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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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POZZO di BORGO, il còrso, nemico giurato di NAPOLEONE

POZZO di BORGO, il còrso,

nemico giurato di NAPOLEONE

Pubblicato sul n. 272, gennaio 2020, della Rivista Informatica

“Storia in Network” (www.storiain.net )

Carlo Pozzo di Borgo, nato nel 1764, un lontano cugino di Bonaparte,

metterà il suo talento di diplomatico al servizio dello Zar di Russia, contro

l’imperatore dei Francesi. Sostenitore di Pasquale Paoli, assumerà un ruolo

decisivo nella caduta di Napoleone nel 1814, quando convincerà lo Zar a

marciare su Parigi.

arlo Andrea Pozzo di Borgo (1764-1842) è stato, secondo molti storici, un

personaggio di rilievo nella storia contemporanea, tanto che persino lo

stesso Carlo Marx (1818-1883), ha scomodato la sua penna per definirlo,

forse con un po’ di esagerazione, “il più grande diplomatico di tutti i tempi”.

Ambasciatore dello zar Alessandro 1° (1777-1825) a Parigi, dal 1815 al 1834,

quindi a Londra dal 1835 al 1839, questo personaggio còrso, nasce ad Alata, a 5

Km. da Ajaccio ed è il figlio di un allevatore di ovini, discendente dalla vecchia

nobiltà isolana (Giuseppe Maria 1730-1781). Pozzo, cresciuto da uno zio prete,

studia inizialmente nel convento di Vico e quindi nel Collegio Reale di Ajaccio,

presso i parenti di Napoleone, di cui era un cugino di 5° grado, “nutrito dalla

Madame Mere” per usare l’espressione dello stesso Napoleone. Sia i Pozzo di

Borgo che i Bonaparte erano eredi di due famiglie fedeli a Pasquale Paoli (1725-

1807) nel suo tentativo indipendentista e Carlo Andrea conobbe assai bene,

oltre a Giuseppe, anche il minore Napoleone (classe 1769): erano fra loro cugini

di 5º grado. Tra l’altro, Carlo Maria Buonaparte (1746-1785) aveva, addirittura,

servito, come aiutante di campo del Paoli nella battaglia di Pontenuovo del 9

maggio 1769, che segnò la sconfitta dei Còrsi e l'esilio del Paoli, imbarcatosi

a Porto Vecchio il 13 giugno di quell'anno.

C

Sebbene carente di grandi risorse finanziarie, Carlo Andrea Pozzo riuscirà a

frequentare, secondo una vecchia tradizione della nobiltà corsa, l’Università di

Pisa, dove sarà compagno di studi di Giuseppe Bonaparte (1768-1844) e dove

conseguirà, nel 1787, il Dottorato in Legge sotto la guida del professor Tosi.

Chi è dunque Pozzo di Borgo ? Un uomo che, da buon còrso, era animato da forte

spirito di clan, aveva una memoria da elefante e soprattutto non dimenticava

facilmente i torti subiti. “Un gigante”, dichiara Honoré de Balzac (1799-1850).

“Il signor Pozzo di Borgo é un uomo di grande spirito, francese come Bonaparte,

contro il quale nutre un odio che è stato l’unica passione della sua vita, “un odio

da corso”, ha lasciato scritto il ministro degli esteri francese Charles Maurice

de Talleyrand Perigord (1754-1838), che lo ha conosciuto come il principe

Klemens von Metternich Wenniburg Belistein (1773-1859) e lo zar Alessandro

1° di Russia (1777-1825).

Secondo Adele d’Osmond (1761-1866), la contessa de Boigne, che lo ha

conosciuto a Londra, l’uomo è poco “civilizzato”. La dama lo trova alquanto rustico.

Ma, nonostante ciò, la sua intelligenza ha contribuito a cambiare il destino

dell’Impero francese, dell’Europa e del mondo, secondo le stesse affermazioni di

Napoleone.

