille. Il matrimonio di

Filippo con Olimpiade non durerà a lungo ed il re macedone si sposerà almeno

altre tre volte, fra le quali Meda di Odessa, figlia di Kothelàs, re dei Geti e

Cleopatra Euridice (3).

Le città e la Lega di Corinto

Filippo è stato capace, in diverse occasioni, di trarre profitto dalle rivalità fra le

città greche, inizialmente durante il suo intervento nella Calcidica e nella Tracia.

In queste regioni costiere, dove Atene aveva fondato colonie e possedeva

interessi commerciali i conflitti duravano sin dalla guerre del Peloponneso. In tale

scenario, Filippo sostiene la città di Olinto contro Atene ed i suoi alleati. Nella

Calcidica egli riesce a conquistare Potidea nell’anno -356, impadronendosi, in

seguito di Methone, ma soprattutto di Anfipoli (sottomessa nell’anno –357),

importante colonia ateniese, che gli apriva l’accesso alla Tracia.

Più tardi il re macedone combatterà anche Olinto, la sua vecchia alleata,

conquistando la città, distruggendola nell’anno -348, espellendone e riducendo in

schiavitù tutti i suoi abitanti. Successivamente Filippo marcia sulla Tessaglia, che

cede alle sue minacce e si sottomette alla sua volontà. Egli partecipa quindi, con

abilità ed in maniera decisiva, a quella che è stata denominata “terza guerra

sacra”. Sotto la minaccia dell’esercito macedone, i Focesi, che si erano resi

padroni del santuario di Delfi, vengono costretti ad abbandonare il sito ed a

Filippo verrà attribuito il titolo di Protettore di Delfi.

Le incursioni delle truppe macedoni nella Grecia centrale e l’insaziabile ambizione

del sovrano macedone, inquietano fortemente gli Ateniesi - pungolati dal grande

oratore Demostene (autore delle celebri Filippiche) – ed i Tebani, che finiranno

per dichiarargli guerra nel – 339. I loro eserciti riuniti affronteranno, nell’anno -

338, le truppe macedoni, condotte da Filippo, nella piana di Cheronea, in Beozia,

dove verranno duramente sconfitti.

Gli Ateniesi ed i Tebani consideravano questa battaglia come decisiva per la

libertà delle città greche, minacciate dal despota “barbaro”. I due campi,

composti ciascuno di circa 30 mila effettivi, si sono combattuti accanitamente e

lo scontro fra le fanterie risulterà terribile. Lo scontro raggiunge il suo epilogo

quando la cavalleria macedone attacca il fianco destro delle linee nemiche e si

infila in una breccia della linea di fronte. Gli Hetaroi macedone, agguerriti ed

esaltati, guidati da giovane ed intrepido Alessandro, caricheranno il famoso

Battaglione Sacro dei Tebani. I 300 guerrieri che lo componevano (150 coppie di

amanti maschili) lotteranno con esemplare coraggio e periranno senza cedere

terreno. Questa offensiva macedone determina l’esito della battaglia, nel corso

della quale numerosi Ateniesi e Tebani verranno fatti prigionieri e contribuisce

alla gloria del valoroso Alessandro, all’epoca diciottenne. Filippo si mostrerà

magnanime nei confronti dei vinti ed effettuerà rappresaglie non troppo dure

contro le città di Atene e di Tebe. Le due città, in ogni caso, dovranno accogliere

gli esiliati, pagare elevati tributi ed accettare al loro interno una guarnigione

macedone.

La vittoria militare aveva dimostrato ampiamente la superiorità della Macedonia

rispetto alle due città più potenti della Grecia. Sparta, ben più lontana, poco

popolata ed orgogliosamente isolata, non si era ancora rimessa dalla sua pesante

sconfitta di Leuttra dell’anno -371 e non prenderà parte, né alla battaglia, né al

trattato di pace che ne seguirà.

I Greci, su richiesta di Filippo, si riuniranno a Corinto per negoziare un accordo

di pace comune a tutte le città-stato greche. Il mantenimento di questa “pace

comune (koiné eirene) viene affidato alla sorveglianza di un Consiglio federale

(synedrion). In caso di guerra contro una potenza straniera, il comando delle

truppe spettava al monarca macedone in quanto hégemon, vale a dire generale in

capo. L’istituzione della Lega di Corinto conferma la supremazia della Macedonia,

che gioca ormai un ruolo di arbitro nell’ambito dell’alleanza e controlla il suo buon

funzionamento. Sparta, a suo tempo potente e ormai disprezzata, rimane esclusa

dal trattato.

