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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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Il ritorno in Russia di Denikin

Il ritorno in Russia di Denikin

Incredibile ed inimmaginabile, la storia ci sorprende, ovvero

la “rivincita dei vinti”.

 

(stampato sul quotidiano La CRONACA di Piacenza)

 

Vladimir Putin ha mantenuto la sua parola !. Le spoglie del generale Anton Ivanovitch Denikin (1872 - 1947), vecchio Comandante in Capo delle Armate Bianche, e quella di sua moglie Xenia, sono state rimpatriate in Russia dalla località di Ann Arbor nel Michigan (USA), dove avevano chiuso in esilio i loro giorni. La coppia è stata solennemente tumulata con gli onori militari il 3 ottobre 2005 nel monastero Donskoie di Mosca. La cerimonia è stata presieduta dal Patriarca ortodosso di Mosca, Alessio 2° alla presenza del Sindaco della città e di un rappresentante del Presidente Putin, all’estero per altri impegni.

La cerimonia di Mosca era stata preceduta, tre giorni prima a Parigi, dove le salme avevano fatto scalo, da una imponente servizio funebre nella cattedrale ortodossa alla presenza dell’ambasciatore russo e della famiglia della figlia dello stesso generale Denikin, Marina Grey.

Due giorni dopo la sepoltura ufficiale, le cerimonie hanno avuto un ulteriore importante seguito. Il Presidente Putin, rientrato a Mosca, ha organizzato un ricevimento al Cremlino in onore dei familiari della figlia del generale, che per l’occasione ha donato alla Russia la Sciabola del proprio genitore, recante scolpita la Croce di S. Giorgio, sciabola che sarà conservata ed esposta al museo di storia militare della capitale. In tale occasione Putin ha esaltato il significato simbolico di questo gesto che marca la riconciliazione della Russia con il suo passato, al di là delle divisioni create dalla rivoluzione e dalla guerra civile.

Sappiamo che Anton Denikin è stato il più celebre dei generali “bianchi” della guerra civile. Suo padre era un servo della gleba che, dopo aver servito come soldato nell’Esercito zarista per oltre 20 anni, è diventato ufficiale ed ha concluso la sua carriera con il grado di Maggiore. Quattro anni più tardi ha un figlio, che sarà il futuro generale.

Anton, dopo gli studi secondari, entra in una scuola ufficiali dell’esercito zarista, dalla quale esce con le spalline di Sottotenente d’Artiglieria. Egli riceve il battesimo del fuoco nel 1904 in occasione della Campagna della Manciuria e nel 1914, con il grado di Generale di Brigata, conduce in battaglia la famosa “Divisione di Ferro” e si distingue nel corso del 1916 per il ruolo rivestito nell’offensiva vittoriosa contro gli Austro-ungarici, guidata dal generale Brussilow.

Nel marzo 1917, quando scoppia la prima rivoluzione, detta “democratica”, egli assiste senza rimpianti alla scomparsa dello zarismo, che tanta considerazione aveva perso nell’opinione pubblica nel corso degli ultimi anni di regno di Nicola 2°. Denikin appare decisamente favorevole ad una Russia repubblicana, “una ed indivisibile”. Alla fine del 1917 egli si unisce al generale Alexeiev, quando questi organizza il primo esercito di “Volontari anti bolscevichi” nei territori del Don. Agli inizi del 1918 Denikin prende parte alla terribile Campagna di Kuban e nel corso di questa campagna, il 31 marzo 1918, alla morte del generale Kornilov, egli viene designato dai suoi pari, a soli 46 anni, ad assumere il comando dell’Esercito dei Volontari.

Con il sostegno morale degli Alleati occidentali e con l’appoggio delle armate cosacche, egli diventa nel gennaio 1919 il Comandante in Capo delle Armate Bianche della Russia del Sud. Nel frattempo egli ha riconosciuto l’autorità formale dell’ammiraglio Koltchak, che in Siberia occidentale è stato proclamato Capo Supremo e “Reggente” della Russia. All’inizio del 1919 Denikin lancia un’offensiva, inizialmente vittoriosa, in direzione di Mosca, riportando una serie di successi, scanditi in particolare dalla conquista, il 17 giugno, di Tzaritsyn da parte del generale Wrangel. A Mosca, Lenin ed i bolscevichi vivono ore di apprensione e temono il peggio. Ma la situazione inizia a cambiare rapidamente. Le retroguardie di Denikin vengono disarticolate dall’azione dei partigiani di Makno e la crisi delle retrovie bianche determina la fine dell’offensiva ed il riflusso nell’ottobre 1919 delle forze bianche. Nel marzo 1920, la sua offensiva nel Kuban termina in un fallimento e segna l’inizio della fine. Denikin a questo punto decide di dare le dimissioni, venendo sostituito, il 4 aprile 1920, dal generale Wrangel.

Il generale Denikin, estraneo a qualsiasi ambizione di tipo politico, vittima del suo rifiuto di scendere a compromesso con i fautori delle “nazionalità”, è rimasto, nelle circostanze terribilmente difficili della guerra civile, prima di tutto un soldato ed a questo titolo si è guadagnato il rispetto della storia. Esiliato prima in Inghilterra, quindi in Francia, nel 1945 si rifugia negli Stati Uniti, dove termina i suoi giorni l’8 agosto 1947. Agli occhi di tutti il nome di Denikin, questo soldato patriota, leale, coraggioso e ligio al dovere, simbolizza più di ogni altro in maniera compiuta la tragica lotta delle Armate Bianche. 

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