Pozzo e la Rivoluzione

Al momento della Rivoluzione francese, Pozzo è un gentiluomo mantenuto nella

sua nobiltà; egli è esattamente il contrario di Pasquale Paoli, il nipote di un

mugnaio. Il giovane còrso, molto attaccato alla sede pontificia romana, dove i suoi

antenati hanno comandato la guardia pontificia, servitore dell’ordine incarnato da

una serie di dinastie (Borboni, Romanov, Hannover, Hohenzollern, Asburgo)

risulta molto lontano dal sistema di pensiero pre-democratico del vecchio Paoli.

Il suo debutto politico si verifica nel 1791 con l’elezione a Deputato (delegato)

della Corsica all’Assemblea Legislativa di Parigi. Inizialmente, gli viene persino

affidata, con l’appoggio del Paoli, la redazione di uno speciale documento di

lamentele (cahier de doléances): non senza ragione, tenuto conto che, nel 1789,

l'Assemblea, su sollecitazione del deputato Antonio Cristoforo Saliceti (1757-

1809) (1), aveva dichiarato la Corsica parte integrante del regno di Francia e vi

aveva esteso i diritti e le leggi francesi. Inoltre, era stato autorizzato il ritorno

dei fuorusciti còrsi, vietando ogni loro persecuzione. In questo periodo Pozzo,

sebbene schierato fra i moderati sui banchi della destra, si dichiara ammiratore

del paese dei Diritti dell’Uomo, ma si oppone fermamente a provvedimenti quali

quello della Costituzione civile del clero. Di fronte alle sommosse del giugno 1792

e l’arresto del re a Varennes, egli è costretto, nell’agosto dello stesso anno, a

fuggire, anche in concomitanza della svolta rivoluzionaria della prima Comune di

Parigi e la proclamazione della Repubblica: in fin dei conti Pozzo era rimasto

convinto assertore delle sue idee monarchiche: posizione estremamente

pericolosa nella Parigi di quel tempo.

Rientro in Corsica e l’esilio

Di fronte alle esazioni rivoluzionarie e fortunatamente prima dei massacri del

settembre 1792, Carlo Andrea decide di rientrare in Corsica nel corso dello

stesso anno, accolto calorosamente da Pasquale Paoli, luogotenente generale delle

forze militari dell’isola, che lo nomina Capo del Governo (Procuratore Generale

Sindaco) della Corsica.

Durante questo periodo Paoli e Pozzo di Borgo organizzano, per conto del

Governo francese, una prima fallita invasione della Sardegna, affidata

all’ammiraglio Laurent Truguet (1752-1839), con la collaborazione dei Bonaparte

ed un reggimento di volontari còrsi, guidati dal nipote dello stesso Paoli (1). Dopo

un secondo fallito tentativo di invadere la Sardegna (obiettivo: conquista

dell’arcipelago della Maddalena) con la collaborazione dei Bonaparte, i rapporti

fra i due personaggi iniziano a deteriorarsi. Nel corso di questa spedizione si

mettono in luce Napoleone Bonaparte che, nel frattempo, era stato promosso

tenente colonnello e posto al comando di un reggimento di volontari corsi e, da

parte piemontese, il nocchiero di 1^ classe, Domenico Leoni alias Millelire (1761-

1827), che sarà la prima medaglia d’oro delle Forze Armate italiane (2)

Proprio in questo periodo si consuma la rottura politica con i Bonaparte, rimasti

filo francesi (3). Sulla base delle dure critiche contenute nella relazione di

Napoleone al Ministero della Guerra di Parigi (nelle quali egli lamentava viltà e

tradimento), il giacobino còrso Bartolomeo Arena (1753-1832) (già Commissario

politico nella fallita spedizione di Cagliari) presenta denuncia formale contro

Paoli e Pozzo di Borgo alla Convenzione Nazionale, che, a sua volta, convoca gli

accusati per rispondere sui fatti. Saggiamente, Paoli rifiuta di rispondere davanti

alla Commissione e la Convenzione ne decreta, nell’aprile 1793, l’arresto. Davanti

a questa situazione di fatto, Paoli sceglie di accettare la protezione della flotta

inglese che, agli ordini di Orazio Nelson, provvede nel corso dello stesso anno

all’occupazione dell’isola.