Preparativi della vendetta

La proposta diplomatica di Filippo della “pace comune”, la Koiné eirene,

riprendeva un ideale propugnato con ardore, nel passato, dall’oratore Isocrate (-

436 / -338). Essa mirava a mettere un termine, una volta per tutte, alle

sempiterne lotte intestine fra le città e che avevano contribuito alla rovina della

Grecia. Ormai uniti, tutti gli eserciti greci potevano fare fronte comune contro il

nemico di sempre: i Persiani.

Questa unione aveva da molto tempo molti fautori, che la propugnavano al grido

di “Vendetta” e “Libertà”. Vendetta contro i Persiani, che avevano invaso la

Grecia e distrutto i suoi templi. Libertà per le isole e le popolazioni elleniche

sottomesse ed asservite dalla Pace del Re (il riferimento è al sovrano persiano

vittorioso, Artaserse II (-452 / -358)), altrimenti denominata come Pace di

Antalcidas (dal nome del generale spartano sconfitto), conclusa nell’anno – 386.

Filippo, beneficiando di un sostegno politico forte, aveva ormai le mani libere per

attraversare l’Ellesponto ed estendere il suo potere in Asia. Egli poteva marciare

alla testa delle truppe macedoni e greche riunite, allo scopo di vendicare l’antica

invasione persiana e porsi come capo panellenico invincibile. Tuttavia, alcuni greci,

come il tenace Demostene (-384 / -322) ed altri Ateniesi, temevano la tirannia

macedone. Essi non potevano dimenticare così facilmente il fatto che essi

avevano sempre considerato i Macedoni come un popolo di pastori barbari ed

incolti (anche se i loro governati si erano sforzati di ellenizzarsi) e che gli stessi

Macedoni erano stati alleati dei Persiani nella seconda guerra contro i Medi.

Il re macedone non si era comportato come un fautore della pace, ma come un

conquistatore senza scrupoli che aveva imposto, progressivamente, il suo giogo.

Grazie alla sua forza militare ed alle sue manovre diplomatiche, Filippo aveva

saputo approfittare delle dispute intestine dei Greci per porsi come arbitro e

come capo provvidenziale, riducendo l’autonomia delle città greche. All’inizio

dell’anno -337, la Lega di Corinto decide, su richiesta di Filippo, di accordargli i

pieni poteri e di dichiarare guerra ai Persiani. Vestendo l’uniforme di Hégemon e

di capo incontestato dei Greci, il re macedone era ormai pronto a realizzare il suo

più grande ed ambizioso progetto.

Agli inizi dell’anno seguente, egli ordina l’invio in Asia minore di un contingente di

truppe di circa 10 mila uomini, a scopo ricognitivo ed al comando di due uomini di

fiducia, Parmenione (-400 / -329) ed Attalo (-390 /-336). Parallelamente egli

esorta i suoi alleati ad armare una flotta congiunta per sostenere l’offensiva. Ma

Filippo non attraverserà mai l’Ellesponto, perché, nell’autunno del -336, egli verrà

eliminato da una congiura di palazzo.

La morte di Filippo

Per comprendere l’inattesa morte di Filippo, preceduta dal raffreddamento delle

sue relazioni con Alessandro, occorre ritornare indietro nel tempo. Tutto risale

alla metà dell’anno -337, nel corso del quale il re macedone aveva sposato la sua

settima moglie. L’eletta era una giovane e bella esponente dell’aristocrazia locale,

Cleopatra Euridice, nipote del generale Attalo, sopra ricordato. La donna era la

sola delle sue spose ad essere discendente da un nobile lignaggio macedone.

Quest’unione, spingerà, lo zio della sposa, impulsivo ed orgoglioso, ad esclamare,

durante il banchetto nuziale, che Filippo poteva ormai generare un erede

legittimo di sangue macedone. Alessandro, insultato e furioso, lascia i

festeggiamenti e la corte, rifugiandosi in Epiro presso la madre Olimpiade.

Qualche mese più tardi, il padre ed il figlio si riconcilieranno pubblicamente,

durante un’altra festività di famiglia, importante per la sua magnificenza ed il

suo significato politico. Cleopatra, la figlia di Filippo e sorella di Alessandro,

sposava suo zio Alessandro Molosso (-362 / -330), erede dell’Epiro e fratello di

sua madre. Il matrimonio viene celebrato nella città di Agai (oggi Vergina),

capitale della Macedonia.

