SMITH Sir WILLIAM SIDNEY,
all’ombra dell’amm. NELSON
Pubblicato sul n. 273, febbraio 2020, della Rivista Informatica “Storia in
Network” (www.storiain.net) con il titolo: WILLIAM SIDNEY SMITH,
AMMIRAGLIO ALL’OMBRA DI NELSON”)
Ufficiale britannico ingiustamente posto nell’oblio dal vincitore di Trafalgar,
costituisce l’incubo di Napoleone che avrebbe detto di lui: “Quest’uomo mi ha
fatto mancare la mia fortuna”.
A Thirsth for Glory, “Una sete di gloria”. La migliore biografia del personaggio,
che Tom Pocock ha pubblicato circa 15 anni fa, si intitola proprio in questo modo.
Sir Sidney Smith (1674-1840) non è semplicemente un marinaio pieno di
ambizione, conosciuto per le sue rocambolesche azioni, egli è anche, dopo la
Campagna d’Egitto (1798-1801), il principale avversario di Napoleone Bonaparte
(1769-1821), che ha tenuto in scacco a S. Giovanni d’Acri, in Siria, ed il grande
rivale di Horatio Nelson (1758-1805), proprio nel momento in cui la popolarità del
vincitore di Abukir (1° agosto 1798) inizia rapidamente a svilupparsi. Cosa rimane
oggi del ricordo di questo marinaio ? In Inghilterra, una statua in marmo
all’entrata del Museo Marittimo di Greenwich e … niente di più. Per mettere
meglio in luce la figura del personaggio, occorre evocare l’omaggio ufficiale reso
dai marinai inglesi e francesi il 21 maggio 1999 … nel cimitero monumentale Pere
Lachaise di Parigi. In effetti, è proprio nella capitale francese che l’ammiraglio
ha trascorso gli ultimi anni della sua vita e dove è morto, il 26 maggio 1840; i suoi
eredi gli hanno dedicato un monumento importante con un basso rilievo in marmo,
tratto da un ritratto di David d’Angers (1788-1856).
Strano destino !
Questo singolare marinaio, che conosceva bene la Francia e dominava
perfettamente la lingua francese, non godeva di una buona reputazione presso i
Transalpini. Essa era legata all’occupazione di Tolone, nel 1793 ed all’incendio
della flotta francese rimasta nel porto. Smith, all’epoca era colui che ne aveva
diretto le operazioni. Questa immagine, per certi aspetti in penombra,
l’accompagnerà lungo tutto il percorso della sua carriera; ma proprio per questo
motivo ci sorprende il fatto di vederlo stabilirsi in Francia dopo la Restaurazione.
L’ammiraglio conduce a Parigi una vita sociale molto attiva, si interessa di attività
umanitarie, fondando, ad esempio, con l’approvazione del re Luigi Filippo (1773-
1850), una Società Generale dei Naufragi.
Tre fatti fondamentali della sua vita meritano, comunque, una particolare
attenzione.
Il primo fatto è l’assedio di Tolone. Smith, ufficiale della Royal Navy di 29
anni, lascia la marina turca, dove aveva servito come volontario, per raggiungere,
su una nave acquistata a Smirne, la squadra dell’ammiraglio Sir Samuel Hood
(1762-1814), che nel frattempo, si era impadronito del gran porto di guerra
francese, su sollecitazione dei monarchici francesi. L’occupazione inglese avviene
senza opposizione, ma scatena una forte reazione della Convenzione contro la
“città infame”. La riconquista di Tolone sarà lunga e sanguinosa. Nel dicembre
1793, l’ammiraglio Hood, bombardato dall’artiglieria agli ordini di Napoleone
Bonaparte, viene costretto ad evacuare d’urgenza il porto ed a distruggere
numerosi magazzini. Più grave risulterà l’ordine di mettere a fuoco l’arsenale e le
navi francesi alla fonda nella rada. Smith avrebbe avuto da Hood l’ordine di
attivare l’incendio; un lavoro che porterà a termine, con coscienza e meticolosità.
Il bilancio dell’incendio è spaventoso: distruzione di 10 vascelli di linea, di due
fregate e di due corvette; Per fortuna che è andata in questi termini perché lo
stesso Smith si sarebbe poi lamentato di non aver avuto il tempo e la possibilità
di fare di meglio !!
Diventato celebre, il marinaio verrà considerato, a Londra, come l’autore “del più
glorioso avvenimento di questa campagna”. Ma il sinistro compito al quale Sidney
Smith si era dedicato con zelo nella notte dal 17 al 18 dicembre 1793, gli verrà
sempre rimproverato e rinfacciato da parte francese.