Pozzo, nel 1794, si schiera con Paoli dalla parte degli Inglesi e proprio nel corso

dello stesso anno, dopo la dichiarazione di secessione dell’isola dalla Francia,

verrà nominato Presidente del Consiglio di Stato del governo anglo corso, da

parte del viceré inglese Sir Gilbert Elliot Murray Kynynmound, conte di Minto

(1751-1814) (4), L’11 giugno 1794 Napoleone ed i suoi familiari sono costretti a

lasciare la Corsica, da Bastia per Tolone e Pozzo di Borgo emette un decreto di

confisca dei beni dei fuoriusciti, compresi i Bonaparte, in quanto “traditori della

Patria”.

Dopo il fallimento del Regno anglo còrso e la riconquista francese della Corsica

nell’ottobre 1796, Pozzo di Borgo vive otto anni in terra d’esilio, mentre,

condannato dalla Convenzione, subisce a sua volta la confisca dei suoi beni in

quanto “nobile emigrato”. Dopo un breve periodo a Roma, sorvegliato

strettamente dai giacobini, si trasferisce in Inghilterra, sotto la protezione di

Elliot, che lo farà incontrare in Scozia con il futuro re Carlo 10° Borbone (1757-

1836). Recatosi nel 1801 a Vienna al seguito di Elliot, incaricato di una missione

speciale, Pozzo conosce, venendo apprezzato come acerrimo nemico della

rivoluzione francese, il diplomatico russo conte Andrey Razumovsky (1752-

1836), il principe di Metternich ed il principe polacco Adam Jerzy Czartorysky

(1770-1861)

Diplomatico in missione per lo Zar di tutte le Russie e nuovo esilio

Nel 1804, dopo l’incoronazione di Napoleone, Carlo Andrea offre i suoi servizi allo

zar Alessandro 1° e viene accolto alla corte di San Pietroburgo grazie

all’intercessione del principe Czartorysky. Da quel momento il nostro inizia a

viaggiare un po’ per tutto a nome della Russia. Lo si ritrova a San Pietroburgo ed

a Mosca; a Mittau con il futuro Luigi 18° Borbone (1755-1824); a Vienna nel

1805 dove ricopre un ruolo importante nella stipula dell'alleanza austro-russa,

che porta alla sconfitta di Austerlitz; a Napoli, nel dopo Austerlitz, come

Commissario russo presso gli anglo-napoletani; nel 1806 a Berlino come

Commissario presso l’esercito prussiano; di nuovo a Vienna presso l’imperatore e

l’arciduca Carlo; a Costantinopoli, nel 1807, con una prestigiosa missione presso il

Sultano della Sublime Porta, Selim 3° (1761-1808), che, sotto la pressione

dell’ambasciatore francese. di origine còrsa, Orazio Sebastiani (1772-1851)

aveva dichiarato, l’anno prima, guerra alla Russia; a Corfù, dove si imbarca per

assistere al combattimento navale del Monte Athos contro la flotta turca (giugno

1807). Ma la Pace di Tilsit, del 7 luglio 1807 cambia le carte in tavola. Napoleone

ed Alessandro 1° diventano amici e così Pozzo è di nuovo costretto a fare le

valige. Dimesso dal servizio il nostro deve abbandonare la sua uniforme di

colonnello dell’esercito zarista, rifugiandosi nuovamente a Vienna (presso il

Metternich) e dove frequenta assiduamente tutti i saloni anti napoleonici. Nel

1810 cade sulla testa di Pozzo di Borgo un’altra tegola: a seguito del matrimonio

con Maria Luisa d’Asburgo Lorena (1791-1847), Napoleone inoltra una formale

richiesta di estradizione per l’esule còrso alla corte di Vienna. il generale Johann

Philip von Stadion (1763-1824), lo avverte e, sembra, su indicazione del principe

Metternich, gli suggerisce di raggiungere l’Inghilterra, l’unica nazione di una

potenza ancora indipendente da Parigi. Ecco dunque, cacciato da Vienna, che

raggiunge nuovamente Londra.