Nel corso della parata festiva, mentre Filippo entrava trionfante e fiducioso nel

teatro, dove era stata eretta una statua in suo onore, accanto ai 12 dei

dell’Olimpo, egli viene pugnalato da una guardia del corpo. L’assassino, chiamato

Pausania, aveva voluto, così si dice, vendicarsi di una vecchia offesa perpetrata

dallo stesso Filippo. L’attentatore verrà eliminato a sua volta dai membri della

guardia di Filippo. Molti hanno sospettato che il mandante dell’assassinio fossero

i Persiani, in quanto essi avevano numerosi motivi per eliminare un nemico così

pericoloso. In ogni caso, approfittando dell’occasione e senza prove concrete

della loro implicazione nell’attentato, Alessandro Magno farà eliminare quasi tutti

i suoi possibili rivali.

I funerali hanno luogo ad Agai, alla presenza di Olimpiade, venuta dall’Epiro e

Filippo verrà inumato in una sontuosa tomba. Naturalmente l’omicidio verrà a

vantaggio di Alessandro e di Olimpiade. Alessandro che, nonostante i problemi

creati da Attalo, era rimasto sempre il principe ereditario presunto ed aveva

costituito molto spesso un motivo di fierezza per suo padre, poteva ormai essere

considerato come il legittimo pretendente al trono. Il fedele Antipatros () si

affretta a proclamarlo re davanti all’esercito, in modo che l’erede possa essere

acclamato secondo la tradizione.

Gli oppositori o gli eventuali pretendenti al trono verranno rapidamente eliminati

con la scusa, non provata, di aver partecipato al regicidio. In tale contesto, due

principi della famiglia reale macedone della provincia di Lyncestide, il giovane

Amyntas IV, figlio di Perdicca III e cugino di Alessandro ed il potente generale

Attalo, assassinato in Asia minore, subiranno la stessa sorte. Una volta

stabilizzata la situazione Alessandro si reca in Grecia per esservi riconosciuto

come Arconte dei Tessali ed Hégemon delle città della Lega di Corinto, titoli a

suo tempo portati da suo padre..

Filippo era stato un grande re per la Macedonia. In soli 23 anni di regno aveva

trasformato il suo paese, allargato e consolidato le sue frontiere, rinforzato una

monarchia molto indebolita, unificato lo Stato, organizzato un potente esercito

di mestiere e conquistato territori che si estendevano da Danubio fino alla

Grecia. Per i Greci, il bilancio del regno di Filippo risultava molto contrastato.

Secondo i più critici, egli incarnava l’hubris, la dismisura. Re barbaro di un popolo

di pastori, egli aveva agito da uomo senza scrupoli e secondo i suoi capricci, allo

stesso modo di un tiranno, distruggendo intere città (Anfipoli, Methone, Stagira

ed Olinto) o privandole della loro autonomia e della loro libertà.

L’eredità di Filippo il Macedone

Non sappiamo se Filippo avesse previsto una espansione in Asia, così estesa come

quella realizzata da suo figlio. Ma se il giovane Alessandro non avesse ereditato

una Macedonia unificata e dominatrice, come anche il possente esercito di suo

padre, che aveva sottomesso l’intera Grecia, le sue future conquiste sarebbero

state impossibili.

Alessandro aveva 20 anni quando Filippo è stato assassinato ad Agai nell’estate

del -336. Egli assume il potere con la determinazione decisa e rapida che lo

caratterizzava. Egli era stato educato per diventare re; aveva vissuto a fianco di

suo padre, in quanto erede al trono. Nel corso degli anni precedenti, egli aveva

partecipato al governo, dirigendo la Macedonia per un breve periodo durante

l’assenza di Filippo e soffocato una ribellione in Tracia. Egli aveva dimostrato,

inoltre, a 18 anni, la sua tempra eroica nel corso della battaglia di Cheronea ed in

occasione di altre campagne militari.