Il secondo fatto della vita di questo ufficiale inglese è anch’esso degno di un
vero romanzo d’avventura. Dopo Tolone, Smith viene impiegato in missioni di
spionaggio, in special modo sulle coste della Manica. A bordo della fregata
Diamond, egli tenta inizialmente di agganciare e di rimorchiare il battello corsaro
Vengeur, che rientrava nel porto di Havre. Un marinaio, però, riesce a tagliare il
cavo che collega il battello francese alla sua fregata; una all’inseguimento
dell’altra, le due navi vanno alla deriva, per effetto della marea. A quel punto,
diversi battelli leggeri francesi riescono ad avvicinare la fregata inglese, in
difficoltà, che viene catturata. La cattura del commodoro inglese suscita una
grande eco. Il giornale il Moniteur del 4 floreale dell’anno 4° (23 aprile 1796)
riporta l’avvenimento: “Finalmente noi abbiano nelle nostre mani Sidney Smith,
l’incendiario inglese che ha bruciato i nostri vascelli a Tolone, lo stesso che ha
tentato, qualche tempo fa, di mettere a fuoco ai magazzini ed alle strutture di
Le Havre; colui, che, in poche parole, aveva promesso e giurato a William Pitt
(1759-1806) di trasformare tutti i nostri porti e la nostra marina in un cumulo di
ceneri”. Smith, prigioniero, viene messo in prigione a Parigi nella torre del
Tempio, dove qualche tempo prima vi aveva soggiornato la famiglia reale dei
Borboni. Il governo francese rifiuta tutte le proposte britanniche di scambio di
prigionieri di rilievo, per la liberazione del capitano di vascello inglese.
Sidney Smith rimane due anni nella prigione del Tempio, prima di evadere in
maniera rocambolesca. L’agente monarchico Antoine Le Picard de Phelippeaux
(1767-1799), rientrato dall’emigrazione e vecchio compagno di studi di Napoleone
nella Scuola Militare di Parigi, riesce, con l’aiuto di diversi complici, a far uscire il
commodoro dalla sua residenza coatta, proprio qualche giorno prima della
partenza della Spedizione d’Egitto. Egli utilizza un falso ordine, con l’intestazione
e la firma di George René Pleville Le Pelley (1726-1805), ministro della Marina,
nel quale si comanda il trasporto del prigioniero a Fontainebleau. L’evasione
riesce ed i due uomini arrivano prima a Rouen e quindi a Le Havre, da dove, con un
battello da pesca, riescono a raggiungere la fregata inglese Argo.
A Londra viene riservata un’accoglienza entusiasta a Sidney Smith, che farà
attribuire a Phelippeaux il grado di colonnello. Entrambi partono, poi, per S.
Giovanni d’Acri, piazzaforte turca assediata da Bonaparte dal 20 gennaio al 21
marzo 1799.
S. Giovanni d’Acri, il terzo fatto importante della vita di Smith.
La città palestinese possiede solide mura, difese dalle forze turche dell’emiro
Ahmed al Djazzar Pasha (1722-1804). Gli Inglesi preferiscono appoggiare la
guarnigione di San Giovanni d’Acri: per la parte terrestre il compito è affidato a
Philippeaux, mentre la difesa navale viene affidata allo Smith, che dispone di due
vascelli, di una fregata e di una decina di avvisi. L’ammiraglio francese, Jean
Baptiste Perrée (1761-1800), riesce comunque a catturare tutte le navi turche
che cercano di entrare nel porto, sfuggendo allo stesso tempo alla squadra di
Smith. Nonostante questi aspetti positivi per l’esercito francese, le forze inglesi
e turche, riunite nella piazzaforte, continuano la loro resistenza.
Dopo 60 giorni di assedio, Bonaparte è costretto a ritirarsi e rientra al Cairo con
un esercito decimato dalla peste e spossato dall’attraversamento del deserto.
Le considerazioni di Napoleone, tratte dal “Memoriale di S. Elena”, sul fallimento
di S. Giovanni d’Acri, senza il quale “la faccia del mondo avrebbe potuto
cambiare”, hanno contribuito alla gloria di Sidney Smith. Questi in effetti, si
presenta se stesso come il vincitore di Napoleone, mentre, nei fatti, egli, anche
se un avversario pericoloso e tenace, è stato appena uno degli avversari di
Napoleone. Da questa resistenza e dalla ritirata dei Francesi, Smith trae molta
sicurezza e fierezza, ipotizzando, persino, di condurre un’operazione su
Alessandria, ma la sua condotta verrà censurata per aver oltrepassato le
decisioni del governo inglese. Egli scopre, soprattutto, che deve condividere
l’ammirazione del pubblico con il vero eroe del momento, Horatio Nelson, appena
aureolato dalle sue vittorie di Abukir (1798) e di Copenhagen (1801). Tutti e due
ricevono un omaggio nazionale, in occasione di un grande banchetto che si svolge
il 2 giugno 1802 a Londra, ma Nelson sorpasserà di gran lunga in popolarità
Sidney Smith, che continua ad apparire agli occhi dell’establishment come una
personalità superficiale ed egocentrica. Nelson, per contro, viene ammirato
soprattutto per il suo coraggio e la sua umanità.
Sidney Smith non avrà più, da quel momento, l’occasione di manifestarsi in azioni
spettacolari. Egli continuerà, tuttavia, a servire il suo paese, prima come
rappresentante di Rochester alla Camera dei Comuni e quindi in missioni
marittime.