Nel periodo trascorso in Inghilterra, Pozzo di Borgo inizia a scrivere le sue

Memorie, tracciando un bilancio dell’Impero napoleonico.: Napoleone è entrato a

Berlino, a Vienna ed a Mosca. Secondo Pozzo, solo entrando a Parigi, gli Alleati

potranno battere l’imperatore e l’ambasciatore riuscirà poi a far comprendere

l’importanza della decisione allo zar di Russia. Il mancato rispetto del trattato di

Tilsit, da parte della Russia, sarà la scintilla che spingerà Napoleone, il 24 giugno

1812, a varcare il Niemen ed invadere la Russia.

Di nuovo al servizio dello Zar e fino alla Restaurazione

Richiamato in servizio nel corso dello stesso anno dallo Zar Alessandro 1°, in

pieno inverno, Pozzo di Borgo raggiunge Stoccolma, attraversa in slitta estese

lande ghiacciate, tirate da cani. con una missione iniziale in Svezia. L’abile

diplomatico riuscirà a staccare Jean Baptiste Bernadotte (1763-1844), re di

Svezia, dall’alleanza con Napoleone ed allo stesso tempo, riallacciando i contatti

con i vecchi amici di un tempo, comincia a seminare il dubbio tra i diversi membri

della famiglia Bonaparte.

Dopo la disastrosa ritirata della Grande Armée e la vittoriosa battaglia di Lipsia

dell’ottobre 1813, il feldmaresciallo Karl Schwarzenberg (1771-1820) e il

generale prussiano Gebhard Leberecht von Blücher (1742-1819) alla guida delle

truppe dell’alleanza austro-russo-prussiana, entrano in territorio francese, dando

inizio alla Campagna di Francia del 1814. Il 31 marzo 1814 Pozzo di Borgo entra a

Parigi, al seguito dello Zar e subito dopo verrà inviato a Londra per accompagnare

il rientro in Francia di Luigi 18° Borbone. Nel frattempo, Napoleone abdica

a Fontainebleau, a premessa, nel maggio seguente, della firma della Pace di Parigi,

venendo relegato nel ridicolo regno dell’Elba. Nominato infine Commissario

Generale del Governo Provvisorio, il nostro sosterrà attivamente durante la

Restaurazione Luigi 18°, che lo nominerà, Conte (1816) e pari di Francia (1818).

Il congresso di Vienna ed i 100 giorni e la Restaurazione

A Pozzo di Borgo la soluzione dell’isola d’Elba appare immediatamente una scelta

poco appropriata, proprio per il fatto di trovarsi a poca distanza dal continente e

le sue preoccupazioni si avverano con i 100 giorni (20 marzo-22 giugno 1815).

Ritornato dal 1815 al servizio dello Zar Alessandro, questi lo invia alle sedute del

Congresso di Vienna. Durante i Cento Giorni il nostro raggiunge Luigi 18° in Belgio,

in qualità di rappresentante dello zar presso il generale Arthur Wellesley duca

di Wellington (1769-1852), con scarsi risultati pratici.

Il 15 giugno 1815 a Waterloo Pozzo vede Napoleone per l’ultima volta, da lontano

con il binocolo e durante la battaglia, investito dalla cavalleria del col. Crabbé

dipendente dal maresciallo Michel Ney (1804-1815), è costretto a fuggire nella

boscaglia per salvarsi. E’ proprio a lui che si deve la scelta del luogo definitivo

d’esilio per relegarvi l’aquila decaduta.