Nei suoi riguardi, i presagi divini che annunciavano la sua futura grandezza si

erano ben presto moltiplicati. Olimpiade, sua madre, raccontava di aver sognato,

quando era incinta, che una saetta aveva attraversato il suo ventre. Si

raccontava, inoltre, che il giorno della nascita di Alessandro, il tempio di

Artemide (Diana) ad Efeso era stato incendiato e distrutto da un fulmine (segno

evidente per molti che la dea lo avesse trascurato per vegliare sulla nascita del

principe macedone). Gli aneddoti come quello dell’addomesticamento del cavallo

Bucefalo, sua montura preferita nelle campagne militari o il rinvio degli

ambasciatori persiani venuti ad esigere il tradizionale tributo annuo, evidenziano

la sua intelligenza e la sua nobiltà d’animo.

Filippo aveva vigilato affinché suo figlio ricevesse la migliore educazione

possibile, estesa e curata: la famosa paideia, che si era particolarmente

sviluppata ad Atene e che riguardava la conoscenza delle cose dello spirito e

l’impiego delle armi. Per questo Filippo farà venire i migliori precettori.

Uno di questi sarà il saggio Aristotele (385 / -323). Filippo l’aveva

espressamente invitato per insegnare la cultura greca a suo figlio per circa tre

anni. Aristotele non ha educato Alessandro come un filosofo, ma ha contribuito a

rendere acuta la sua intelligenza, instillandogli, forse, il desiderio di esplorare il

mondo e le sue meraviglie. L’insegnamento gli verrà dispensato nella città vicina di

Mieza, dove era stata organizzata una scuola per il principe ed i suoi compagni di

studio. Entusiasmato dall’epopea omerica e la letteratura greca, Alessandro era

determinato ad imitare le imprese dei grandi eroi mitologici, esattamente come i

suoi gloriosi antenati Ercole ed Achille.

Anche se, nella sua carica di reggente, egli aveva già saputo dimostrare le sue

qualità di audace stratega, sarà alla morte di suo padre che egli saprà mostrare

la piena misura dei suoi talenti. Alla scomparsa di Filippo, monarca abile ed

intraprendente, i barbari, che alle frontiere minacciavano la Macedonia ed alcune

città della Grecia avevano pensato di cogliere l’occasione per sollevarsi.

Alessandro reagisce con immediatezza; nel – 335 affronta i Triballi della Tracia

che avevano invase le frontiere del regno, sconfiggendoli e sottomettendoli con

una folgorante campagna.

Subito dopo conduce una campagna contro gli Illiri ed i Celti a nord del regno,

raggiungendo le rive del Danubio. La fase finale delle operazioni in Grecia

riguarda le città della Grecia che, sotto la guida di Atene e Tebe, erano entrate

a far parte della fronda, massacrando le guarnigioni macedoni ivi distaccate.

Alessandro, percorrendo con le sue truppe una distanza di 400 km. in meno di

sette giorni reprimerà con estrema durezza la sollevazione, distruggendo Tebe

(meno la casa del poeta Tindaro) e mettendo in schiavitù tutti i suoi abitanti. Il

durissimo esempio di Tebe farà rientrare la rivolta nella norma ed, a quel punto,

il nuovo monarca macedone sarà finalmente pronto per riprendere alla mano il

progetto del padre in Asia.

NOTE

(1) Monte posto nei pressi di Anfipoli, nell’attuale Tracia greca, non lontano dal

confine con la Macedonia;

(2) Il talento greco, suddiviso in 60 mine, equivaleva a circa Kg. 26, 214; il talento

romano, suddiviso in 100 libbre equivaleva a circa 1,25 talenti greci, ovvero Kg.

32,768;

(3) Mogli più o meno ufficiali: Eudata, Fila di Elimea, Nicesipoli, Olimpiade,

Filinna, Meda di Odessa, Cleopatra Euridice. Da notare che, nell'ambito della

successione a Filippo II e delle lotte di potere fra i Diadochi, tutti i suoi figli

periranno di morte violenta: fa eccezione proprio Alessandro, probabilmente

morto di febbri malariche o tifoidee, anche se non mancano congetture di

avvelenamento. Fra le tante concubine di Filippo va ricordata Arsinoe di

Macedonia, madre di Tolomeo 1° Sotere (Salvatore) (nato intorno al 367),

collaboratore e intimo amico di Alessandro nonché futuro iniziatore (305) della

monarchia d’Egitto. La donna era stata poi data in moglie al nobile macedone

Lago, secondo la pubblica voce già incinta di Tolomeo. Il sovrano morì anche lui di

morte naturale, in tarda età (-283) ed ha dato origine alla dinastia dei Lagidi.

Copyright © 2013. www.iacopi.org  Rights Reserved.