Fra queste vale la pena di ricordarne almeno due: la prima, che si svolge nella
primavera del 1807 e che viene già denominata “l’affare dei Dardanelli”. In tale
contesto, la squadra inglese viene inviata in questa zona per minacciare il sultano
Selim 3° (1761-1808), che si è appena alleato alla Francia; la forza navale inglese
risulta agli ordini dell’ammiraglio John Thomas Duckworth (1747-1817), con
Sidney Smith come assistente e consigliere. Di questa campagna, nella quale, per
gelosia di Duckworth, lo Smith avrà un ruolo secondario, si concluderà nell’estate
del 1807 con una coraggiosa ritirata della flotta inglese da Constantinopoli,
attraverso i Dardanelli, sotto il fuoco nemico.
La seconda missione si svolge nel novembre dello stesso anno 1807: essa
consentirà al principe reggente ed alla famiglia reale portoghese (spodestata da
Napoleone) di raggiungere il Brasile. Smith, di fatto, organizzerà anche la fuga
della flotta portoghese verso Rio de Janeiro in Brasile, che allora era ancora una
colonia portoghese. Egli, contrariamente agli ordini ricevuti, aveva progettato
anche un attacco alle colonie spagnole in Sudamerica, con il concorso della flotta
portoghese, ma verrà richiamato in patria prima di poter attuare il suo piano. Qui
egli riceve grandi acclamazioni popolari per le sue azioni e verrà trattato come un
eroe, ma il governo continuerà a sospettare di lui, non riconoscendogli alcuna
onorificenza ufficiale. Questa operazione costituisce una delle ultime grandi
missioni all’estero di Sidney Smith.
Smith, nominato contrammiraglio nel 1805, era stato inviato nuovamente nel
Mediterraneo sotto il comando dell'ammiraglio Cuthbert Collingwood (1748-
1810), che aveva assunto la carica comandante in capo della flotta del
Mediterraneo, a seguito del decesso di Nelson a Trafalgar. Anche in questa
occasione, i ripetuti dissidi con il comandante in capo gli procureranno l’esonero
dal comando della forza navale da sbarco e la sua sostituzione con il generale
John Moore (1761-1809). Il 31 luglio del 1810 consegue la promozione a Vice
Ammiraglio, ma non riuscirà più ad ottenere i grandi comandi nei quali aveva tanto
sperato. L’ammiraglio ne proverà una grande delusione, perché continuerà, anche
tardivamente, a sollecitare l’Ammiragliato con richieste per ottenere un comando
in mare e riprendere servizio. Tentativi che, però, non avranno esito. Infine, nel
luglio del 1812 è inviato ancora una volta in missione nel Mediterraneo a bordo
della sua nuova nave ammiraglia da 74 cannoni, Tremendous, come comandante in
seconda del viceammiraglio, Edward Pellew, Visconte di Exmouth (1757-1833).
Il suo compito era quello di bloccare il porto di Tolone e per questo egli si
trasferisce su una nave più potente, il vascello di prima classe, da 110 cannoni, la
Hibernia. Il blocco sarà lungo e noioso, poiché i Francesi non faranno alcun
tentativo per affrontare la flotta inglese.
L’evidente delusione di non aver ricevuto un comando adeguato alla sua altezza, è
forse quella che l’ha condotto a stabilirsi definitivamente in Francia, lontano dal
suo paese natale, dopo i suo congedo. Al momento della Restaurazione, Smith si
lancia ancora in azioni umanitarie ed interviene per la liberazione degli Europei
tenuti in schiavitù negli stati barbareschi. La sua azione troverà una importante
risonanza pubblica, a seguito dei buoni risultati della spedizione condotta contro
Algeri dall’ammiraglio Edward Pellew (1757-1833): nel 1816 verranno, infatti,
liberati un migliaio di prigionieri cristiani. Dopo la morte, nel 1826, di sua moglie
Carolina Rumbold (sposata nell’ottobre 1810 e vedova di un diplomatico ed agente
dello spionaggio, Sir George Rumbold, con il quale aveva collaborato), l’ammiraglio
continua a condurre una vita sociale attiva, essendosi ben adattato alla vita in
Francia ed a Parigi, ma, colpito da una paralisi totale, muore il 26 maggio 1840,
all’età di 76 anni.
Le sue esequie vengono organizzate con molta pompa da un suo nipote, il capitano
William Smith, che sembra essere il solo membro della sua famiglia con il quale
l’ammiraglio era rimasto in contatto.
In definitiva, sir Sidney Smith può essere sostanzialmente ricordato con
l’immagine di un personaggio importante, un po’ eccentrico, che ha operato in un
periodo storico agitato ed è stato testimonio ed attore di un mondo romantico,
un eroe assetato di gloria e di ambizione, i cui successi in Medio Oriente
sembrano, per certi aspetti annunciare quelli futuri di Lawrence d’Arabia (1888-
1935).
BIBLIOGRAFIA
Chisholm Hugh, Encyclopædia Britannica (11th ed.), Cambridge University Press,
1911;