Nominato Ambasciatore di Russia a Parigi con la nuova Restaurazione, Pozzo

cerca di ridurre i pesanti obblighi imposti dagli Alleati alla Francia e ad

accelerare la partenza delle truppe d’occupazione (Trattato di Aquisgrana del

1818). Fautore di una politica moderata e cortocircuitato dalla corte francese

(Tuileries) dal primo ministro francese Elie Decazes (1780-1860), Pozzo prende

parte a tutti i congressi dopo quello di Vienna, fino al Congresso di Verona del

1822. Infine, nel 1825, con l’accesso al potere di Carlo 10° di Borbone, egli si

allontana discretamente, disapprovando gli ultras (ultra realisti) e la sua politica

decisamente reazionaria, che porteranno, poi, alla Rivoluzione del luglio 1830. Nel

1827, Carlo Andrea Pozzo di Borgo diviene Conte ereditario dell’Impero Russo,

con un Ukase dello zar Nicola 1° (1796-1855).

Di nuovo ambasciatore a Londra e la fine

La Rivoluzione del luglio 1830 consente a Pozzo di appoggiare re Luigi Filippo

(1773-1850), che, grazie ai suoi buoni uffici, sarà riconosciuto anche dallo zar

Nicola 1°. Nel 1832, però, i cattivi rapporti fra Luigi Filippo e lo zar

determineranno il suo richiamo a San Pietroburgo, per la sua giudicata eccessiva

francofilia. Agli inizi del 1835, Pozzo viene nuovamente destinato in Inghilterra

quale Ambasciatore russo presso la Corte di San Giacomo a Londra, in

sostituzione del principe russo lituano Christoph Heinrich von Lieven (1774-

1838) e dove ritrova molti personaggi conosciuti in precedenza.

Infine nel 1839, all’età di 75 anni, Pozzo chiede le dimissioni dal servizio

diplomatico russo e si ritira a Parigi, dove ha l’occasione, nel 1840 di assistere al

ritorno in Francia delle ceneri del suo acerrimo nemico. Installatosi in un

magnifico palazzo privato (Hotel de Soyecourt), in Rue de l’Universitè, dove fa

costruire una sontuosa galleria delle Feste, muore a Parigi il 15 febbraio 1842

poco più di 20 anni dopo il suo grande nemico: Napoleone. Qualche maldicente

farà circolare la seguente frase: “Pozzo è morto. Il diavolo l’ha accolto e gli ha

detto: Tu hai superato tutte le mie aspettative”. Egli verrà sepolto nel cimitero

monumentale parigino di Pére Lachaise, sull’altra riva della Senna, sempre di

fronte a Napoleone.

NOTE

(1) Uomo politico corso originario da famiglia originaria di Piacenza, nasce a

Saliceto, in Corsica, si laurea nell’Università di Pisa in Giurisprudenza e viene

eletto deputato per il Terzo Stato nella circoscrizione di Bastia. Entrato a far

parte della Costituente, propone all’Assemblea l’annessione dell’isola nel 1789.

Partecipa successivamente alla cacciata di Pasquale Paoli dalla Corsica ed alla

conquista di Tolone, insieme a Napoleone. Entrato a far parte del governo di

Massimiliano Robespierre, egli aiuta Napoleone ad ottenere il comando della

divisione d’artiglia e la promozione a divisionario. Salvato da Napoleone alla morte

di Robespierre, ne diviene uno dei più fedeli sostenitori, iniziando una efficace

attività nei servizi segreti francesi e nelle attività di polizia, specie come agente

infiltrato in Italia per suscitare ribellioni filo francesi. Preso parte

all’insurrezione di Bologna del 1794 nella quale troveranno la morte i patrioti

Giovanni Battista de Rolandis (1774-1796) e Luigi Zamboni (1772-1795), viene

successivamente nominato Ambasciatore francese a Lucca e, nel 1806, Ministro

di Polizia a Napoli. Era uomo molto inviso, di carattere duro e scostante e da buon

corso, sospettoso. Per usare le parole di Guy de Maupassant: “Da Robespierre

aveva imparato la freddezza assoluta, lo “sguardo di ghiaccio”, il mai manifestare

alcuna emozione. Era un attore raffinato e staccato. Sapeva essere

accondiscendente e poi impietoso, inflessibile ed inesorabile";

(2) Sbarcati presso Cagliari l'8 gennaio 1793, i Còrsi vennero accolti a cannonate.

Risposero bombardando la città e, alcuni giorni dopo, sbarcarono al forte di

Sant'Elia, dove vennero respinti e costretti a reimbarcarsi in grande disordine.

Fino a che, il 17 febbraio, sorpresi da una tempesta faranno nuovamente vela

verso la Corsica;

(3) Affidata, per incarico del Paoli, al nipote Pietro Paolo Colonna de Cesari

Rocca (1748-1929). Le truppe, circa 800 uomini (compresi 150 regolari francesi),

partono da Bonifacio il 22 febbraio 1793 e conquistano di sorpresa l'isolotto di

Santo Stefano, da dove, il 24 febbraio seguente, l'artiglieria comandata dal

Bonaparte, inizia a bombardare La Maddalena, difesa da 150 soldati e 300

miliziani. Questi riescono a rispondere con una certa efficacia, grazie ad una

batteria piazzata sulla punta meridionale di Caprera e comandata da nocchiero di

1^ classe Domenico Leoni, alias Millelire, a sua volta sostenuto da due navigli e da

una batteria sita dalla parte di Palau. La notte fra il 25 e il 26 l'equipaggio

dell'unica corvetta francese si ammutina, comunicando agli altri la sua volontà di

rientrare a Bonifacio. A questo punto il Colonna de Cesari e Napoleone, sospese le

operazioni, sono costretti a reimbarcarsi, abbandonando a terra anche i cannoni;

(4) La politica dell'isola era gravemente condizionata dai tre partiti principali: ai

tradizionali indipendentisti si erano aggiunti (per divisione del partito francese) i

monarchici fedeli al Borbone e i giacobini. Nelle sue memorie, il Pozzo ricorda

come tali divisioni derivassero «meno da divergenze ideologiche, che

dall'ambizione che portava le diverse famiglie di notabili ad affermarsi nel

piccolo quadro (così ristretto) della Corsica ». In particolare, Pozzo era rimasto

fedele al partito indipendentista del Paoli. Al contrario, i fratelli Bonaparte,

memori della scelta filo-francese operata dal padre Carlo Maria (almeno dal 20

settembre 1769, quando aveva accettato la nomina ad assessore della corte

reale – l'amministrazione borbonica - di Ajaccio e del suo distretto), erano

divenuti paladini del partito giacobino. Probabilmente, alla definitiva rottura dei

rapporti, contribuì anche la morte dei due vecchi alleati: Carlo Maria Bonaparte

era morto nel 1785 e Giuseppe Maria Pozzo di Borgo il 7 giugno 1781, nella

natia Alata;

(5) Il 17 aprile 1794 Paoli rivolge un appello al popolo còrso, affinché difenda la

propria patria e i propri diritti e, il 10 giugno seguente, una Consulta

generale nella città di Corte proclama Paoli Babbu di a Patria e le famiglie

Buonaparte ed Arena verranno additate al pubblico disprezzo. Soprattutto,

l'assemblea giura fedeltà al re d'Inghilterra e alla costituzione che quel monarca

aveva offerto ai Còrsi. Questa prevedeva un parlamento e un viceré. Da

segnalare che l'italiano ne era la lingua ufficiale. Governatore venne nominato

il conte Gilbert Elliot e Pozzo Presidente del Consiglio di Stato: la più alta figura

politica dell'isola.

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